Come ti collego razzismo, ambiente e futuro: con un libro

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Il nuovo libro di Valentina Giannella con le illustrazioni di Veronica Carratello ha un titolo emblematico e costitutivo. Edito da Centauria (€ 14,90) ll nuovo razzismo, tra Black lives matter e giustizia climatica, si configura quale guida per ragazzi e adulti tenta di collegare vettori contemporanei non proprio immediati nella loro correlazione, in particolare: il rapporto tra crisi ambientale, razzismo e sostenibilità.
C’è uno spettro che si aggira per il mondo, ed è lo spettro della regressione dei diritti, pare di leggere infatti in controluce nel lungo sottotitolo in copertina, Dalla tratta degli schiavi alle grandi migrazioni. Quello che dobbiamo sapere per costruire un mondo più giusto, e sicuro, per tutti.
A tutta prima, per alcuni potrebbe sembrare un azzardo connettere l’uccisione di George Floyd, l’afroamericano ucciso a Minneapolis da un agente di polizia il 25 maggio dello scorso anno (è da poco iniziato il processo nei confronti dell’agente Derek Chauvin, qui); con l’ultimo report di Freedom House 2020 che, in sostanza, denuncia un arretramento della democrazia in tutto il mondo.
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A questi primi elementi, Giannella tenta di dare respiro ulteriore riportandoci indietro nel tempo allo schiavismo, e al razzismo della fase dell’Imperialismo – termini che sembrano desueti e invece ancora appaiono in tutta la loro contemporaneità -, quale dunque il ruolo delle donne oggi, nell’epoca dei social e allo stesso tempo dei femminicidi e del #metoo: siamo tecno-bruti, la nostra intelligenza tutta nei device, sostituita da microchip, fra poco penseremo davvero che 2+2=5. Del resto, l’epoca pandemica ha scardinato le ultime certezze, dato credito ai ciarlatani di cui parlava Umberto Eco, la cassa di risonanza mediatica, ci ha fatto arretrare al livello dell’ermeneutica becera, il paradosso del mentitore: le fake news. Sto mentendo: dunque, cosa è vero?
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A correlazione ulteriore, l’autrice tenta di porre in evidenza come, a causa delle crisi climatiche attuali e future possibili, sempre più persone saranno costrette ad abbandonare i propri Paesi. Innescando di fatto una ulteriore “guerra tra chi è dentro e chi è fuori”, i muri che abbiamo tentato di abbattere negli scorsi decenni dunque che fine faranno? Nei prossimi anni vedremo, da un lato, flussi di migranti spostarsi da un lato all’altro del pianeta – non solo per ragioni politiche, o rifugiati di guerra – ma per motivazioni climatiche. E saranno migliaia, come sta già accadendo in Asia.
Come accoglieremo questi migranti?
Come, in una società dove lo stato di diritto sembra essere arretrato e, di colpo, i nazionalismi spingono per un ritorno al passato: muri di nuovo alzati, caccia ai nuovi untori, una crisi economica che colpisce sempre di più le fasce deboli e le donne (mentre, si legge qui che a causa delle plastiche entro il 2045 il tasso di fertilità potrebbe scendere drasticamente, inverando il futuro distopico immaginato da Margaret Atwood nei suoi Racconti dell’Ancella, riportandoci ancora una volta alla capacità della Terra di trovare un equilibrio laddove l’uomo lo infranga).
Il mondo è dinanzi al suo stesso archetipo, il monopolio. Il mostro dai piedi di argilla si tiene in piedi come nell’anime ambientalista Nausicaä della Valle del vento di Hayao Miyazaki, quando il Soldato Titano sopravvissuto alle catastrofi nucleari si scioglie davanti alla Natura che dilaga ovunque.
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Da un punto di vista ambientale, in effetti, sul pianeta Terra le cose non vanno per niente bene: il 2020, l’anno della pandemia, si è chiuso con un record negativo per la deforestazione mondiale con 4,2 milioni di ettari di copertura arborea persi nelle principali regioni tropicali del pianeta.
Per l’Università del Maryland e Global Forest Watch (qui i dati) è il terzo peggior risultato osservato negli ultimi 20 anni. La perdita delle zone verdi è equivalente all’emissione annuale di anidride carbonica di oltre 575 milioni di automobili. Come al solito, il prezzo maggiore lo ha pagato l’Amazzonia con 1,7 milioni di ettari distrutti. Quindi il bacino del fiume Congo e del Sud-est asiatico.
Di tutte queste variabili Giannella-Carratello tentano di dare suggestione. Ragionare infatti su una tale pletora di dati, variabili e fatti non basterebbe nemmeno un intero numero della rivista di geopolitica Limes, a proposito di confini e limiti.
Allo stesso tempo il libro ha il merito di porre la questione, in chiave semplificata e light, e di contribuire all’innesco di quel pensiero che, sempre più persone, in quest’epoca di incertezza paiono aver perduto. Come la fiducia, come la speranza. E che invece devono essere riconquistate. Una per una.
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