Scrittori in viaggio


Si viaggia per scappare, per vedere il mondo. Si viaggia per dimenticare qualcuno o qualcosa. Si è viaggiato molto nel Novecento, per avventura e scoperta, la promessa di un mondo migliore infranto da due guerre mondiali. Si viaggia meno oggi e sempre meno si dovrà viaggiare, ci dicono gli analisti, nel futuro. Il mondo ha esercitato da sempre fascino dell’esotico, incarnato speranza – il lavoro -. Il viaggio come carburante, punto di vista, spazio di riflessione, sogni, meraviglia. A tutto questo sembra ispirarsi il libro illustrato Scrittori in viaggio di Travis Alborough (trad.it. Silvia Bre, L’ippocampo, 19,90€) dal sottotitolo, Sulle orme dei grandi autori.

Il volume – 224 pagine, molte le immagini a colori, alcune d’epoca – contiene “35 itinerari d’autore” da Bram Stoker che, per catturare il suo famoso vampiro, si recò nel pittoresco villaggio di Whitby – Nord Yorkshire, Scozia del Nord – ai racconti della neozelandese Katherine Mansfield alle terme; mentre Jane Austen passeggiava sul lungomare della spiaggia di Worthing, Herman Melville giovane marinaio salpava a bordo della St Lawrence da New York a Liverpool (l’importanza dell’esperienza prima di scriverne ndr).

Fino ai nostri giorni con la creatrice del maghetto dalla cicatrice a forma di saetta più famoso del mondo J.K. Rowling in treno da Manchester a Londra. Da Elizabeth Bishop affascinata dalla Natura magnifica del Brasile a Lewis Carroll che trova il suo paese delle meraviglie in Russia, ad Agatha Christie a bordo del “suo” Orient Express.

Seguiamo poi Heinrich Böll nella verde isola d’Irlanda, e ancora Joseph Conrad che incontra il Cuore di tenebra dell’Occidente in Congo, e poi Flaubert in India e Goethe in Italia, sir Arthur Conan Doyle che a Zermatt in iSvizzera concepisce invece, finalmente, il modo di far fuori la sua più celebre creatura, Sherlock!

Gli eleganti Francis Scott Fitzgerald e Zelda in Costa Azzurra, poco prima della notte, sino ad arrivare ai due rough Jack: Kerouac on the road sognando California e London che invece, oltre al Klondike, di viaggi ne fece un bel po’; e infine, le prime pagine sul piccolo principe Antoine de Saint-Exupéry che proprio di viaggio “scomparve”.

Una rotta immaginaria che contempla anche il suo contrario, la disillusione del viaggio come panacea dei propri mali così Virginia Woolf che alla vita di società preferiva la cautela, e quando andò in Grecia ne rimase fortemente delusa (“questa vista, dico, è opprimente” le sue parole ndr).
Un libro con idee e suggestioni per viaggiare, insomma, se non per davvero quantomeno con la fantasia.