Un viaggio nel fantastico, tra i boschi e i colori densi della Tuscia. Tra monoliti e creature informi ma non malvagie, forse. Quasi come fossimo nel Labirinto del Fauno.
Le facce sono lì, giganti, enormi. Ciclopi che spaccano e svellono nemici; mostri marini che sembrano usciti dai peggiori incubi del repertorio della mitologia classica; ai romanzi di Rabelais, sui giganti Gargantua e Pantagruel.
Il Parco dei Mostri di Bomarzo (a nord di Viterbo, oltrepassata la magnifica cittadina di Bagnaia dove i treni passano in gallerie strette ricavate in mezzo ai palazzi ndr) è un viaggio all'interno di un mondo fantastico dove, quando si entra, si ha la sensazione di tornare indietro nel tempo, o forse a un luogo sopra le nuvole, dove il tempo non è mai esistito. Qui sembra di essere a Babilonia e, contemporaneamente, nella campagna inglese. Al cospetto di Nettuno, signore di tutti i mari, e tra le misteriose pieghe delle vesti di Osiride.
Il bosco sui cui sorge appare stregato, i rami degli alberi sembrano piegarsi al vento, entrano nella roccia che incanala la vita minerale e cava del sottosuolo, escono sui camminamenti di legno e le scale di peperino, scartano di lato attraversando i muri della Casa Pendente, escono come un rigurgito dalla bocca dell'Orco, si avvitano come una scomposizione escheriana tra i muscoli e le pose esagerate di Ercole e Caco.
I mostri furono realizzati da Pirro Ligorio – lo stesso architetto che terminò San Pietro alla morte di Michelangelo – su incarico del principe Pier Francesco Orsini, che dedicò il Sacro Bosco alla moglie Giulia Farnese.
Quella della Tuscia è una terra rigogliosa, splendide colline dal terreno buono per coltivare, orizzonte lontano, campi di grano e girasoli. Qui è ancora possibile dedicarsi tempo, a bere un buon rosso e mangiare pane sciapo con l'olio e pecorini che impastano la bocca di sapori dimenticati; minestre contadine povere e nutrienti, vere come la tradizione da cui vengono. Una terra ricca di suggestione, piena di tesori nascosti. Bomarzo è uno di questi. Riscoperto a metà degli anni Cinquanta da Giovanni Bettini dopo un lungo periodo di oblio. Impossibile, se si guardano i mostri che aspettano il viaggiatore che voglia incrociare i loro occhi di bragia. Come incubi riportati al conscio, i giganti di Ligorio ci mostrano l'enorme e il fantastico, il deforme e la paura, il mito dentro la suprema arte… e non è un caso che proprio a Bomarzo, Salvador Dalì si ispirò per il suo dipinto Le tentazioni di Sant'Antonio.
Info: parcodeimostri.com, ingresso 10 euro (unica nota "non positiva": non risulta ci siano convenzioni; valutazione personale: forse, per non far più "dimenticare" il Parco, il prezzo potrebbe essere ridotto, almeno per alcune categorie come studenti universitari di Beni Culturali, Arte e simili).