Giornata sghemba che si chiude per fortuna con i Faith No More. We care a lot. Fare attenzione, a tutto quel che ci circonda.
Mi ci ha fatto pensare molto stamattina Mirosław Angielczyk, “boss” del Ziołowy Zakątek che si trova a Koryciny: un giardino botanico che ha al suo interno molte piante endemiche, ma non solo (il ginseng del Tibet per esempio), un agriturismo, una SPA che usa le erbe officinali, un bosco che ospita piante da tutto il mondo, serre, con Rosa il pastore tedesco che ci seguiva dappertutto, gli uomini che per i cani pastore sono il loro gregge da portare in salvo, non sanno neanche quanto ne avremmo bisogno.
Mirosław è un uomo che parla poco, ha gli occhi miti e la voce sempre bassa. Mentre mi portava con Emilia, che traduceva inglese in polacco, e viceversa, in giro per il giardino botanico, “le piante insegnano la pace” ha detto e non intendeva solo il contrario di guerra. Per meglio dire, era un concetto più ampio. Non avevo compreso ma parlava del conflitto interiore.
Passeggiando lungo i viali fioriti del Ziołowy Zakątek, la parte boschiva, visitando il centro dove si vendono carote e pomodori dei contadini, e ancora i piatti e i manufatti creati nei laboratori per bambini e adulti, c’è una dimensione di matericità che sostiene la creatività più che il solo pensiero.
E allora è questo che impariamo dalle piante, le erbe officinali, la cadenza delle stagioni e la cura verso se stessi, e gli altri. Che siano animali o piante, sculture come quelle realizzate dall’artista che lavora in house, qui Ziołowy Zakątek, piuttosto che nuvole e mulini a vento.
Dopo un pranzo veloce, ma non troppo, e aver salutato Mirosław ed Emilia, in direzione del The Rev Krzysztof Kluk Museum of Agriculture di Ciechanowiec, solo che il tour era organizzato con troppe altre persone e allora una visita veloce al parco esterno.
Lungo la via, mi sono fermato in mezzo ai binari di una ferrovia. Qual è la direzione giusta, ci chiederebbero le piante, Quella del vento, risponderebbero i semi: il vento, il tempo, la superstizione.
Nuvole all’orizzonte in questa parte di Polonia, strade che transito solo, il tempo dei pensieri, e dunque della malinconia, quella che non ci diamo per timore di ciò che potremmo trovare. Qui invece il tempo c’è, nelle vie poco transitate così nel poco traffico. La Polonia, poi lo scriverò anche negli articoli, sembra un continuo labirinto appena umano che tenta di sfuggire all’intrico verde di una foresta più grande. Il bosco dei giorni.
Mi dirigo così verso il complesso della Montagna Sacra di Grabarka (un complesso monastero ortodosso) ricco di suggestioni, icone dorate, un giardino pieno di croci. Quanto rimane della nostra presenza su questo pianeta. Non c’è tempo per la perdita, ma solo per il bello, e la verità. Pravda, si dice così in polacco, mi ha detto oggi Emilia, e ripeteva Mirosław: “Pravda” (così si chiamava anche l’organo di stampa ufficiale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica che dal 1992 è diventato organo del Partito Comunista della Federazione Russa).
La verità è semplice, come un bosco, un piatto di cibo caldo insieme. Alla fine comunque la giacca l’ho comprata in złoty, tramuterà il freddo e il vento in resistenza.