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Posto anche qui il pezzo uscito su VitaNòva… E, a settembre, Arturo Pérez-Reverte!

VALERIO EVANGELISTI
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Per Wikipedia, Valerio Evangelisti è uno dei più noti scrittori italiani di fantascienza e fantasy, potenzialmente collocabile nei generi New Weird e NIE-New Italian Epic. Nato nel 1952 a Bologna, dove vive, Evangelisti è vincitore di numerosi riconoscimenti (molti all’estero) tra i quali il Premio Urania: per gli addetti ai lavori, una sorta di medaglia d’oro che spetta ai “visionari”, gli autori affetti da “futuribilità”, capacità di descrivere mondi e strumenti in anticipo sul reale.
Come sarà dunque il mondo nel 2100? Evangelisti risponde: «Non lo so. Ma mi fanno molta paura gli “uomini di metallo”, diventati freddi nei sentimenti e idolatri delle macchine e delle cose. Li vedo affermarsi, e non è rassicurante. Per fortuna, io non ci sarò. Salvo eventi imprevisti».
Primo fra tutti i personaggi di Evangelisti: Nicholas Eymerich, inquisitore d’Aragona, protagonista di numerosi libri dell’autore, fino all’ultimo episodio Rex tremendae maiestatis (Mondadori, Euro 18,50).
Eymerich è un personaggio in lotta con il Male del suo tempo. Quale sarà il Male del Terzo Millennio? «Nel romanzo, il Male è tutto interno. Temo che sarà così anche nel prossimo futuro. È la psiche a cedere per prima, con conseguenze drammatiche sul piano sociale. È nella psiche che viene inventato l’altro da sé. La prima battaglia da combattere è individuale. Ma non è così facile. Per avere affermato qualcosa di simile, Liu Shiao-Chi fu accusato da Mao di essere un “traditore del popolo” e fatto fuori».
Guerre di petrolio e guerre di religione. L’inizio del Ventunesimo è foriero di una risistemazione geopolitica del Nord Africa e del medio Oriente. Nel Terzo Millennio l’Occidente e l’Oriente si confrontano su basi ideologiche ma economiche, sul ruolo della cultura e sul dominio, sull’esportazione di modelli politici e crisi planetarie: «Anche Eymerich è convinto di agire in nome di Dio. Ma in realtà serve se stesso e cerca di imporre al resto dell’umanità la propria disciplina. In questo senso riassume in sé il Potere e il Dominio. In parole povere: è il modello che vuole obbligare gli altri a fare ciò che vuoi, in nome di un fine che tu solo scorgi, e credi sia di tutti».
Nei romanzi di Evangelisti si raccontano, dunque, epoche di transizione, potentati e guerre. Come definiresti l’attuale epoca? Quali “rivoluzioni” accadranno nel prossimo futuro? «In un vecchio saggio (La crudeltà come spettacolo), apparso nel 1985 sulla rivista Il Mulino, pronosticai che gli scontri ideologici si sarebbero semplificati in un conflitto tra ricchi e poveri. Mi pare che si stia avverando. Certo, non prevedevo un ritorno della religione quale fattore di discrimine». Eymerich per vivere tra gli homo homini lupus adotta verità e spietatezza, così dovranno fare anche gli uomini del domani? «Sono caratteristiche negative, verità a parte. Le descrivo per condannarle, non per esaltarle. Mi augurerei un mondo di persone gentili e tolleranti. Ma non lo scorgo e, sia pure in forma metaforica, narro ciò che mi vedo attorno». I personaggi di Evangelisti agiscono in un continuo rimando tra presente, passato e futuro: «Se vogliamo attenerci a definizioni classiche, il tempo è deterioramento delle cose (entropia), altrimenti non esisterebbe. Chi ha studiato a fondo la questione è Ilya Prigogine. Sant’Agostino, sulla base di un ragionamento non dissimile, giunse ad affermare che il presente è il solo tempo esistente. Personalmente sto con Prigogine. È per questo che Eymerich non si deteriora, dunque può vivere in epoche diverse». Come si diviene autori del futuro, ovvero da dove si prende l’ispirazione, Evangelisti non ha: «Nessun riferimento letterario. A parte, forse, gli ultimi romanzi – di impronta marcatamente gnostica – di Philip K. Dick. La cosiddetta Trilogia di Valis. È l’autore che sento più vicino. Il resto deriva da letture sparse e disordinate, non solo di narrativa. Jung ha un peso notevole in certi miei racconti». Come si crea un “evento narrativo”: «La risposta potrebbe essere molto complicata. Ho guardato dentro me stesso ed è uscito lui. Amico, nemico? Ciò che so è che gli sono affezionato, quasi fosse una mia proiezione oscura». La scrittura del futuro: «Dovrà includere la multimedialità. Del resto l’artista, o l’artigiano, rinascimentale non si limitava a un’attività sola. Scriveva, dipingeva, interveniva sui problemi del suo tempo. Chi abbia una vista acuta sa che oggi, potenzialmente, viviamo un’analoga Età dell’Oro. Grazie alla tecnologia».
Su questo tema, sentiremo altri multi-autori…

E a novembre, il videogioco