a colloquio con…william gibson

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Ci sono termini che identificano concetti, parole che riassumo mondi. Cyberspace è il concetto immaginato da William Gibson,
scrittore statunitense naturalizzato canadese (in Italia per Letterature
2008
, 7° Festival Internazionale di Roma
) che, con l’enorme successo
letterario del suo primo romanzo Neuromante, ha acquisito la fama di uno
dei massimi esponenti del genere “cyberpunk”: il movimento letterario che
racconta il mondo delle nuove tecnologie, le loro conseguenze imprevedibili per
la società, la realtà virtuale, il corpo umano innestato con apparati
meccanici/cibernetici (due suoi romanzi sono divenuti film: Johnny Mnemonic e il racconto New Rose Hotel).
In contemporanea con l’uscita del suo nuovo romanzo Guerreros
(Mondadori, € 17,50)
, dopo L’Accademia dei Sogni, un altro libro in cui
si parla di un’epoca di Creatività in cui gli individui si confrontano su
progetti, si organizzano in gruppi che, una volta compiuti, si sciolgono. «In
un’ottica generale di funzionamento, credo che un team o un gruppo lavorativo non
siano mai duraturi, ma ci si suddivida in aree funzionali allo sviluppo del
progetto originario, e a quello si dedica il tempo. Poi esiste la scissione in
gruppi. È un concetto non solo aziendale, ma valido in termini di capitale, di
struttura. Esiste la sinergia di gruppo ed è un modello ottimamente funzionale.
Il contrario può essere Hollywood dove c’è una battaglia tra lavoratori
precari, freelance e “a tempo pieno”. Dove i creativi sono i freelance e i
precari, ai quali interessa il successo dell’idea. Chi lavora a tempo pieno
invece è quasi un “guardiano”, che serve unicamente al reperimento di fondi o
finanziamenti. Il costo di un progetto è relativo alle persone, a questo si
lega la problematica delle alleanze progettuali. Esiste di fatto una
battaglia fra autonomia e conflitto, tra valorizzazione e successo».

Nel cyberspazio il ruolo dei
media, nel rapporto con il capitale, implica chiavi di lettura globali «Negli
ultimi 25 anni, con la dipendenza dell’Occidente per l’outsourcing dai paesi
asiatici (esternalizzazione di costi ndr), il settore centrale è la
creazione e la distribuzione della celebrità: “diventare celebri” è l’industria
più importante dell’età post-industriale, e questo è legato al ruolo dei media
perché per diventare celebre occorrono mezzi trasversali al successo.
Un esempio: la frammentazione
dell’industria discografica, dove si è raggiunto l’apice e si è assistito al
crollo del monopolio sui mezzi di produzione. Una fine derivata dalle
possibilità offerte dalla tecnologia, che ha interrotto il controllo
dell’artista e ha reso determinante il “contenuto”. Un ciclo di vita,
dall’emergere della tecnologia al picco di produzione, copre 100 anni. Se mi
chiedi quali sono oggi i business model…dovremmo parlare di “cosa” è il driver
del cambiamento, e cosa determina l’innovazione in una società (è il discorso
sulle tecnologie emergenti) che ripristina una supremazia sul futuro dei
modelli d’affari».
Cayce Pollard, la creativa de L’Accademia
dei sogni
sapeva capire quando un prodotto è efficace…«Quando si parla di logo
e fama è importante la “narrazione informativa”. Ci sono due componenti da
considerare, uno è il graphic design della marca, l’altro l’integrità narrativa
che ti informa: ho bisogno di potermi fidare della “descrizione informativa” della marca. Se la narrazione ti
informa, e ti fidi, andrai avanti a comprare quel prodotto. Il contrario
succede quando un prodotto cambia e l’azienda non sa più descriverti i
cambiamenti.

La Levi’s®, una delle aziende che
più di ogni altra aveva la parte del leone dei jeans mondiali, era il “gold
standard” a cui tutti cercavano di conformarsi. Nel Mondo era un claim iconico,
storico. A un certo punto l’intero fatturato dipese dall’icona. La marca
non riuscì più a percepire i cambiamenti di Mercato, così sono stati chiusi gli
stabilimenti in USA, poi in Canada… A quel punto si è innescato il conflitto
tra narrativa storica e prodotto, e la marca è diventata una marca fantasma, il
suo fantasma».
Il cyperpunk è concetto divenuto
games con XenoSaga per PlayStation®2, metauniverso con Ghost In The
Shell
, il “Net” neuronale (1, 2 Matrix/GITS). Nei fumetti, lo storyboard racconta la Realtà
quasi come un nuovo media «Quando ho iniziato a scrivere di fantascienza, mi
influenzarono i fumetti di Moebius, conosciuto attraverso la traduzione del
magazine Heavy Metal. Fu una fonte di ispirazione enorme, mi sembrava
che quel genere fosse molto hip, così decisi che l’idea principale, il modo per
esprimersi, dovesse ricalcare quei fumetti. Anni dopo mi incontrai con Ridley
Scott dopo Blade Runner, iniziammo a raccontarci quali erano state le
cose che più ci avevano influenzato, anche lui fu d’accordo sulla scuola
francese… Se devo dire un autore, direi Alan Moore. La cosa che mi piacerebbe,
però, è che fosse possibile trasporre nei romanzi la “visione” della
fantascienza descritta nei fumetti».
Se la necessità di sollevare
domande è più importante di dare risposte: «La domanda che mi piacerebbe fare e
la risposta che vorrei avere è “se e come possa essere possibile disattivare
quel meccanismo centrale dentro la psiche umana che permette l’esistenza del
terrorismo”. A mio avviso il terrorismo funziona perché dentro la psiche c’è un
infinitesimo punto di cecità posto sullo stesso abbrivio di una lotteria, che
rende estremamente ricchi gli organizzatori! Allo stesso modo il terrorismo fa
guadagnare alcuni…».
Quando un Sistema è alla fine?
«Una domanda bellissima, che mi pongo quasi tutti i giorni: se mi metto come i
saggi a guardare il Mondo, mi sembra di vedere un auto-esaurimento di questo
Sistema, più di quanto sia possibile immaginare. Negli Usa c’è un modo di dire
quando le cose sono al di là dell’immaginazione «Jumped the shark», saltare gli
squali. È un’espressione talmente radicata da divenire un programma televisivo.
È quando non ti ferma più nessuno, è «The show must go on». Sono 4-5 anni ormai
che penso siamo oltre i confini. E invece lo spettacolo deve continuare, in un
modo o in un altro…
Chiunque abbia un briciolo di
coscienza non può prevedere cosa succederà. L’unica cosa che posso dirti, da
vecchio futurologo, è che siamo in una situazione così ridicola che riesce
difficile rapportarsi alle cose con humour tipico, rimane solo un humour
sardonico».

Nell’ultimo romanzo Guerreros, Gibson parla
di geo-hacking: una sorta di mappatura del Mercato attraverso analisi Open
Source. Come se l’unica soluzione fosse sistemare, far collimare le tessere
singole di un puzzle caotico.

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