MIT – meet in town l'(open) auditorium

Auditorium
MIT_Agg20marzo2010
altered no-light version
(ha collaborato alla traduzione Gaia Raimondi; si ringrazia per la professionalità Serena Cinquegrana)

Dal tramonto all’alba”. Un giorno intero di musica e non solo. Dopo il MACBA di Barcellona e il MoMA di New York, l’Auditorium di Roma progettato da Renzo Piano – uno dei più conosciuti architetti del mondo – apre per MIT-Meet In Town. Un evento unico che porterà nella capitale artisti di fama internazionale, tra cui John Cale nel tribute a Nico.
L’astronave atterra domenica 11 aprile con concerti, performance, dancefloor. Il pubblico avrà l’opportunità di vivere il festival potendo, con un unico biglietto, spostarsi liberamente tra uno spazio e l’altro dell’(open) Auditorium. Tra rock, dance, teatro… ovunque sale aperte. Senza limiti di spazio.
In anteprima per Nòva, alcuni degli artisti che partecipano a MIT. I Mercury Rev, gli americani d’avanguardia anni Ottanta sono tornati «anni Ottanta 2.0 significa raccogliere un gruppo di persone in controtendenza tipo Anthony Bourdain, della serie musicisti gangster vestiti come le guardie del Vaticano che facciano suoni come un pazzo chef di cucina (…) mentre si ascolta la colonna sonora di “ Pretty in Pink” sognando Molly Ringwald». I Mercury Rev suonano «musica orchestrale elettronica psichedelica per astronauti in pensione, per politici caduti in disgrazia, per innamorati, sognatori, e intrallazzatori. La musica che facciamo presenta per buona misura tracce di suoni acustici e una spruzzata di rumori (…) pop sognante ed epico trasporti gli ascoltatori in luoghi in cui comunemente non andrebbero».
Poi My Brightest Diamond, progetto della multistrumentista Shara Warden (performer ispirata da Antony & the Johnsons) e il suo mix di opera, musica classica, rock e l’Illinoise di Sufjan Stevens…«nell’epoca moderna abbiamo l'accesso alla musica di tutto il mondo e abbiamo strumenti fisici e infinite risorse virtuali. La mia musica è il risultato diretto di collaborazioni». Musica come “errore creativo” «essere a disagio con un nuovo strumento può ispirare nuovi comportamenti musicali o nuove canzoni (…) mantenere performance senza correggere troppo (…) trovare nuovi strumenti è stato parte integrante del mio comporre canzoni (…) c’è qualcosa di magico in ogni esibizione che la rende unica, anche se hai suonato 1000 volte (…)».

Per Ad Bourke, artista dj producer, la musica come incontro uomo/elettronica «lo strumento è un'estensione. Se il suono passa attraverso il corpo del musicista e nasce da una necessità fisica qualunque strumento si utilizzi la performance non sarà fredda». Contaminazioni «non mi considero un purista. La mia musica è il risultato del sincretismo di generi differenti».
E ancora. I Plaid, duo elettronico inglese (che vantano, tra le altre collaborazioni, quella con Björk). Se fossero supereroi sarebbero «Dr Manhattan o Wolverine». I Plaid usano tutto crossmedialità ed evoluzione, anzi r-evolution del suono? «Siamo stati interessati a stratificazione video sulla nostra musica per alcuni anni, abbiamo pubblicato un DVD intitolato 'Greedy Baby' nel 2006 e abbiamo usato video nei nostri spettacoli da quando ci siamo separati dai 'The Black Dog' nel 1995. I musicisti che fanno elettronica in genere non si pubblicizzano nei modi tradizionali, ma preferiscono mantenere l'anonimato e concentrare l'attenzione sulla musica. I progetti che citi sono stati trasformati in spezzoni video che abbiamo avuto la fortuna di registrare».
MIT infine sarà anche teatro. Se le performance attraversano gli elementi, nella "trasformazione" quali sono i confini dell’arte? Per i Santasangre, collettivo teatrale romano, «la trasformazione del linguaggio è “in divenire” (…). Nella nostra performance, uno degli obiettivi è riuscire a mettere in comunicazione gli elementi audio, video, del corpo e dell’ambiente… quanto più vicino si arriva a un equilibrio, tanto più si conquista una nuova dimensione (…) il confine è il punto in cui si intersecano i vari elementi entrando in comunicazione».
Per Marcello Giannangeli e Raffaele Costantino, curatori del progetto MIT, la novità più rilevante del festival è proprio «la modalità di fruizione: utilizzare tutte le sale contemporaneamente per dare vita a un grande festival di elettronica e ai nuovi suoni, allestire per la prima volta tutti i foyer… lo Spazio Risonanze con palchi, dancefloor e istallazioni audiovisive, significa tentare qualcosa di diverso».

il podcast su http://www.mixcloud.com/costa/meet-in-town-podcast/
tutti i video su http://www.youtube.com/user/meetintown