il romanzo wiki dei guptara twins

Guptara_twins_foto
Mappa_calaspia

(versione estesa)

I regni di Calaspia-La
Cospirazione
è il primo romanzo fantasy dei fratelli gemelli Guptara.
Suresh e Jyoti, nati in Inghilterra da padre indiano e madre inglese, scrivono
storie da quando hanno 11 anni. Oggi ne hanno 19.
Il romanzo, scritto in modalità
wiki, è il primo di una saga che prevede sette libri e altre sottoserie,
realizzate non in ordine cronologico. Il romanzo, uscito in Italia
nell’aprile scorso (Mondadori, Euro 18,50), è stato presentato dai due ragazzi,
ora residenti in Svizzera, durante “Mare di Libri”, primo festival della
letteratura per ragazzi (Rimini, 20-22 giugno).
Con Suresh e Jyoti parliamo di
wiki, del viaggio, della verità e del Tempo. Suresh Guptara ha i capelli
lunghi, Jyoti invece li ha corti, e gli occhiali. Entrambi portano una
maglietta rossa con il “+” bianco della confederazione elvetica. Per un periodo
di tempo Suresh è stato a Londra, così i ragazzi per il loro romanzo hanno
utilizzato la modalità di scrittura wiki (documenti e ipertesti, scritti in
condivisione ndr) e alcune applicazioni internet «Negli ultimi 4 anni
abbiamo usato MSN, Skype per discutere, mentre con le mail ci scambiavamo le
impressioni sulle versioni, poi ogni 6 settimane c’era il check sul testo».
Internet e fantasy, coniugati come per i MMORPG, i giochi di ruolo on-line.
I gemelli Guptara ne La
Cospirazione
raccontano il viaggio di Bryn Bellyset, un ragazzo tornato a
Quivelda dopo quattro anni di studio, che trova nel ritorno solo morte e
desolazione. Gli Ostentum, mostri dal nome impronunciabile, attaccano il regno
insieme ai feroci Nurgor, esseri del malanimo viscidi e muscolosi. Ma i saggi
si rifiutano di credere l’esistenza del Male dopo le Guerre del Valico. Bryn e la
sua compagnia dovranno affrontare così il viaggio per salvare il regno.
«In questo libro la trama è l’illusione: il modo in
cui viene interpretata. Volevamo rendere il fatto che nella vita ci sono sempre
delle idee iniziali che vanno rimesse in gioco, non bisogna fermarsi ma scavare
ogni volta», così nel romanzo si parla di una macchinazione e un percorso
perché «è questo che determina la crescita», traducono in inglese il detto «La
ragione non è il maligno, è il maligno che indossa la maschera della ragione:così
non si può mai parlare di verità unilaterale, non tutto è bianco o nero, e
anche in questo libro non esistono il Male o il Bene Assoluto. Ma si deve
osservare, e rapportare, esistono lotte interiori: ci hanno abituato a pensare
che gli orchi siano brutti e gli elfi belli, ma è tutta un’apparenza». Niente è
come sembra.

I ragazzi si alternano in modo
sincrono, contestualizzano con modi veloci, hanno occhi neri e vivaci. E nel
tempo di risposta, il rispetto dell’uno per le parole dell’altro, senza fretta.
«Il fantasy è una realtà complessa. Ogni genere ha un’arte: la fantascienza ha
la tecnologia, noi la magia. Nel mondo di Calaspia i personaggi sono normali,
esseri umani “vicini” a quello che vediamo, poi abbiamo usato una griglia
metodologica che include sentimenti, società, cultura…del mondo reale». Poi
«per creare un mondo fantasy bisogna
essere ancorati alla realtà: devi essere credibile altrimenti non ti ritrovi».
«Volevamo stimolare domande, non
imporre una visione» guardare l’altro lato della verità. Nella loro scrittura
«le idee migliori sono arrivate dal conflitto, dal fraintendimento, dalle
alterazioni di altre idee, così abbiamo creato anche un prodotto migliore», un
modo di vedere la letteratura come entertainment in cui contaminazione e genere
si fondono per raccontare gli spazi: le scene del romanzo sono spesso descritte
come frame di un film: le guerre del Valico, i Barue, la Pietra Nera, il popolo
dei Numenii, Eridanus, la città di Quivelda, e poi Bartholdi, Mittni l’amico,
la condottiera Aesir. Sono molti i personaggi e i luoghi che sfilano durante la
narrazione.
Essere giovani nel fantasy «Vuol
dire creare un mondo e fare tu le regole». Determinare movimenti e punti. Anche
i nomi di Calaspia vengono dall’alterazione di parole, singoli lemmi di
un’altra lingua immaginata dai giovani autori. Ma se «Tolkien era un filologo e
ha inventato davvero lingue nuove (la lingua degli elfi ne Il Signore Degli
Anelli
) per noi sono uno strumento come la tecnologia. La lingua è un
complemento di mezzo, non la usiamo come effetto ma come nesso»

Il Tempo e il viaggio sono
elementi fondamentali nello sviluppo dello storyboard, motori della crescita di
Bryn «Non esiste l’uno senza l’altro, senza tempo non c’è viaggio e viceversa».
Una riflessione di sviluppo e crescita che viene dal Mondo reale «Oggi si vive
in modo malsano, quasi in overload e overdose», usano termini forti i ragazzi
della fantasia «ci sono troppe informazioni che ci rendono meno produttivi». È
per questo che «sarebbe giusto fermarsi e pensare che oltre a questo tempo
esiste il lungo termine, i problemi della produttività, del surriscaldamento
della Terra, e in questo capire l’importanza delle nuove community». E per il
cambiamento «sarà importante l’usabilità della tecnologia», non conoscono bene
l’Open Source ma dicono «della filosofia OS ci sembra importante la
trasparenza».
Gli chiedo qual è il loro
supereroe preferito «Spiderman, perché è contemporaneamente vulnerabile e
forte, un personaggio complesso, contraddittorio». Suresh e Jyoti hanno finito
di scrivere il secondo capitolo de I regni di Calaspia, che uscirà a marzo in
Germania e in Italia qualche mese dopo.
Al festival, parlo di creatività e
linguaggio con altri due enfant prodige della nuove generazione: Licia Troisi,
la regina del fantasy più letta in Italia; e Paolo Giordano, autore de La
solitudine dei numeri primi
. Per Licia «Nella creatività si deve usare
tutto. Io uso anche i fumetti…i preconcetti costringono a incasellare la
realtà». Sull’ultimo libro
di Licia La ragazza drago, la
casa editrice ha organizzato un concorso che chiedeva di realizzare un video
fantasy.
Il vincitore diventerà un personaggio del prossimo episodio.
Per Paolo Giordano «La scrittura coincide con il
linguaggio, la creatività è nel feedback. Funziona se dimentichi l’esecuzione,
e se dimentichi la tecnica scopri la potenzialità dello strumento».
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