l’ultima alleanza marvel – intervista a gabriele dell’otto

Wolverine_dellotto 

(a sinistra il disegno in esclusiva di Gabriele Dell'Otto per i lettori di Nòva)

versione integrale dell'intervista

Come si gioca un fumetto? Nel videogame Marvel: La grande Alleanza 2 l’avventura, in perfetto stile marveliano, porta un team di supereroi – scelti fra 25, tra cui Wolverine, Capitan America, l’Uomo Ragno, Iron Man, Iceman, Thor,… – a combattere la dittatura del dottor Destino. Il game diventa così una sorta di crossover (mini-serie in cui personaggi di serie diverse vengono riuniti ndr), giocabile anche in modalità multiplayer, ambientata nel mondo Marvel nell’epoca post Civil War (cfr.Nòva 29/05/08) in cui supereroi ribelli e filo-governativi si scontrano. E dove “il media – anzi il game-fumetto – è il messaggio”.
Ne parliamo con Gabriele Dell’Otto, uno dei più importanti disegnatori italiani, che ha curato cover e immagini promozionali de La grande Alleanza 2.
Cosa aggiunge la modalità "game" ai fumetti? «I game trasformano azioni “cartacee” e viste in terza persona in azioni concrete e vissute in prima persona, nel gioco puoi azionare il potere mutante di Wolverine o di Magneto, volare come IronMan o prendere fuoco come la Torcia…». A prescindere dal mezzo, per Dell’Otto il supereroe «che ci piace leggere sui fumetti, guardare al cinema o giocare nei games è il nostro super io riflesso e rivolto a un mondo che vorremmo idealmente toccare, ma che purtroppo non esiste!» Nella relazione game-fumetto, la differenza tra linguaggio e storyboard «è fittizia: il fumetto ci accompagna in una storia prescritta e pre-disegnata che non lascia al lettore altro che il potere di immaginare cosa accade tra una vignetta e l'altra (in quelle azioni che mancano visivamente ma che vengono suggerite contestualmente dallo storytelling), il videogioco trasforma queste azioni in gioco, offrendo al fruitore una sensazione di completo controllo sui personaggi, sulle ambientazioni e la storia: ma è un’illusione, perché come nel primo caso qualcuno ha già scelto per noi!».
Dellotto


Grandealleanza2
Il personaggio preferito «Wolverine e Batman.  Sono cresciuto con Batman, a lui devo il mio ingresso nel mondo dei fumetti, furono le prove delle tavole disegnate di Batman a portarmi alla Marvel Italia… è un po’ il mio alter ego marveliano. Wolverine invece mi piace disegnarlo nella versione Logan, quella senza costume da X-Men: Logan affronta le avventure più umane (come nei combattimenti contro i ninja). Entrambi non hanno il tipico carattere da supereroe, ma hanno un lato oscuro, in americano sono dei “bad ass”. Insomma, tutti e due sono più esseri umani che supereroi». L’evoluzione di un personaggio attraverso i disegni «i primi studi partono dai layout di prova, dal costume all'anatomia, dalla posizione alla composizione all'interno dello spazio che occupa l'immagine.  Tutti questi elementi si fondono poi nel disegno che, attraverso le codifiche preordinate del linguaggio visivo dei comics, diverrà un personaggio o un supereroe».
I fumetti anticipano la realtà per John Cassaday (elezione di Obama); per Eduardo Risso, storyboard e fantascienza determinano i dettagli dei disegni; nei Simpson, il mondo  globale è diseducativo. Il fumetto ha (mai avuto) un ruolo pedagogico? «Il fumetto è arte! Ha lo stesso ruolo pedagogico della pittura, della scultura e della musica. A Caravaggio per esempio avrei fatto disegnare Batman, o anche Hellboy, perché era moderno in tutto: nel tagli dell’immagine…una sorta di precursore di Mike Mignola». Nella Civil War, Capitan America rappresenta i ribelli contro Iron Man e il Governo, tu da che parte stai? «Cap! Che domande… a livello di immagine il Cap di oggi ha un taglio moderno, figurativamente rappresenta lo spirito della nuova America che ha eletto Obama, quello più libero dai vincoli governativi».
Il crossover «Nei fumetti non riescono mai bene. Nei giochi invece funzionano perché le storie sono create dal giocatore… mi piacerebbe un game Batman vs Wolverine». Lo storyboard contamina la storia «L’idea iniziale è pura, ma il 100% dell’idea non viene mai realizzato. C’è una contaminazione che ti fa realizzare il 70-80% dell’idea. Quello che non viene realizzato è l’errore, ma che in realtà è il jolly! In tutte le storie c’è un inizio, uno svolgimento e una fine, e una parte mancante che dipende dall’alchimia del momento. L’idea iniziale è un processo umano di imperfezione, che determina una crescita a livello creativo… è una continua base per prossimi input, direi che ogni lavoro è funzionale al successivo». I migliori tre fumetti dell'anno. «No comment. Per non scontentare nessuno!». Per i game, buona grande Alleanza…
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