E poi ci sono giornate così che restano nel cuore più di altre e non sai neanche tu perché. Gli uccellini delle 6 che ti svegliano con il loro cinguettio dispari, e mentre andiamo verso l’imbarco che ci porterà a Battambang, la seconda città più importante della Cambogia, vicina alla Thailandia, non lo sai cosa stai per vedere, fino a che dopo essere salito su un barchino a motore guidato da due ragazzini, davanti a te si schiude non solo il fiume, ma la gente del fiume.
Durante la navigazione sul lago Tonlé Sap si raggiunge il fiume Sangké. Subito dopo la “foresta palustre” si attraversa il lago Tonlé Sap, una delle più grandi riserve di pesci d’acqua dolce del mondo. Il corso del fiume qui si inverte e la superficie del lago si moltiplica per quattro.
Ed è qui che trovi i villaggi galleggianti dei nomadi dell’acqua. Comunità che vivono e si auto-organizzano su case mobili.
Durante la stagione secca, poi, il fenomeno idrologico si inverte e le acque del lago iniziano a fluire normalmente verso il Mekong così che le case galleggianti vengono trasportate altrove dalle barche sottili.
Bambini dai volti gentili, sorridono al passaggio, giocano, ruzzolano, insieme a cani, gatti, donne anziane, piccoli negozi pieni di vestiti, cibo, tavolini di legno, espositori contengono biscotti, persino colori per i capelli. Dentro le gabbie i coccodrilli attendono il passare del caldo, le uova di coccodrillo si vendono poi al mercato.
Ragazze sorridenti tirano su le reti con il bottino dell’acqua, piccoli pesci, rane, bisce che poi verranno seccate, ovunque alberi palustri e mangrovie, gli uccelli che provengono dalla Cina e dalla Russia solcano le acque e le terre sommerse di palude, risaie in alcuni casi, nei villaggi ci sono anche 600 persone, i ragazzini vanno a scuola: grandi edifici stabili costruiti su palafitte, le piante di giacinto spuntano colorate dall’acqua, i pescatori superano la nostra imbarcazione, veloci con le maschere e le felpe tirate su sfrecciano per arrivare in tempo all’appuntamento con la pesca.
Più si scorre lungo il fiume – una piccola sosta al Monastero nero – uno dei 5.000 monasteri buddisti sparsi per tutto il Paese, 50.000 sono i monaci buddisti – più le case galleggianti diventano palafitte usate dagli stagionali che, a differenza dei nomadi, stanno qui per la sola stagione della pesca e poi tornano alla loro attività prevalente nelle città o nei paesi di provenienza.
Arrivati a Battambang (ci vogliono circa 7 ore passando dal fiume) dopo una veloce visita al mercato cittadino saliamo sulla collina Phnom Sampeau, una formazione rocciosa naturale che contiene una serie di grotte, tristemente nota per essere la “Murder Cave” dove i Khmer Rossi uccidevano gli oppositori, per lo più intellettuali.
L’ingresso al regno della morte dà sempre i brividi, i prigionieri venivano lanciati ancora vivi, sul fondo.
Dalla stessa strada però, per fortuna, il grande Buddha in pietra della montagna sorveglia la fuoriuscita di milioni di pipistrelli volare, che ogni giorno al calar del sole, intorno alle 17:40, lasciano la grotta al tramonto, onde del cielo in transito fino ai campi di riso e ai laghi di questa perla dell’Asia.