National Maritime Museum: dalle storie dei pirati all’Occidente post-coloniale


LONDRA – dall’inviata speciale Miriam Gregorio

Dai primi viaggi degli esploratori del XV secolo alla pirateria della golden age (1650-1730). Dalle scoperte nel Pacifico di James Cook alla Marina di Lord Horatio Nelson, dalle perlustrazioni dei Poli alle storie di quanti hanno combattuto sulle acque della Prima Guerra Mondiale.
Si attraversano i secoli al National Maritime Museum di Londra, il museo marittimo più grande al mondo (!) che fa parte della rete dei Royal Museums Greenwich (insieme al Royal Observatory, la Queen’s House e il clipper scozzese Cutty Sark).
La storia dell’Occidente è stata scritta in gran parte via mare, a bordo di velieri e battelli, a partire da quando le mappe erano ancora incomplete, e calcolare la longitudine era ancora una domanda e per orientarsi era necessario rivolgere lo sguardo alle stelle.

Con 14 gallerie da esplorare su 3 piani, il National Maritime Museum ospita collezioni che spaziano tra strumenti per la navigazione, dipinti, documenti, modelli di navi, mappe, diari e manoscritti di avventurieri che ripercorrono la storia del mondo nautico. Al centro di questa storia, una piccola isola situata nel nordest Europa che, tra tutte le altre nazioni, si affermò come superpotenza marittima, e che oggi conosciamo con il nome di “Inghilterra” (all’epoca dell’ascesa marinaresca il termine – e il sentimento – “britannico” non era ancora diffuso, ecco perché qui si parla di Inghilterra e non di Gran Bretagna).

Esploratori e avventurieri, pirati e ammutinati, ci sono tutti: una parte della galleria “Atlantic Worlds” (Mondi Atlantici) mette in luce anche l’aspetto più buio della realizzazione di questa superpotenza. Accanto al (o forse si potrebbe anche dire: “alla base del”) tanto utile quanto intraprendente scambio di commercio globale che si è sviluppato fortemente a partire dal XVII secolo, non si può non parlare anche del trasporto, maltrattamento e vendita di schiavi africani, di cui l’Inghilterra è stata la più grande trafficante nella storia recente. Nello spirito di messa in luce di una tematica tanto a lungo omessa dalle narrative patriottiche, lo spazio della galleria è stato recentemente allargato e riallestito, e sembrano esserci in programma ulteriori espansioni per approfondire la tematica. Da menzionare anche l’installazione temporanea “The World Reimagined” esposta fino alla fine di agosto nell’ampio giardino dell’ingresso principale: trentasei globi decorati da artisti internazionali, volti a denunciare come la tratta atlantica abbia avuto e abbia ancora oggi un impatto sulla società attuale, e sensibilizzare alla giustizia razziale.

Sono tante le storie da scoprire camminando per le sale di quella che era l’ex scuola istituita nel 1712 per gli orfani dei marinai di Greenwich. C’è quella di Nanny, donna africana importata come tanti in catene nelle isole dei Caraibi, e che una volta in Jamaica riuscì a fuggire e poi a liberare, si stima, più di mille schiavi nell’arco di trent’anni. Nella galleria “Polar Worlds” si trova quella dell’Endurance, e di come il capitano Shackleton riuscì a tornare dopo un anno di lotte per recuperare i suoi uomini rimasti arenati sui ghiacci dell’Antartide.

Fortemente consigliate, per chi ha dimestichezza con l’inglese, le talk che i membri dello staff e i volontari svolgono a rotazione in ognuna delle gallerie tematiche. Durano dai 10 ai 30 minuti e raccontano le vicende e i personaggi più vari. Affascinante quella sulla carriera navale dell’ammiraglio Nelson vista attraverso gli innumerevoli momenti di malattia e di ferite da guerra che lo accompagnarono dal primo all’ultimo giorno di servizio.

Adatto anche ai bambini (una sala intera è dedicata a loro, con tanto di nave su cui imbarcarsi e giochi interattivi), il museo, oltre a 2 caffetterie e 2 shop, ospita anche una biblioteca – la Caird Library – dentro la quale si possono trovare, consultabili previa prenotazione, oltre 100.000 volumi, antichi diari di bordo, mappe e manoscritti. All’ingresso della biblioteca l’insegna recita: “The Caird Library is open to anyone interested in the sea, ships, stars and time.” (“La Caird Library è aperta a chiunque sia interessato al mare, alle navi, alle stelle e al tempo”). Per l’italiano è disponibile la app gratuita Smartify.

La guerra, le conquiste e il commercio – spesso accompagnato da sfruttamento – sono i motori che hanno spinto gli uomini a muoversi. Anche lo spirito di avventura e il desiderio di scoperta e conoscenza accompagnano, però, l’umanità. Da tenere d’occhio le mostre temporanee e le attività – per famiglie e non – che il museo organizza regolarmente anche in collaborazione con la Queens House e il Royal Observatory, sede del famoso meridiano 0.

L’accesso al museo è gratuito, e se almeno una volta si è sognato di attraversare gli oceani sul legno di un veliero, spinti solo dalla forza del vento, questo è il posto giusto. Sono questi i luoghi dove possiamo guardare indietro, consultando le vecchie mappe di un mondo in costante cambiamento. E se è vero che il passato è spesso pieno di ombre, sulle quali è bene fare luce (e il NMM mostra tutta la volontà di farlo), la Storia ci ricorda che accanto a schiavisti e sfruttatori, fortunatamente sono esistite ed esistono anche persone che invece di toglierla, la speranza riescono a restituirla. Luoghi come il National Maritime Museum ci ricordano che oggi sta a noi, donne e uomini del XXI secolo, scegliere le nuove rotte da seguire.