il bambino e la balena e la narrativa ambientale per bambini – con intervista

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Raccontare l’ambiente ai più piccoli, la relazione tra specie diverse, l’amicizia e la solitudine, la notte stellata, la voglia d’avventura che da grandi abbandoniamo, quasi sempre (cfr. la canzone La Verità di Brunori SAS).
Scrivere storie che illustrino, disegnino, affascinino e ci portino nel mondo “fuori” – senza paura di avere paura – e abbiano a cuore l’ambiente senza scomodare nemmeno la parola AMBIENTE, senza mode, green washing della coscienza, definizioni; ma che ci immergano tutti nella GNdM-grande narrazione del mondo: grandi e piccoli, “ciò che conta”, direbbe Umberto Eco, è il nostro essere lettori: di primo, secondo o terzo livello starà a NOI questa prima persona plurale nascosta al mondo ego-social, così pieno di “sé” e “io” e “mio”, e invece ancora così presente nella fascia d’età dei piccoli lettori.
E’ quanto accade nella storia di Linde Faas (https://www.lindefaas.com/), 1985, olandese, considerata la “più suggestiva e importante illustratrice scandinava”, autrice de Il bambino e la balena (trad.it Elisa Frilli, Edizioni Clichy, € 19,00) storia d’amicizia tra un bambino e un cetaceo, enorme e blu.
Faas ci porta sottacqua, in un mondo-imo coda, pinna, isola, colori, scoperta e vapore soffuso, una sotria di condivisione e linguaggi interspecie, per mostrarci che la bellezza non conosce confini così come la possibilità di empatizzare tra esseri viventi.
Siamo Uno, ci dice Faas, e”Casa non è dove sei ma con chi sei”. Da qualche anno, Linde vive e lavora nella Norvegia settentrionale, l’Artico del nord traccia di colori e ispirazione. L’abbiamo raggiunta via mail per una breve intervista.
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Se i bambini sono i più ricettivi alle questioni verdi e agli abitanti di domani. Quali emozioni volevi evocare in questa storia?
«Con questa storia volevo concentrarmi sull’importanza dell’amicizia e della vera connessione (con gli altri e con la natura), piuttosto che su ciò che hai o possiedi, o da dove vieni. Volevo mostrare ai bambini che il mondo è un luogo di possibilità e che non c’è bisogno di molto per creare la propria strada e seguire il proprio cuore. Che non si tratta di ciò che si possiede, ma di ciò a cui si è legati e dove ci si sente a casa. Volevo anche mostrare la meraviglia della natura, e la connessione che tutti noi come esseri umani abbiamo con la natura e il nostro ambiente».

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In passato, abbiamo raccontato l’ambiente con la post-apocalisse. M0lte persone, per questo, hanno rifiutato quella visione. Le cose continuano a non andare troppo bene per gli esseri umani sul pianeta Terra. Autori, artisti, possono aiutare a ricostruire una narrazione ambientale. Come?

«Come artisti abbiamo l’opportunità di creare diverse narrazioni e mostrare diverse possibilità, che possono aiutare a stimolare la mente e incoraggiare le persone a pensare a quanto sta succedendo nel mondo. Per me è importante dare un messaggio di speranza. Specialmente ai bambini. Il mio obiettivo è quello di stimolarli a pensare in chiave di possibilità, aiutarli a capire l’importanza della natura e dell’ambiente, e mostrare loro quanto sia importante prendersi cura del bellissimo mondo in cui viviamo. Voglio anche far sapere loro che la loro voce conta. Che le loro azioni contano. E che anche una piccola azione può portare a un grande cambiamento».

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Nel tuo libro c’è acqua ovunque: è il tuo elemento preferito, e se sì, perché?

«Sì, l’acqua è assolutamente il mio elemento preferito. È potente, flessibile e in continuo cambiamento. Per me l’acqua rappresenta la vita. Nella Norvegia settentrionale, dove vivo, c’è acqua ovunque. Dall’oceano aperto, i fiordi, i fiumi, i torrenti e i laghi. Non ne ho mai abbastanza dell’acqua, in tutte le sue forme. E mi sento così fortunata a vivere in un paese dove l’acqua ci circonda ovunque».
Il mondo salvato dai ragazzini, è che alla fine aveva ragione Elsa Morante.