watchmen e i fumetti al cinema: intervista alessandro di nocera

 

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immagini tratte da Il libro ufficiale del film Watchmen, 001 edizioni, euro 29
(da in alto a sinistra, prima fila: gruppo watchmen II, Gufo Notturno II, Dr.Manhattan, Ozymandias, Spettro di Seta II; seconda fila: Rorschach, New York 1, Il Comico, New York 2)

(extended version)

Watchmen

Watchmen il film di Zack
Snyder, nei cinema in questi giorni, porta su grande schermo i timori dell’Era
tecnologica. Merito del fumetto-cult di Alan Moore, considerato da Time Magazine «uno dei migliori 100
romanzi anglo-sassoni» più importanti del secolo.

I
fumetti hanno spesso anticipato la realtà, i rischi del futuro. In Watchmen una crisi mondiale senza
precedenti segna il passaggio tra il XX e il XXI secolo. Il conflitto tra super-potenze
sta portando il mondo verso la catastrofe atomica. Il sogno americano è in frantuni. Qualcuno vuole uccidere i supereroi.
L’unico a poter evitare il fallout
nucleare
è Dottor Manhattan, uno scienziato che a seguito di un incidente
ha acquisito il potere di intervenire sulla materia.

«Fumetto
e cinema hanno linguaggi diversi, dove conta il “trasferimento” da un medium
all’altro» dice Alessandro Di Nocera, autore di Supereroi e superpoteri (Castelvecchi), esperto di fumetti «il
fumetto ha un tempo stabilito dalle vignette, con un codice scritto e visuale
lasciato al lettore; nel cinema invece c’è un flusso temporale affidato al
regista e al curatore del montaggio, in cui lo spettatore può entrare ma non
può tornare indietro».

«Sia
Watchmen che V per Vendetta di Alan Moore sono opere figlie del loro tempo» afferma Di Nocera,
«nate a metà degli anni Ottanta, quando a governare gli Stati Uniti c’era
Ronald Reagan e Margareth Tatcher in Inghilterra: le storie vengono da lì, hanno
uno spirito punk e postpunk. Oggi sono tornate efficaci per le condizioni politiche
e sociali nel mondo».

Se
negli Novanta la novel di Moore sembrava aver decretato il definitivo canto del
cigno del fumetto supereroistico, il film di Snyder riporta la forza dei comics,
in tutta la sua cupezza dark. In Watchmen
il mondo dipende ancora da energie non rinnovabili (petrolio, carbone).
Ozymandias, il supereroe capitalista per eccellenza, tenta di evitare la fine
del mondo andando alla ricerca di fonti energetiche alternative (nel fumetto
si vedono già delle macchine a idrogeno ndr).

«Watchmen, forse al di là dell’autore, ha
trasformato il “supereroe” in medium. Prima il supereroismo era solo un genere
narrativo (americano), con Watchmen è
diventato un campo di indagine attraverso il quale vedere il meccanismo del
potere nella realtà: i rapporti tra politica-società, il successo individuale, il
superereoe mediatico contemporaneo: il reality man, la superstar».

Ancheilsupereroe

«Snyder
con Watchmen è rimasto fedele al
lavoro originale» continua Di Nocera, «con inquadrature rispettose dello
spirito dell’opera, anche se nella trasposizione ha dovuto accelerare
determinati tempi o sorvolare su altri (o creare nuovi agganci temporali) per
cui il lettore dell’opera originale rimarrà insoddisfatto: nella prima parte il
film è più legato al linguaggio di Moore, che passa attraverso flash-back e
flash-forward; nella seconda parte, è stato costretto ad accelerare i tempi pur
mantenendo percorso logico».
I
fumetti hanno uno specifico complesso, sotto questo profilo una delle migliori
trasposizioni è stata Sin City di
Robert Rodriguez, basato sulla serie di Frank Miller, che per tradurre il
fumetto in film però si è appiattito sul fumetto, rinunciando alla ricerca
cinematografica. In Watchmen, invece «Snyder non ha rinunciato allo specifico
cinematografico, ma non è stato didascalico» come a dire, per trasporre nel
migliore dei modi un fumetto in film, devi tradirlo conoscendo le basi fondanti
dell’opera.
Watchmen di Alan Moore, come molti fumetti,
descrive «realtà possibili» in cui tecnologia, tempo e spazi urbani si fondono
in un unico disegno futurista «il fumetto ha una grande forza, ha la capacità
di poter ricreare mondi passati, futuri, alternativi… utilizzando due codici forti:
uno linguistico, l’altro iconografico. Il codice iconografico permette di immaginare
mondi incredibili, utilizzando un sistema di rappresentazione non dispendioso
(in tv o al cinema, c’è sempre un esborso economico alto, a causa degli effetti
speciali). Il fumetto permette questa operazione in tempi brevi e modalità
efficaci, il grande fascino del fumetto è quella di rappresentare qualsiasi
cosa senza freni, qualsiasi realtà con tempi ridotti rispetto a qualsiasi altra
realtà, oltre ad assicurare ampio spazio all’immaginazione, guidato ma non
sovrastato».

Watchmen è però e soprattutto metafora del
supereroe «il Comico rappresenta lo
spirito del XX secolo, un secolo di orrori e tragedie in cui questo personaggio
senza scrupoli ha sguazzato, è la totale follia nell’apparente. Doc Manhattan
invece è l’incarnazione del tempo tayloristico, il tempo lineare dell’Industria
e della Fabbrica, in cui passato presente e futuro sono incanalati e
concatenati, senza sviluppo alternativo. Ozymandias è il capitalismo avanzato
che cerca nuove forme per reiterare se stesso; Ozymandias capisce che il vecchio
regime industriale deve essere rotto, altrimenti porterà alla distruzione,
decide allora di eliminare Manhattan (il film rende bene il passaggio, nel
fumetto c’è maggior ambiguità), ovvero un tipo di temporalità che non è più consona
alla visione del mondo capitalista: eliminando Manhattan, Ozymandias introduce
una nuova temporalità economica e sociale del capitalismo, salvando il mondo
attraverso la distruzione, per la creazione di un nuovo mondo globalizzato che
si salva attraverso il consumo, con nuovi consumatori e una circolazione
globale delle merci con la relativa omologazione a un unico mercato (nel film: la
ripresa di New York dall’alto, su cui svetta il palazzo con il marchio Veidt, a
metà fra il centro commerciale e l’industria). Rorschach invece è la
connotazione più reazionaria del supereroe, invischiato nel “meccanismo” non
può avere la visione generale, così osserva il XX secolo senza idea del XXI,
non per niente verrà disintegrato dal doc Manhattan (che a sua volta lascia la
Terra e si esilia su Marte: il XX secolo che abbandona il pianeta ndr). Gufo Notturno II e Spettro di Seta
II, infine, rappresentano la borghesia, sono le persone “normali” capaci di
trasformarsi, è la classe media che nel capitalismo quando si trasformano
creano la Rivoluzione (come quella Francese).

I fumetti al cinema: 3
film da vedere per Alessandro Di Nocera (A.D.N.)

V per Vendetta, dal fumetto di Alan Moore «il film di
James McTeigue – pur con tutti i tradimenti e i compromessi – cattura l’essenza
della storia e la proietta in modo forte verso lo spettatore, che ne rimane
colpito anche se non ha letto il fumetto».

X-Men 2, dai fumetti della Marvel Comics «il
regista Bryan Singer prende il concetto supereroistico degli Xmen, l’idea del mutante, e lo traspone al di là del
fumetto: un tradimento “totale”, coerente in termini di etica-immagine».

300, dal fumetto di Frank Miller «il
regista Zack Snyder compie una totale adesione allo specifico fumettistico, imponendo visionarietà alla storia, forza e
struttura dinamica. La migliore trasposizione di un fumetto in film, al di là
del valore dei contenuti extra-narrativi (il bello/virtuoso che si contrappone
al brutto/perverso), visto che il nostro mondo ha bisogno di integrare le
differenze, il “diverso”.

 

La curiosità

Uno dei media più importanti nella
serie Watchmen è il mensile NOVA Express, responsabile della
campagna stampa contro dottor Manhattan, lo porterà all’esilio su Marte; il
giornale intervisterà poi in esclusiva Ozymandias. Per Hector Godfrey,
direttore del concorrente New
Frontiersman
si tratta di un «mensile pseudo-intellettuale-marxista da
rockstar» (p.276, ed.Planeta, 2007).

 

Il Futuro e la
Tecnologia

Per A.D.N.: «I grandi illustratori del
passato, come Wallace Wood o Jack Kirby, hanno imposto una visionarietà tecnologica.
Poi, negli anni Settanta, con la rivista francese Métal Hurlant e autori come Moebius, l’immaginario tecnologico ha
subito una mutazione. Il fumetto francese ha anticipato l’idea di un futuro
meno idealizzato, asettico, simile al nostro, con atmosfere dark; in cui le
metropoli sono sovraffollate, le astronavi sembrano giganti petroliere, e le
varie etnie si mescolano senza amalgamarsi – come negli anni ’50 – in cui le
razze si contrastano (evidente in molte pellicole: da Alien e Blade Runner agli
dei spaziali in Immortal di Enki
Bilal allo storyboard di Dune che, prima
di essere affidato a David Lynch, fu assegnato a Alejandro Jodorowsky e Moebius)».