reportage: il futuro della Terra-a secondo McKibben

Mckibben

(versione estesa)
La Terra sta cambiando. Le ultime guerre, il disastro nucleare di Fukushima in Giappone pongono ulteriori interrogativi sul binomio uomo-energia. Cosa succederà domani? Ne parliamo con Bill McKibben, giornalista e scrittore, definito da Time Magazine come il miglior eco giornalista a livello globale. McKibben dice del futuro: «Credo sia abbastanza possibile immaginare un futuro utile e costruttivo sia per le aree rurali che per quelle urbane; le periferie invece mi danno più da pensare: le periferie, per esempio, sono il paesaggio americano dominante, ma sono anche direttamente collegate con un grande consumo di carburanti». Un enorme problema irrisolto, soprattutto dopo il fallito Summit sul clima di Copenaghen: «L’esistenza di combustibile fossile a buon mercato spiega molto più di ogni altra variabile le caratteristiche del mondo moderno. Se saremo in grado di inserire nel prezzo del carbone e del petrolio il danno che arrechiamo a noi stessi, prima ancora che all’ambiente, potremmo essere in grado di muoverci verso nuove direzioni. La logica dei combustibili successivi – sole e vento – sono molto diverse, prima di tutto molto più localizzate. Sarebbe interessante vedere cosa ne potrebbe uscire fuori». Ma per farlo occorrerebbe iniziare a produrre attraverso “fonti successive” al petrolio.
McKibben è il fondatore dell’organizzazione 350.org - che nel 2010 sul tema “riduzione di CO2” mise insieme 5.200 dimostrazioni simultanee in 181 Paesi nel mondo – è autore del libro-cult "Terraa. Come farcela su un pianeta più ostile" (Edizioni Ambiente, € 20, scheda qui). Da molti definito come libro dell’anno, "Terraa" è un saggio che analizza dati di un pianeta compromesso dall’ossessione umana per la crescita e la grande dimensione (secondo l’IPCC – organizzazione intergovernativa di scienziati del clima – le temperature medie nel prossimo mezzo secolo aumenteranno di 1,8° causando la fusione dei ghiacciai e l’innalzamento dei mari. Un dato coerente, visto che dal 1965 si è fuso il 42% dei ghiacci artici e il 33% del Kilimanjaro, e i ghiacciai alpini si sono dimezzati ndr).
Consumare, o non consumare, questo il dilemma… Per McKibben: «I cambiamenti più interessanti nei consumi avvengono lungo l’asse locale-globale. Gli americani hanno reso i mercati degli agricoltori locali il settore con più alto tasso di crescita dell'economia alimentare degli ultimi 15 anni, un dato straordinariamente interessante. Non è poco, soprattutto se pensiamo che queste economie portano ulteriore ricchezza sociale: per l’acquirente medio, l’acquisto presso un produttore locale si traduce poi in conversazioni e incontri 10 volte più lunghi, per visita, rispetto al supermercato». È il valore aggiunto (non economico) dello scambio tra esseri umani attraverso informazioni, feedback, rapporti.


Cover_McKibben_TERRAA_piana 
Per le leggi del dio denaro, “nulla si crea nulla si distrugge… tutto si consuma (rapidamente)” ma per McKibben: «La vita da rockstar non ha appeal. Non credo sia la ragione per cui siamo progettati; a mio avviso, i piaceri sono altri. Viviamo in un mondo che consuma tanto perché esiste una vera e propria industria, la pubblicità, che non produce altro se non beni e bisogni estremamente lontani dalle nostre vere preferenze istintuali». Sul futuro: «Non ho una visione prevalente. Penso che una delle più importanti intuizioni che vengono dall’ecologia sia relativa al fatto che i futuri avranno aspetti diversi in luoghi diversi, a seconda di come le persone risponderanno a specifiche condizioni fisiche, diversamente dall’appiattimento della differenza che ha caratterizzato lo sviluppo della popolazione del pianeta impostato sui combustibili fossili». Infine. Le tre cose da fare per preservare la Terra: «L’acquisto a livello locale; andare in sella a una bicicletta quando è possibile; parlare di politica con i vostri vicini». I tre più bei posti della Terra: «Ognuno ha un paesaggio che sente col cuore (o almeno, lo spero). Per me, sono le montagne del Nordest degli Stati Uniti».
Una curiosità sul numero 350, l’organizzazione fondata da Bill McKibben: «Gli scienziati hanno stabilito che una quantità di anidride carbonica superiore a 350 parti per milione in atmosfera non è compatibile con la vita nel pianeta come la conosciamo, dove si è sviluppata la nostra civiltà. Adesso siamo già a 390 parti per milione e questo ha provocato lo scioglimento dell’artico».
Il messaggio in bottiglia di Bill McKibben: Terraa è il nuovo pianeta creato dall’uomo, più ostile e difficile della vecchia Terra. A noi la sua conservazione, per il nostro futuro.