fast4ward puntata 10: jem finer

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(versione estesa)

Jeremy “Jem” Finer – musicista,
compositore, tra i fondatori dei The Pogues – da qualche tempo si interessa della Fisica dei suoni, così crea
musica con strani marchingegni in mezzo alle foreste.
Lo incontriamo il giorno dopo il Long Player Concert
alla Roundhouse di Londra: 16 ore
no-stop di eventi, musica, incontri… con artisti, musicisti, performer. Un
giorno intero dedicato al futuro.
Gli studi di Jem sono a Trinity
Buoy Wharf, Orchard Place, docks londinesi. Canning Town è sopra la East India:
quartiere infinito, accoglie persone da buona parte del mondo asiatico, che
hanno aperto piccole botteghe e commerciano in dolci e frutta.Oltre i container
rossi, gialli, blu, il colore grigio dell’acqua lambisce la terraferma. Il
vento taglia la faccia, due gabbiani volano sopra la tavola calda: odore di
pane caldo, carne soffritta nella cipolla. Un vecchio faro, le reti dei pescatori,
da una nave rossa arrivano i crepitii di una radio che trasmette in russo.
Accanto i bagni, puliti come i paesaggi del nord Europa.
Molti conoscono Finer per la
musica popolare e le ballate dei Pogues. Ma spiega Jem: «Da qualche tempo ho smesso di fare musica, mi
interessa di più creare situazioni musicali» (
dal 2000, con un computer,
ha creato il brano Longplayer, progettato per durare 1000 anni senza mai
ripetersi; dal 2003 al 2005 è stato “Artist in Residence” al
sottodipartimento di astrofisica dell’Università di Oxford; ha scritto articoli
sul copyright e la Creative Commons License; nel 2005, ha vinto il PRS
Foundation New Music Award per il suo progetto di costruzione di un oggetto in
grado di “comporre” da sé una musica di lunghezza indeterminata sfruttando
la forza creativa del clima ndr).
«La tecnologia è tutto ciò che ti
aiuta a fare qualcosa, anche il corpo umano in questo senso lo è. Ma da sola è “opaca”» aggiunge «un
musicista è un uomo che fa musica con strumenti o oggetti o suoni, come le “simple
balls” (campane simili a vasi di rame, che si suonano con un timpano ndr)», usate durante il LPC.
«Mi interessa fare musica senza computer, che
al limite usa tecniche informatiche. Durante il LPC abbiamo suonato i pattern di frequenze, che restituiscono suoni
dell’ambiente e costituiscono relazioni armoniche tra gli elementi».

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In generale «Sono interessato alla filosofia
dell’armonia e al ruolo della musica classica, mi interessa comporre musica pop
ma contaminarla con forme sperimentali di composizione che usino forme lunghe,
sistemi musicali dove si usano pc, chitarre, suoni algoritmici. Le forme e la fisica
degli oggetti
sono un suono! Ecco perchè mi interessa questo “iper-reale” e
le strutture armoniche”». Il suono della natura, dell’umano e della realtà. I
marchingegni di Jem uniscono musica e natura: «Nelle foreste del Kent, ho
posizionato una palla in mezzo agli alberi, sospesa nell’aria, che raccoglieva
acqua da terra e la filtrava dentro questo grammofono. Poi ho posizionato dei
microfoni dentro gli alberi, così il suono si propagava nella foresta in modo
amplificato e impercettibile: ti sembrava di sentire dei suoni, in realtà erano
le gocce che cadevano a terra». Attraverso gli esperimenti sonori «si possono
sentire i dettagli del silenzio nella foresta, alla fine ho anche realizzato
una serie di immagini con una macchina fotografica, programmata con un
software, che ha scattato foto per due anni (foto sul blog).
«Questo è un periodo in cui sperimento molto,
visto che non ho idee precise. Adesso sto imparando la tromba, uno strumento
difficilissimo: mentre nel pianoforte sei obbligato a eseguire una progressione
con certi tasti, nella tromba no: nel realizzare i suoni, puoi immaginare la
musica da eseguire perchè non sei legato allo strumento».
«Mi interessa vedere quello che succede di
inaspettato nella combinazione degli elementi: l’importante è tutto ciò che
accade senza che lo sai spiegare. Imparare musica è veramente punk». Musica e società dello spettacolo «Nel mondo
musicale puoi quantificare la tua pop-olarità in base a quante persone
ti conoscono e comprano I tuoi dischi, insomma dal successo. Nella mia
carriera, ho fatto molta musica popolare, ma non ho fatto molti album. Non mi
interessa il successo, nè i compromessi, perchè quando li accetti comprometti
te stesso».
Cosa produce il Mercato? «Oggi la popolarità è
un’ossessione, la ricerca della celebrità. Per essere popolare, oggi chi ha
talento lo deve far vedere nella sua integrità o la perde, nel mainstream è
così, non amo gli artisti più famosi, penso siano uomini a una dimensione,
superficiali, perchè nel marketing tutti gli uomini possono comprarti, conta
solo chi può comprare, conta il brand». Il capitalismo «cerca di usare le persone per
alzare il cosiddetto “livello di vita”, ma spesso crea problemi. Il socialismo
era un regime totalitario…”. Insomma “non pretendo di essere un esperto di
politica ma credo che le persone che vanno al potere a un certo punto iniziano
ad abusarne, e così le risorse (economiche, umane, naturali) non vengono più
impiegate, ma solo usate come budget». Anche qui « a Londra per
l’organizzazione dei giochi olimpici del 2012 stanno costruendo sul fiume una
serie di edifici». Ma il discorso è generale «Sono arrabbiato con il sistema
politico mondiale, per gli abusi che i Paesi permettono sul territorio». Così
il musicista ha anche realizzato un video Rise and fall of Olympic games
«dove una banda, con tamburi e trombe, gira intorno a un lungo muro blu». E, a
proposito di “muri” dice Jem «rappresentano, in tutte le civiltà, il senso
dell’impossibilità di attraversare uno spazio: nel mio video si parla di uno
spazio in cui non puoi fotografare, nè emettere suoni, non puoi registrare, non
hai possibilità di comunicare liberamente». Nel mondo politico attuale «i muri
sono rappresentati dalle scelte nonsense dell’economia che cerca di
realizzare le persone costruendo aziende, questo nel mio video è illustrato
dalle major british company che tengono barriere all’ingresso, come se fosse
l’ennesimo check-point».
«I muri rappresentano le differenze politiche,
sono spazi protetti che fanno entrare o uscire, e li conosciamo molto bene, al
di là delle ragioni e delle manifestazioni politiche, è come il muro jn
Palestina, o le frontiere che dividono gli americani dai messicani, sono
barriere che nel medioevo venivano usate come protezione, bastava attraversarli
dall’alto».
«Non credo ci siano barriere penso, piuttosto,
che si “creino”: in musica esistono per esempio le “non armonie” di Henry
Cowell che usava il piano come strumento a corde. Penso che in musica le
barriere debbano essere rotte, in termini di composizione e suono ci sono
ancora molti muri da abbattere. Esperimenti come questi mostrano che esiste una
sorta di armonia anche nella non armonia». La musica è nel silenzio e nell’armonia. «Trinity Buoy Whorf è il mio posto, un luogo in cui posso annoiarmi, stare, mangiare,
riposare, è un buon posto vicino al mare lontano da casa e dalla quotidianità,
dove posso arrivare in mezz’ora. È uno spazio non domestico che quindi non
distrare, dove non ci sono responsabilità e posso creare, se voglio. Dove
addirittura posso spegnere il cellulare…».