fast4ward puntata 6: moNobit

MoNobit
(versione estesa)
L’anno scorso per Generazione X 2.0, reportage sui giovani
talenti creativi, abbiamo incontrato un musicista, Maurizio Loffredo, alle
prese con il nuovo album. A distanza di un anno siamo tornati per vedere cosa è
stato del progetto: «il nuovo album dei monoBit, titolo “in-costante equilibrio”, è in uscita in
questi giorni» dice Loffredo, sempre più simile a Wolverine degli X-Men. «sono
dieci tracce: musica alternative electro-rock, con alcuni punti di riferimento
precisi: Radiohead, Sigur Ros, Lamb».
Tutti i testi «sono in italiano,
volevo riuscire a comunicare attraverso questa lingua, che mi appartiene nel
senso che rappresenta il modo in cui conosco tutto quello che so, dare il
(vero) nome alle cose vuol dire capirle». Il linguaggio in musica, continua
Loffredo: «rispecchia quello che sei, ti spinge a trovare un equilibrio
(im)perfetto, da qui il titolo dell’album, che dipende da molti fattori: è
l’insieme del tuo mondo, micro e macrosistemi che si compenetrano.
L’album sarà promosso online. «Attraverso la Rete si può far arrivare la
nostra musica a quante più persone possibili». Social network «Con il gruppo
utilizzeremo, e già lo facciamo, sia MySpace (www.myspace.com/monobit) che Facebook: entrambi sono
strumenti utili, forse MySpace è superato, principalmente perché lo hanno preso
in mano i musicisti e il rischio allora è di essere auto-referenziali. La forza
di FB è che trovi persone “normali”, e allora hai feedback reali! Proprio con
FB promuoveremo concerti e video. L’uso di FB è diventato mondiale, se si
riuscirà a ri-orientare in termini di “contenuto”, potrebbe divenire una Rete
utilissima.



Nella musica, la tecnologia in
generale «ha spostato il confine, ha permesso a tutti di avere un mezzo per
potersi esprimere. Anche se è un’arma a doppio taglio, perché non
necessariamente implica saper suonare uno strumento. Ognuno però ha il diritto
di esprimere, anarchicamente, la propria coscienza-sensibilità. Oggi molti
artisti si muovono a 360 gradi, c’è una grande necessità di andare “oltre”
perché nella musica è stato già detto molto. L’artista allora cerca di
esprimersi attraverso forme diverse, che significhi contaminazione tra generi e
arti diverse».
In Italia «esiste un problema di
censura, di fatto, viene esercitato un controllo sulla stampa e le televisioni,
l’informazione non è completamente libera. I social network sviluppano le
relazioni.  Ma attraverso le reti (e gli
interessi trasversali di molti) si possono reperire notizie, condividerle e
aggirare le “zone d’ombra”. Ultimamente, lo abbiamo visto con Twitter…».
Essere musicista in Italia. «per
poter fare bene una cosa, c’è bisogno di tempo dedicato. Il problema di questa
generazione è la frammentazione del tempo derivato dalla necessità di dover
fare altri lavori oltre il proprio mestiere, per quanto mi riguarda lavoro
sempre nel mondo tecnico-musicale. Ma mi piacerebbe un giorno produrre solo
musica, mia». Musica e TV. «Non è mai cambiato
il rapporto di forza, la potenza del videoclip è infinitamente maggiore della
musica: credo però sia cambiato il contesto, le tecnologie permettono di fare
video a costi molto più bassi al solo prezzo di un’idea creativa. Anche se
artisti di grande calibro continuano a investire milioni che, oggi, diventa
sempre più difficile recuperare con il calo delle vendite degli album. Ma la TV
ha sempre servito un altro padrone: gli introiti e la promozione».La musica «è un essere vivente
che genera altre idee, nel rapporto con l’elettronica è difficile capire cosa
sia nato prima: nelle creazioni di Karlheinz Stockhausen (il padre
dell’elettronica moderna) non c’era traccia dei tre elementi base della musica
– melodia, armonia e ritmo – nel senso convenzionale, eppure c’era musica!
Perché questo mondo va avanti, trova sempre nuove strade, si sperimenta: oggi
penso agli Autechre o, sopra tutti,
Bjork!».
Se dare un nome vuol dire comprendere, come ti definiresti? «Come Carmelo
Bene
che alla domanda: “Cos’è il teatro?” rispondeva: “Che ne so, io sono il
teatro!”».