Islanda – blogdiary 4


La fenditura di un ghiacciaio ti dice quanto spazio c’è sotto di noi. Misura il tempo, e la caduta dei gravi. E’ la polvere di superficie che Daniel, la nostra guida, calcia con i ramponi per saggiarne la consistenza. La fenditura è blu, non solo bianca. Attorno c’è il ghiaccio, la stratificazione dei giorni. A saperlo interrogare il ghiaccio ti saprebbe dire quanto è piovuto, e quando, in che zona in particolare prima che le nuvole si spostino, ancora, con i venti e la pioggia.

Stamattina in effetti era cominciata con la pioggia, ininterrotta, che cade da ieri, tutta la notte, oggi un breve spazio per la risalita al Falljökull e al Vatnajökull le terre dei giganti di ghiaccio e roccia, nella mitologia norrena chiamate, Jǫtunheimr, le lande da cui proviene anche Loki, il dio dell’inganno, nella saga Marvel di Thor.
Poi però l’istante perfetto, all’arrivo delle enormi jeep dei ragazzi di Local Guide con un piccolo gruppo di 7 siamo risaliti lungo i costoni: due ragazzi da Seattle, lei sarda originaria di un paesino in provincia di Cagliari, in America da 4 anni collabora con una ONG, lui invece fa il micro-biologo; una coppia di inglesi, lui, lei tedesca che vive nell’Inghilterra di questi giorni oramai orfana della Regina Elisabetta II, infine un signore di una certa età, non sono riuscito a carpirne la nazionalità.

Zaini in spalla e silenzio interrotto, ogni tanto, dai rumori di assestamento dei ghiacciai, che si sono ritirati sì ma “dipende” come mi ha risposto Daniel, dipende dalle precipitazioni, dal surriscaldamento globale di ritorno, del resto del pianeta insomma. L’Islanda “pesa” sull’inquinamento quanto il suo popolo sul pianeta Terra: poco più di 360mila abitanti su 8,5 miliardi di persone nel mondo.
I piccoli torrenti, i crepacci, i ramponi che spingono in salita, le capre arrampicate sui costoni ai margini del ghiacciaio. Persino pietre abitate di micro-organismi vegetali.
Tutto si muove qui, tutto è storia e mitologia si intrecciano, mentre il tempo scorre in una diversa percezione spazio-tempo, una bolla di non-suono che si alimenta di ciottoli e materia, strane forme di ghiaccio e fenditure – appunto – piccoli crepacci che ci fanno intuire la profondità della Terra calpestata dagli umani, misera cosa rispetto ai chilometri di terra sotto di noi: camini naturali, morene risalenti a migliaia di anni prima, un tuffo al centro del pianeta, e ancora più sotto il nucleo incandescente che ci permette di navigare, zattera appena, alla deriva nel cosmo.

Tra il punto d’incontro alla mattina e il ritorno a valle passano 4 ore, un battito di ciglia.
Resta il calore della fatica sulle guance, mista ai pochi residui di raggi solari durante la discesa.
Un senso di appagata spossatezza, di lontananza dal resto degli affanni. Tutto sembra piccolo in Islanda, il confronto non regge se di mezzo ci sono gli dèi primordiali che hanno creato il Tutto.

Il resto del giorno è viaggio a nord-ovest. Il mitico passaggio è più in alto, ma in macchina si guida sotto pioggia battente, 11°C e nebbia densa, da cui potrebbe spuntare i giganti. Poco prima dell’approdo a Reykjavik.
Vedo dall’alto la città dal FossHotel, un po’ di stanchezza e di malinconia, del resto domani è l’ultimo giorno nell’Ice Land.

  • Mauro Garofalo |

    un’autrice che in Italia si occupa molto della “mafia della sabbia” è Laura Calosso, detto ciò sì, la situazione in generale non è per niente rosea pure forse val la pena provarci

  • carl |

    Su Le Monde ho letto che l’altro “isolotto ghiacciato”, la Groenlandia, potrebbe campare limitandosi
    a vendere sabbia al resto del mondo..
    Chissà? Forse anche l’Islanda… Ma il fatto è che a ‘sto mondo perfino la sabbia è un prodotto di cui ci si sta cominciando a preoccupare…
    Robbe da non credere..! Eppure…

  Post Precedente
Post Successivo