Il diario di bordo di Giovanni Soldini diventa un sito e, nel 2024, un docu-film

Partire dal mare per risolvere il cambiamento climatico. Ognuno con gli strumenti che ha, modificando le abitudini, cominciando a interessarci davvero per la salute degli oceani, visto che viviamo su un pianeta composto al 70% da acque. Questo in breve il pensiero di Giovanni Soldini, velista, da anni alla guida del trimarano Maserati Multi70 che da poco, per ragioni ambientali, ha eliminato il motore alla barca che ora va a energia solare (finora ha percorso 20.000 miglia): «È importantissimo che una società si sviluppi attorno alla scienza e alla tecnologia. Ma ci vuole il coraggio di cambiare, anche in modo radicale. La consapevolezza individuale è fondamentale, ognuno di noi può partecipare subito, nella direzione giusta: smettere di usare idrocarburi e passare alle rinnovabili, agire velocemente, in tanti ambiti, senza far passare altro tempo».

Per farlo Soldini – esploratore, navigatore in solitaria tra i più famosi al mondo – ha lanciato un sito e sta lavorando a un film-documentario in uscita per il 2024. La piattaforma editoriale multimediale si chiama Around the blue, realizzata da QMI e Groenlandia, è una sorta di diario di bordo di quella che a tutti gli effetti si configura a metà tra una rotta scientifica e un’impresa ecologica, stimolo ed esempio per tutti. Dal Mediterraneo all’Atlantico, infatti, passando dai Caraibi a Panama (ora la barca è alla fonda in Bassa California nel mare di Cortéz, luoghi tra i più belli al mondo ndr), l’idea è costruire una comunità di ambientalisti, persone tutte accomunate dalla volontà di contrastare il degrado ambientale: «Gli stati devono capire che il finanziamento per l’ambiente deve diventare perenne, come le spese militari», se vogliamo dare un futuro all’umanità sul pianeta: «Ci servono i dati sulla CO2 dell’aria, la salinità e la temperatura delle acque», dice Soldini: «Il mare è pieno di risorse, gran parte del riscaldamento va a finire lì». Per questo occorre tornare al mare. Perché la vita sul pianeta è nata lì. E perché i problemi che l’emergenza climatica sta causando sono sotto gli occhi di tutti: «La situazione nel Mediterraneo è già critica», ha aggiunto il navigatore: «Perché è un mare chiuso, poco profondo e molto abitato: è un hotspot che sempre più risentirà di molti problemi climatici, per questo dovremmo essere tra i primi a occuparcene».
Il docu-film invece è dato in uscita per il 2024, avrà la regia di Sidney Sibilia: «Sarà un’istantanea di cosa succede nei mari di tutto il mondo, intervisteremo un centinaio di persone tra attivisti, scienziati, appassionati, alla scoperta delle fragilità del mare ma anche delle soluzioni, per togliere un po’ di eco-ansia», ha specificato il velista italiano: «Da loro possiamo prendere ispirazione, consapevolezza e attivismo». Molte le ONG, i media, le aziende coinvolte nel progetto. Molte anche le curiosità emerse, a qualche settimana dalle agognate vacanze estive: il 90% dei commerci di tutto il mondo avviene in mare, se ci sono alghe verdi il mare sta male, se invece le alghe sono marroni o rosse sta bene. Lo sbiancamento dei coralli è male (come quello a Grenada), e altrettanto gli 8 milioni di tonnellate di rifiuti dispersi negli atolli sperduti, paradisi terrestri un tempo, oggi invasi dalla nostra plastica.