“Surface Sounds”: Islanda e Antropocene, il nuovo album dei Kaleo – con intervista

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Vulcani sopra e ghiaccio sotto. E’ l’immagine della copertina di Surface Sounds il nuovo attesissimo secondo album del gruppo islandese dei Kaleo, che uscirà per Elektra/Atlantic il 23 marzo (qui il pre-order).
Dopo il successo del primo album A/B uscito nel 2016 per Elektra Records, e del singolo Way down we go, certificato oro in Italia, per questo brano i Kaleo sono stati nominati ai Grammy Award nel 2018.
E’ bastato un album dunque per fare dei Kaleo una delle band più interessanti del pianeta. Per musica e contenuti. E capacità di interpretare il tempo, merito tra l’altro della grande forza del frontman, cantante e compositore JJ Julius Son, da noi raggiunto online.
Il primo singolo I Want More lanciato nel 2020 ha raggiunto la posizione #6 nella classifica radiofonica Triple A di Billboard.
Nella tracklist di Surface Sounds alcune vecchie canzoni, come Break My Baby riviste però in chiave iconica ambientale. Per eseguire il brano live infatti l’anno scorso la band, in piena pandemia, si è arrampicata sul faro ÞrÍdrangar situato in cima a una remota formazione rocciosa sull’Oceano Atlantico.
Ricordo la prima volta che ho ascoltato i Kaleo, era il 2018.
Rammento la sensazione di trovarmi di fronte a un sound assolutamente inedito, impegnato.
Solo un’altra volta avevo avuto una sensazione così, con i Pearl Jam nel 1994. Avevo 20 anni. Lì però c’era la voce di Eddie Vedder e il raschio di una vita americana “rough”, metà sogno metà strada.
Nei Kaleo invece non ci sono dust bowls né polvere negli occhi. I componenti della band: Jökull Júlíusson – voce, chitarra e piano; Rubin Pollock – chitarra e cori; Daniel Kristjansson – basso e tastiera; David Antonsson – batteria, percussioni e cori – si sono formati nel 2012 a Mosfellsbær, pochi chilometri da Reykyavyk, capitale dell’Islanda.
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Una formazione classic rock che sembra appena uscita dal film Giovani, carini e disoccupati. Il sogno di un gruppo di ragazzini che, complice un enorme talento, si ritrova proiettata sul palco del mondo per le sue storie, forza e determinazione a costruire terra e suono.
A pensarci bene, effettivamente, la terra d’Islanda non è nuova a produrre talenti che non sono solo musicali ma, bensì, figli del proprio tempo, capaci di guardare allo spazio in continua trasformazione. Artisti che conoscono la mitologia norrena, il ghiaccio che spacca la crosta terrestre, le faglie che si aprono sotto i nostri passi, e che in ogni giorno possono portarti nel mondo di Hela, la figlia di Odino, terribile Dea della Morte.
Gli islandesi non temono la Natura. Eppure sanno che li distruggerà. Vivono su un’isola che da millenni crea e distrugge, il gigante genera e impasta. Forse per questo sono consapevoli della vita nel suo intero, l’uomo solo una parte del Tutto.
Non a caso, il primo ministro è Katrín Jakobsdóttir, 45enne, figlia di insegnanti, nipote di poeti, in quota ai Verdi.
La Terra del rock oggi è islandese: Björk, Sigur Rós, Of Monsters and Men. Tutti accomunati dalla stessa lingua, la medesima provenienza di ghiaccio e fuoco, come nella bellissima canzone Vor í Vaglaskógi (qui il video) che ha un testo in una lingua che, a molti, potrebbe sembrare quella degli elfi, e invece è appunto la lingua insulare dei figli dell’Ísland, che in norreno sta per “terra del ghiaccio”.
Teoria degli opposti, faglie, ambiente. I musicisti islandesi parlano del pianeta Terra e del futuro: «Forse ha qualcosa a che fare con l’essere così vicini alla natura in Islanda. L’effetto del riscaldamento globale è estremamente visibile anche in Islanda e stiamo vedendo i ghiacciai sciogliersi ad un ritmo eccezionale», risponde JJ Julius Son.

Nel video di Break My Baby (LIVE from Þrídrangar, Iceland), la band suona in cima al faro, un’immagine rappresentativa, metafora del presente distanziato, o forse solo una delle molte frecce narrative all’arco dei Kaleo: «È una location dove volevamo girare da un po’», continua Son: «A causa del coronavirus abbiamo avuto tempo libero per andare a girare il video. Doveva essere destino».
Del resto non sono certo nuovi, i Kaleo per il video di Save Yourself avevano già girato LIVE on an iceberg at Fjallsárlón Glacier Lagoon (qui il video) o ancora per Way Down We Go LIVE on a volcano (qui il video).
Magma, iceberg, lande desolate e faraglioni. La musica dei Kaleo è mito, epica di lotta fratricida (Brother Run Fast), nei loro testi l’uomo non è mai il centro né l’apice. Ma solo una piccola creatura nell’imponente titano di roccia che ci accoglie:«È un privilegio poter girare in questi luoghi del mio paese. L’Islanda è molto versatile quando si tratta di natura e io avverto un po’ la stessa cosa con la mia musica», si rende conto JJ Son, mentre per quanto riguarda il futuro della band o il fatto di cantare testi in inglese: «Non ci penso troppo, semplicemente accolgo tutto ciò che mi fa sentire quel che mi sta intorno, e che è musicale. Di solito scrivo in inglese ma chissà in futuro».
Non c’è spocchia nei Kaleo, né antropocentrismo. Siamo ospiti e l’islandese è la lingua che plasma il mondo.
Surface Sounds dei Kaleo esce il 23 marzo 2021. Potenza della Natura. In cui non esiste bene né male. Solo musica.

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