SYML: il nuovo album sul padre, l’unica data live in Italia – intervista

 
(c) Sarah Cass

Uno dei musicisti più completi ed emozionanti degli ultimi anni, Brian Fennell in arte SYML (che in gallese significa “semplice”), oltre un miliardo di streaming, torna con un nuovo album – dedicato al padre scomparso, dal titolo appunto The Day My Father Died: 15 nuove tracce, molte le collaborazioni (qui l’anteprima).
Nato e cresciuto a Seattle, musicista, produttore, programmatore, chitarrista autodidatta, SYML nel 2019 ha pubblicato il suo omonimo album di debutto, che include la canzone Where’s My Love (disco di platino) e la canzone Girl (disco d’oro).
Unica data italiana per il Phases Tour di SYML sarà a Milano, lunedì 13 marzo al Circolo Magnolia (qui i biglietti).
Un’intervista a cuore aperto sui legami che ci rendono umani nel nostro rapporto con gli altri, il mondo e tutto il resto.

Partendo dal tuo nuovo album The Day My Father Died emerge il rapporto tra padri e figli, se lo spostiamo in ambito ambientale, nella relazione con il pianeta, la nostra generazione non sta pensando alle generazioni future. Perché?
Gli esseri umani sono notoriamente miopi quando si tratta di capire come le nostre azioni influenzeranno il futuro. Ci preoccupiamo soprattutto del comfort e della sopravvivenza immediata. Credo che questo sia radicato nella maggior parte di noi, e non è colpa nostra! Tuttavia, abbiamo anche questi bellissimi cervelli che possono creare e comprendere la scienza. Quando questa scienza è in conflitto con le nostre comodità, è facile discuterne e alla fine ignorarla. La maggior parte delle persone, se si desse loro un ultimatum che prevede la vita o la morte dei loro futuri figli, sceglierebbe ovviamente la vita piuttosto che la morte. Ma come in tutte le cose della vita, viviamo su uno spettro di quanto disagio possiamo personalmente tollerare prima di agire per evitarlo. Possiamo solo sperare che la maggior parte di questo spettro si muova in direzione della vita anziché della morte.

La natura, l’empatia, il suono delle tue canzoni rimanda a una visione mai narcisistica, sempre di relazione con l’ambiente, gli “altri”: eppure viviamo nell’epoca dell’io piuttosto che del noi. Chi è l’altro per te?
Credo che l'”altro” sia in realtà “io”. Non in senso smielato, ma nel senso di riconoscersi negli altri esseri umani. Ti insegna a essere gentile con loro ma anche con te stesso. Capire un’altra persona significa conoscere meglio se stessi. La stessa cosa vale per l’amore. La musica può certamente essere una cosa “mia”, io creo da solo per la maggior parte del tempo. Ma credo che la maggior parte dell’arte sia destinata a essere condivisa, poiché nasce dagli esseri umani che cercano di capire perché siamo qui e perché agiamo nel modo in cui agiamo.



In The Day My Father Died c’è un’iconografia familiare e legami di parentela che sono radici: se fossi un albero quale saresti e perché?
Vivo nel nord-ovest degli Stati Uniti e qui ci sono molti alberi bellissimi. Sarei un pino Ponderosa. Soprattutto perché ha un buon profumo, ma anche perché la corteccia è meravigliosamente stratificata e vagante. È anche ottimo per arrampicarsi.

(c) Jesse Morrow

In senso laico, il “sacro” per gli antichi era il luogo dove vivevano gli dèi, oggi dove risiede il sacro?
Per me il sacro è in ognuno di noi. Non so se vive nei nostri “cuori” o nelle nostre menti, ma non è da qualche parte nell’universo. È dentro di noi ed esiste anche tra di noi. È qui che trovo la “Chiesa”. Non pretendo di conoscere gli dei o altre cose soprannaturali, ma ciò che mi interessa di più è capire me stesso, gli altri e il luogo che chiamiamo casa.


(c) Sarah Cass

Ti parlo da orfano di padre, che cos’è per te questa condizione di orfananza, che cosa muove nel tuo rapporto con il mondo?
Mio padre è stato un grande uomo con cui ho trascorso gran parte della mia vita. Ha plasmato la mia persona e il mio modo di interagire con il mondo. Era curioso e faceva molte domande. Si metteva in gioco e si metteva a disagio. Immagino sia perché voleva capire meglio se stesso. Era anche un buon padre. Credo che mi abbia trasmesso la curiosità per la natura e per le persone. Cercando di trovare il buono in entrambi, pur riconoscendo la realtà imperfetta e dura. Ora che sono padre, cerco di trasmettere queste stesse cose ai miei figli.