a colloquio con…i Baustelle

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Essere musicisti e fare domande. Compiere viaggi per
documentare. Questo il nuovo progetto dei Baustelle. Con Francesco Bianconi
(voce, chitarre, organo, synth) Rachele Bastreghi (voce, organo, piano
elettrico, clavinet, percussioni) e Claudio Brasini (chitarre) siamo in viaggio
a Catania, Sicilia.
Dopo l’uscita nel febbraio 2008 dell’album “Amen”, il gruppo
è in viaggio per chiedersi e chiedere il senso della vita. Si parte da Baudelaire,
il nuovo singolo che diventerà documentario.
Per le strade, dentro un pulmino bianco e verde, fuori la
città, colori, cibi. Francesco «I profumi raccontano, ogni città è il cibo che
espone: ci interessava la simbologia della Sicilia, una regione che convive da
secoli con il fenomeno della violenza, una cultura dalla quotidianità
contraddittoria affascinante, soprattutto per chi fa il nostro mestiere, che
deve raccontare…». Crei secondo immagini o concetti? «Vado a immagini. Guardo,
mastico e trasformo. Anche l’ultimo disco nasce da immagini che ho visto
accadere: partire da un concetto è un’operazione troppo cerebrale, seguo gli
stimoli, cose che arrivano dallo stomaco», corporeità e metabolizzazione.
«In Occidente viviamo una fase post-industriale dove tutto
viene mosso da una logica di profitto (giganteschi cartelloni pubblicitari, una
televisione-spettacolo insostenibile – il singolo Charlie fa surf) dove
esistono idoli sempre più “bassi”: la ragazzina sogna di diventare una velina.
Culturalmente abbiamo prodotto questo: un sistema in cui sono caduti gli dei e
le idee, una voracità/velocità del niente».

in anteprima le prime immagini del documentario

Il viaggio è tempi singoli e
storie. La ricerca di spazi poetici «Credo che Baudelaire, come tutti i poeti
rock, avesse quell’umanità che serve per relazionarsi, da individuo a
comunità». User e community.
Incontriamo luoghi minori, la
città di Pasolini «un personaggio scomodo, trasversale, che aveva un’idea
forte: la materia. Uno scrittore e un regista profetico, che vide crepe nel
“boom economico” quando non le vedeva nessuno: è importante mischiare linguaggi
diversi, attraverso la contaminazione si descrive la realtà».
Per Claudio «Un progetto nato con il nuovo management di
Casasonica
, con cui abbiamo pensato di rendere il singolo Baudelaire un
viaggio pasoliniano in cui siamo noi a intervistare il popolo. Un viaggio
dettato dalla fantasia, e quando hai una produzione che ti sostiene riesci.
Un’idea ganza no? (in toscano ndr)».
Con Rachele parliamo dell’essere in vita «Questa domanda me
la pongo spesso». Il viaggio? «nasce dalla necessità di ascoltare altre
opinioni, realtà che non conosco, è un recupero di umanità… Credo sia
importante fare qualcosa che fa stare bene altre persone, come il proprietario
del “Nievski” (pub storico di Catania ndr) dove si incontrano persone di
tutti i tipi. Io scrivo quando sono in crisi, ma è dall’incontro che escono le
emozioni»: la creatività. Nell’arte di vivere importa il “come” più del “cosa”.

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