“un fascio di bombe” a colloquio con…milo manara

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(versione estesa)

Oltre i supereroi. I disegni delle “eroine proibite” (e delle pin up) di Milo Manara prendono il lettore per mano e – come per Ulisse – lo portano in viaggio. Ma i mari, le città, sono sfondo utile alla Storia.  I fumetti di Manara sono linee sinuose, segno che attinge colore e tratto nell’eros ellenico, affrontando così il Tempo e il quotidiano. Dove le città (Venezia, Parigi…o Napoli) appaiono dietro le storie delle donne, bellissime, di Manara. Al Comicon verrà riproposta la sua “graphic novel” Un fascio di bombe (Q Press ed., 9.90 euro), un fumetto sulla strage di piazza Fontana – scritta con A.Castelli e M.Gomboli – « È una bellissima sorpresa: sono stato entusiasta di farlo all’epoca, è un lavoro importante, a cui tengo molto. La graphic novel è un genere che gli americani hanno utilizzato spesso, c’è differenza poi tra comics e fumetti d’autore. Hugo Pratt (maestro di Manara ndr) quando si parlava di fumetto voleva che si dicesse “letteratura disegnata”. Bande desinèe, historeitas… all’estero il “fumetto” si chiama in modi diversi, distingue i fumetti più popolari da quelli d’autore. Le graphic novel dimostrano che il fumetto non è un sottogenere letterario, ma può essere accolto da autori a tutto tondo che ne interpretano al meglio le potenzialità, è un modo per raccontare qualsiasi cosa».


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Soprattutto negli ultimi dieci anni «il fumetto è divenuto un contenitore che può includere tutti i generi, è una formula espressiva ampia che può contenere informazioni, può addirittura indottrinare – come dimostrano i disegni in Cina e in Algeria; ma in fin dei conti è sempre stato così: pur sotto una veste più nobile, anche i disegni di Giotto nelle basiliche di Assisi erano fumetti, che servivano a raccontare le storie di san Francesco, renderle fruibili a tutti, erano storie “pop” che venivano usate quasi per alfabetizzare il popolo».
«Ricordo che Federico Fellini mi raccontava di aver appreso di più sull’America dai fumetti che da altre cose. Per lui i fumetti raccontano molto di un popolo, del suo spazio urbano».
Non la città dell’eroe. Ma lo sfondo-funzione «Per me sia i personaggi che gli sfondi devono essere sempre e solo funzionali alla storia del racconto. È un valore universale: anche nei fumetti di Batman, in quel caso l’eroe ha bisogno di uno scenario altrettanto dark, perché quello è il palcoscenico in cui si muove: se immaginassimo le avventure del Cavaliere Oscuro a Busto Arsizio, credo che lo stesso Batman sarebbe più dimesso e meno svolazzante. Nei miei disegni, la città e gli spazi vivono nell’interesse della storia, spesso dipingo un motivo romantico (città che non siano metropoli, à la Gotham City). Ma è tutto coniugato al mio eroe. Anche se i miei personaggi più “seri” sono stati definiti antieroi. L’eroe è il protagonista e io non racconto eroi, anche il mio erotismo per funzionare necessita di identificazione e deve avere credibilità: le storie erotiche sono tali solo se riescono a essere credibili, e lo spazio del mio fumetto è domestico e quotidiano, poi nel rapporto con questo spazio i disegni possono prendere il volo, ipotizzare altri mondi», divenire utopia.
Spazio e tempo «si possono raccontare solo osservando, facendosi un’idea della realtà, ma sempre e solo raccontando quello che si conosce bene. Andrea Pazienza, partendo da questo presupposto, è stato in grado di raccontare il suo (e il nostro) mondo e realizzando il suo tempo, e la forza dei suoi disegni non ha ancora finito di raccontare l’attualità».
Il fumetto come la fantascienza anticipa la realtà «il fumetto si muove su immagini fisse, è un’arte strettamente imparentata con il cinema – l’anello di congiunzione tra i due è il cartone animato – ma la singola immagine del cinema non ha la stessa forza di un disegno che l’artista sceglie, tra centinaia. Il fumetto aggiunge una suggestione forte alla narrazione, la rafforza non sostituendola (non si deve mai accavallare infatti il testo al disegno: se nella tavola c’è un tizio che dà un pugno a un altro non si deve certo scrivere la didascalia)».
«Il fumetto ha le potenzialità per rompere tutti i codici: per esempio Maus, la graphic novel di Art Spiegelman. Fino ai disegni più “realistici” di Corto Maltese o di Moebius. I fumetti sono un media incredibilmente potente. Io compiango chi non conosce il fumetto, perché dietro quel mondo ci sono interi universi».