“Hitomi”, il graphic novel della natura feroce


I ricordi sono serpenti che ci avvolgono nelle loro spirali sino a che la vendetta si trasformi in tigri bianche, striate.
Il graphic novel di Hs Tak, Isabella Mazzanti, Hitomi (Oblomov edizioni, 20,00, trad.it. Elena Fattoretto) è una storia di riemersione e compimento, l’allieva e il maestro.
Si muovono le metafore nel Giappone feudale, una ragazzina sopravvissuta allo sterminio della sua famiglia in cerca dell’uomo che ha ucciso le sue speranze. Nel cammino verso la redenzione incontrerà la Natura ferale, il selvatico annidato nelle donne che si ribellano, ieri come oggi, alle leggi di sopraffazione del patriarcato.

“Rematriate” è uno dei termini di cui si parla quando si parla di ecologia e futuro. Il potere delle donne, rigenerativo, contro, di converso, al maschile – la smania di conquista e controllo, la sottomissione operata con la violenza.
Hitomi così si presta persino a una rilettura in chiave etica della contemporaneità, la bambina simbolo delle future generazioni, il maestro esule, rintanato, un poeta alla maniera di Wisława Szymborska, “erede spirituale delle tribù primitive”. E questo, il regista sceneggiatore e l’illustratrice italo-pocacca, lo fanno con un novel storico potente, mediante immagini forti; fors’anche si potrebbe dire sul senso dell’arte, oggi, la necessità di raccontare il mondo di ieri per mezzo della tecnica.

In Hitomi la resa stilistica raggiunge a tratti quasi un livello “pittorico”, grazie all’uso dell’acquerello e dei colori vivaci, scarni, impreziositi nell’edizione cartacea da una carta porosa, che ben si addice a una storia così densa – anche mediante l’utilizzo del sangue (archetipo del ciclo nelle donne), le ferite sui volti delle sopravvissute allo stupro (i nostri giornali che ancora grondano di femminicidi), la mancanza di rispetto verso gli altri – l’altro – l’Occidente e l’Oriente i due poli di significato, di cui pure scrissero i nemici-amici Ernst Jünger, Carl Schmitt nel loro carteggio su Il nodo di Gordio.

Per le sue tavole e il suo contenuto, più che iscriversi solo nel novel storico, Hitomi sconta in positivo i richiami di certa produzione tarantiniana, quella più cruda di Inglourious basterds; è sempre presente nelle vicende narrate il senso dell’odio (una chiave di lettura importante, dunque, visto che viviamo nel tempo dell’esibizione selfie e dell’hating), traccia di un sentiero che però, al contempo, riesce a portarci “fuori”: in questo senso, la storia scritta da Tak e magnificamente interpretata da Mazzanti, è una dichiarazione di libertà, dagli schemi come dai sentieri pre-determinati.

Per questo la natura, delle rocce e dei cavalli lanciati al galoppo, demòni dei boschi e maschere kabuki, zanne e lance, i fiumi si tingeranno di sangue così come le navi in porto salperanno pur di raggiungere l’oltre il confine, la pace non si trova tra gli intrichi del passato, piuttosto ci racconta questa avventura, è tutta da scoprire, nel confine nuovo di ciò che impareremo, dall’altro da noi, ciò che ci spetta è la scelta di un domani tutto da inventare.

NOTA FINALE: la Gallery in coda al graphic novel con le reinterpretazioni dell’eroina del titolo a opera di altre illustratrici e autori, da sola, varrebbe la pena dell’acquisto. Possibilmente cartaceo.