william gibson: altri pensieri

Qualche anno fa, ho intervistato William Gibson (qui). Di quell'intervista, pubblichiamo alcuni stralci e singoli pensieri ritrovati, per caso in questa chiusura d'anno. Buon013 a tutti.
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Dai suoi romanzi, emerge una sorta di relazione “individuo-comunità”: quale è il suo approccio alla realtà?
«Ho sempre messo in discussione i presupposti che mi spingono a scrivere, gli argomenti di cui mi occupo; ogni volta che scrivo, mi chiedo se sto scrivendo davvero di futuro o se invece opero come un futurologo o un futurista, è un presupposto culturale. Tutte le volte che scrivo metto in discussione me stesso e ho difficoltà a vedermi e accettarmi come capace di percepire il futuro, penso di avvalermi di strumenti per rappresentare le grandi istanze, i dubbi dell’attualità, di vero c’è che sicuramente non sono capace di scrivere di fiction».
L’uomo è anche il suo rapporto allo “specchio” col mondo: cos’è oggi l’immagine, e cos’è il linguaggio dopo il principio della tecnologia secondo cui tutto discende da un codice/errore?
«Quando parli di assioma codice/errore mi viene in mente Matrix, mi sembrò da subito un’opera di Philip K. Dick, con un armamentario, una capacità di linguaggio cyberpunk che parlava di “errore” nella Realtà: una narrativa di neo-agnosticismo, anche se devo dire che non mi è chiaro se il rapporto dell’uomo col mondo è solo questione di termini…».
Quando si parla di “coda lunga” nel Mercato: è un effetto o una causa? L’innovazione oggi cos’è, e da dove arriva?
«Più che di “innovazione” parlerei di cambiamento: tutto ciò che è derivato dalle “tecnologie emergenti”, che esprime supremazia di segno e determina poi un utilizzo di massa. “Tecnologia emergente” in primo luogo significa che nessuno, neanche l’inventore della tecnologia, sa quali effetti socio-economici avrà quella tecnologia, e quali cambiamenti produrrà.
La tecnologia è priva di intenzionalità finale, sfugge al controllo dell’inventore, del produttore e anche del commercializzatore. Un cambiamento parte da un’idea, che una volta innescata non è possibile sapere come cambierà la Società. Se partiamo da questo presupposto, si può vedere quali innovazioni più di altre provochino cambiamenti, ogni quanto tempo si realizza una situazione post-mercato, più che di pre-mercato: ovvero quando una tecnologia da origine a un prodotto fruibile.
La tecnologia di successo è quella che trovi per strada, se una tecnologia percola (sia nel suo uso positivo che negativo) allora è davvero una tecnologia che produce cambiamento. Questo tipo di concetto, per esempio, è stato il “giro di boa” nella fantascienza del Ventesimo secolo.
Prima degli anni Ottanta la “tecnologia emergente” non era pervasiva, la nozione che gli umani potessero avvalersi, in modo anche erroneo (o abusare della tecnologia) è propria del dopo anni Ottanta. Come parlare di “misuso” e abuso… La creatività prevarica sempre l’invenzione dell’inventore».
Lei è uno dei massimi pensatori del futuro. Chi ascolterebbe sul futuro William Gibson?
«Il terrorismo nella cosmogonia è un evento piccolo, in verità è una leva che solleva il mondo: uccidi poche persone ma gli effetti saranno enormi! Se potessimo disattivare questo in una popolazione, il terrorismo potrebbe smettere di essere un’attività. Disattivare il terrorismo potrebbe essere contro il mammifero che è nell’uomo, del suo istinto di sopraffazione, ascolterei dunque molto volentieri chi potesse darmi una soluzione, o anche una teoria su questo…».
Si parla di nonluoghi e iperluoghi, nella Rete si può parlare di “hyperluogo”?
Non conosco profondamente la teoria di Augé, ma posso tirare a indovinare dicendo che qualsiasi cosa è virtuale dovrebbe annullare qualsiasi concetto di distanza e se c’è un concetto nuovo nel cyberspazio è che questo termine è sia post-geografico che a-temporale. Se diamo per buona l’assenza di tempo e distanza, si capisce che parlare di una cosa “grandissima” o “piccolissima” non ha più senso, manca grandezza, è un po’ la descrizione che potrebbe dare un filosofo vittoriano di una macchina a vapore: «Sono stato a bordo di una macchina che ha annullato il tempo e la distanza, a 30 km in aperta campagna con vettura a vapore, nulla sarà più uguale…».