Generazione X 2.0 – puntata 0

file_0://giovani:tech.media.languages – dove ho visto Bruce Sterling, e ascoltato il “senso del viaggio” secondo Paolo Rumiz

Iniziamo il reportage nella Generazione X 2.0, i giovani e il Global Net.World™. Street.art, Biotech, music.mp3, Arti/Digitali, hacking, Creatività.
Ma il senso del viaggio me lo ha detto Paolo Rumiz «Un pensiero in movimento è più musicale, ha più ritmo, maggiore cadenza, una metrica più bella. C’è un metronomo nascosto nella scrittura, che cambia con il mezzo di trasporto: è dalle parole che nasce l’incontro col Mondo. Il reportage deve avere questo, perché non è luogo singolo, ma attraversamento di luoghi».

Qualche tempo fa, con la redazione, ci siamo chiesti come i ragazzi della nostra epoca stiano vivendo la transizione del Mondo da Società Industriale a Società della Conoscenza.

La Generazione X ha contraddistinto gli anni Novanta, decrittato fenomeni di alienazione sociale, visto la nascita di band come i Nirvana di Kur(d)t Cobain. Ma il Mondo aggiorna la sua versione, sommando i tempi singoli a un Tempo generale (F.Braudel ndr), che determina nuovi luoghi e personaggi. Così è emersa l’idea di un reportage sulla Generazione X 2.0, ideale continuazione ed estensione della precedente, upgrade di un fenomeno, di players in settori diversi: Street.art, Biotech, music.mp3, Arti/Digitali, hacking, Creatività – del Global Net.World™.

Milano, Torino, Roma, Genova, Trieste, Ferrara, Pisa (+ un extra ad Anversa e uno a Napoli): il reportage è stato un viaggio nella metà alta dell’Italia. Per incontrare alcuni di loro (10 ragazzi/10 file), avrò percorso 8mila chilometri tra auto, treni, città, reti cibernetiche. Un viaggio lungo, a tratti faticoso: la ricerca è impegno, e gli obiettivi sono sempre difficili da raggiungere, bisognerebbe avere il coraggio di sganciarli dalla ragione.

Il viaggio nella GX2.0 alla fine sarà durato più di un mese. Un mese di vita è molto, accadono molte cose. Ci si scontra con le distanze e le incomprensioni. Sconti il senso delle solitudini e quello delle strade, che sono stanchezza e chilometri, corsa col Tempo. Come se il viaggio fosse un transito personale, scoperta di volti e luoghi, una prova del Sé.

Giovani e 2.0: per il numero 100 di Nòva, Bruce Sterling ha detto che l’Innovazione: «risiede nei Linguaggi, nella capacità di auto-critica e di depotenziamento della realtà, occorre attenzione ai cambiamenti e ricerca sul campo… good luck! Ferruccio de Bortoli ha invece parlato di entusiasmo, nelle scelte, nella professione e nei giorni: passione da scrivere su un taccuino da viaggio, quella di un altro Bruce (Chatwin, e della sua irrequietezza del movimento ndr).

Cos’è un viaggio, perché un reportage dunque…Lo chiedo a Paolo Rumiz, «Appartengo a una generazione immeritatamente fortunata, che non ha avuto necessità di emigrare. Quella di mio nonno, quella di mio padre (nato a Buenos Aires da genitori emigrati) e di mio figlio l’hanno avuta».

«Un migrante subisce lo sradicamento, deve riadattarsi e sapersi trovare, sente nostalgia di casa. Io viaggio per piacere, spinto da un’inquietudine migratoria simile a quella di un’oca selvatica o di un’anatra: quando cambia stagione, estate/inverno, sento un prurito… alle penne migranti. Ne ho il tempo, e un giornale che mi dà carta bianca (scrive per Repubblica ndr)».

«Dal 2001, ogni anno posso fare un’esperienza che vale una vita. Ogni volta è un’esperienza nuova, che abbatte i pregiudizi. Rimette in discussione: un conto è il “mordi e fuggi”, un conto è approfondire un pezzo di Mondo. È un’enorme fatica iniziale, piena di dubbi, scelte. Ma ogni viaggio mi fa sentire un uomo nuovo e a 60 anni è una fortuna immensa».

«Viaggiando conosco molte persone, e questo mi aiuta a non credere a un’Umanità cialtrona. Questi incontri non sono frutto di particolare abilità, vengono dal mio modo di viaggiare lento. Prendo l’aereo solo se indispensabile, e questo fa si che mi vengano incontro persone sulla mia stessa lunghezza d’onda. Del resto, una formica non si incontrerà mai con un missile e se arrivi in un posto con la bicicletta, le persone ti sorridono».

«La lentezza è un modo per rileggere il Tempo e lo Spazio: le cose lontane, invece di divenire ancora più lontane, si accorciano. Se fai Milano-Roma in bici, lo ricorderai per tutta la vita. E se è vero che la monotonia è infinita, è più lungo il viaggio veloce del viaggio lento: se arrivi a piedi in un eremo di montagna, entri e senti chi è vissuto lì. La lentezza permette una visione mitica dell’esistenza: Annibale si siede accanto a te a cena, e con un bicchiere di vino, avrai vicino anche Noé. È dilatazione dei sensi, percezione in più rispetto a chi va veloce ma rimane fermo, davanti a un Mondo che accade su un display».

«Un pensiero in movimento è più musicale, ha più ritmo, maggiore cadenza, una metrica più bella. C’è un metronomo nascosto nella scrittura, che cambia con il mezzo di trasporto: è dalle parole che nasce l’incontro col Mondo. Il reportage deve avere questo, perché non è luogo singolo, ma attraversamento di luoghi».

«Trieste per me è stata una Macchina Di Viaggi impressionante: guardi l’Adriatico, e le Alpi piene di neve, la Cortina di Ferro, il mondo slavo, quello tedesco, e il Mediterraneo che si toccano: soltanto a un uomo di marmo non pruderebbero le penne migranti di fronte a un paesaggio così…».
Questo reportage è costruito in modalità OS. Sul blog troverete le videointerviste delle puntate in uscita su Nòva, ma anche bonus video, musica, photos, link, extra. Una piattaforma interattiva, sulla quale caricare Commenti e contenuti, materiale per costruire un crossmedia L@b. Beh! Buon viaggio…

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