Il mondo è una foresta. Abitiamo nelle città. Fra non molto il 70% della popolazione mondiale abiterà nelle metropoli.
In questa parte di Polonia nord-orientale – Voivodato di Podlaskie – ho visto balene, Moby Dick spuntare dai tronchi degli alberi, ascoltato il suono del picchio nero, imparato molto bene cosa significhi vivere senza sbarre alle finestre. Ho percorso campagne, lungo strade che sono ospiti dei boschi tutto intorno. Non è il contrario, non è il mondo che fa da appendice all’umano, è il contrario anche se ce lo siamo dimenticati.
Ho guidato in silenzio, imparando ad attendere un animale qualsiasi, che spuntasse da un momento all’altro, alla prossima curva, e non ci sarebbe niente di strano. Anzi è un’attesa entusiasmante, priva di paura nei confronti dell’altro, gli altri, in questi ennesimi giorni terribili. E’ l’uomo che non ce l’ha fatta. Mica il contrario. Hanno ragione i La Municipàl.
(alcuni dei dipinti di Barbara Bańka)
La foresta ce la farà, così gli alberi, le piante, l’ossigeno, l’inesorabile ovunque che cinguetta, calpesta, edifica, nidifica, il mugghio del bisonte, il bramito dell’alce.
Ho incontrato Tomasz che fa la guida nel Białowieski Park Narodowy, questa la dizione specifica del parco patrimonio UNESCO. Tomasz è stato un incontro straordinario, ne parleremo a breve sul cartaceo con una lunga intervista sul senso della protezione, sul perché dobbiamo comprendere la ragione della salvaguardia, sapere la necessità, cambiare prospettiva. Desincronizzare il tempo degli uomini e renderlo più ampio.
Nell’atelier di Barbara Bańka prendiamo un tè, il parquet a terra e il riverbero del sole, pulviscolo misto a odore di legno. Barbara che è figlia di una guida del parco e che la foresta l’ha sentita, vista, spuntare dentro di sé, nella sua arte, che racconta la vita minuscola degli alberi e le creature che li abitano.
Tornando a Varsavia, dove anche lei ha studiato, ragiono e comprendo che non sono un abitante urbano, se mai lo sono stato, invecchiando lo divento sempre meno.
Annuisco di fronte a una bella casa di campagna, come quelle che ho visto qui, non comprendo più la smania di adolescenza della società metropolitana, l’avversione che abbiamo sviluppato alla morte, Freud ne sarebbe fiero.
La foresta invece ha un tempo complessivo, è una melodia, dove non ci sono singoli ma tutti siamo bosco.
Ho deciso allora, che per quanto mi sarà possibile, e fino a quando avrò possibilità, prenderò su di me la parola che ha usato Tomasz oggi, per definire cosa possiamo essere | diventare nei confronti di queste foreste, primarie o non. L’incarico di diventare “AMBASSADOR” nel mondo delle foreste, di tutte le foreste del mondo. A partire da questa. A partire dalla foresta primaria di Białowieża.