Cambogia reportage blogdiary 2


I volti di pietra si illuminano all’inizio del giorno. Terrapieni e liane spuntano ovunque, al mattino il risveglio è delicato, la colazione leggera con yogurt alla vaniglia e succo, ne avrò bisogno durante tutto l’arco del giorno. Dal finestrino del van sfilano i volti sereni dei bimbi alla domenica che giocano a terra, tuk tuk indaffarati, mi chiedo cosa vadano a fare, con tutte le loro pile di cose e teli colorati.
C’è un sorriso, una pace babilonese, che parla tutte le lingue, qui in Cambogia, e che prende dentro, tutto quello che può.

La sabbia rossa sotto i piedi. I giorni come una canzone, un saluto che cresca lieve, dalle province del corpo ai terrapieni delle spalle, il collo, la geografia dei corpi immersi dentro fiumi d’aria.Dentro i templi, le piante sono penetrate nella roccia, immerse nell’ombra hanno strisciato e si sono imbevute della vita minerale, quando parliamo di interregni e lingue di mondi diversi, ecco, questo si ascolta qui, nel silenzio immutabile della foresta.

Ta Prohm è uno dei siti più intatti, come fare a raccontare ciò che vedono gli occhi i piedi gli occhi le gambe gli occhi ogni fibra e muscolo all’arrivo dentro le coorti di pietra arenaria, le radici degli alberi che spaccano e stritolano, forza e mistero. E se Angelina Jolie (che verrà ad abitare definitivamente qui tra non molto ndr) ha reso celebre questo sito misterioso con l’iconico ruolo di Lara Croft nel film Tomb Raider, il sito di Ta Prohm è aria condensata, molecole alla porta est, camminando sotto i cunicoli e le rovine del tempo, la pietra scura ricoperta dal muschio.

È quando arrivi poi alla capitale khmer di Angkor Thom (XII secolo), sfili sotto la Porta Sud con le sue enormi statue raffiguranti la zangolatura dell’oceano di latte, e il Tempio Bayon, con le sue 54 torri decorate e i 200 volti sorridenti di Avolokitesvara, i Phimeanakas, il Royal Enclosure, la Terrazza degli Elefanti e la Terrazza del Re Lebbroso.
Sono metri di destino che si svolgono sotto gli occhi custodi, scene di guerra che è sempre la stessa a qualsiasi latitudine, le invidie dei popoli e dei fratelli. L’uomo capace di sopraffazione eppure qui si vede solo il suo contrario. Non contano i fori di proiettile sulle rovine, contano i legni rimasti intatti dopo 1000 anni e l’erosione del tempo, i profili degli elefanti che costruirono il mondo.

L’innalzamento degli animi verso le divinità e le porte del cielo del tempio Ta Keo, scalini ripidi al 70% e la sensazione di essere in un punto dell’Universo, anche se il vero centro del mondo per i cambogiani continua a essere Angkor Wat, un complesso che si sviluppa su 81 ettari (paragonabile per dimensioni al Palazzo Imperiale di Pechino), con le sue cinque torri – le stesse raffigurate sulla bandiera cambogiana – considerato dagli storici dell’arte il primo esempio di arte e architettura Khmer.
Adesso una doccia veloce prima di andare a cena, certo del fiume, delle luci, gli abitanti e le creature della foresta, spiriti compresi. Domattina sveglia alle 6 verso Battambang.