Storie delicate e maestose, personaggi come il mare in tempesta, e il cuore. Esce domani la seconda puntata de Le ragazze del Pillar – Storie di terra & mare, marinai & prostitute (19,00€, bao publishing – editore di Zerocalcare) di Stefano Turconi ai disegni e Teresa Radice ai testi.
Ogni volta che si legge uno dei graphic novel di Turconi-Radice (tra questi: Viola giramondo, Tosca dei boschi, e La terra. Il cielo. I corvi vincitore del Premio Segafredo Zanetti UN LIBRO UN FILM edizione 2021 del Festival del Viaggiatore di Asolo, di cui parliamo anche sotto) si ha sempre la sensazione di trovarsi di fronte a un arcoiris, o essere tornati alla bellezza dei mondi immaginari, di quando eravamo bambini, e persino il male – la paura – erano bianche scogliere, falesie, dobloni, vento, avventure su enormi galeoni e noi non più (solo) qui ma nell’altrove della fantasia.
C’è una sottile aura di giocosa caparbia nei testi di Radice, così come la vena artistica di Turconi poi sembra un fiume inesauribile.
V’è quindi un habitat narrativo, e un discorso sull’arte che andrebbe fatto a parte, quando si citano questi due autori, poiché di bellezza senza clamore in epoche come questa ce n’è davvero un gran bisogno.
In questo secondo volume delle ragazze del Pillar to Post, il bordello di Plymouth al centro della storia del Porto Proibito (primo volume della serie) le storie che si dipanano sono quelle di due personaggi femminili: Tess che cerca di andare avanti nonostante la verità, Tess che si innamora del capitano maomettano della Last Chance, Tess che mente sapendo di mentire, del resto: chi di noi non lo fa pur di sopravvivere, prima o poi? Tutto sta nella redenzione. E poi c’è la storia di Cinnamon, in qualche modo intrecciata, sovrapposta, dislocata rispetto alla prima. Ma – paiono suggerirci gli autori – non sono forse tutte le vite sovrapposte: e i tempi singoli immersi nel più grande fiume collettivo, le storie immerse nella Storia, e noi appena foschi bagliori di primo mattino?
Abbiamo letto il volume in anteprima e raggiunto gli autori per un’intervista (preview delle tavole per gentile concessione dell’editore).
Una nuova avventura per le ragazze del Pillar. L’Ottocento e Tess che incontra il galante capitano Allali. I vostri personaggi vivono tra gli scogli, l’erba alta, la spuma del mare, le colline e le rocce. Sembra siate dalla parte della Natura ma raccontate storie di città, porti, uomini e donne, è così?
«La Natura è spesso per noi un altro personaggio, una presenza di peso non inferiore a quello dei protagonisti: a volte è di conforto, a volte ispira la poesia, altre è ostile e incomprensibile. Ma a noi piace metterci dalla parte dell’uomo, condividerne le emozioni, lo smarrimento, le gioie. Ci piace enormemente passare tempo all’aria aperta, soprattutto in cammino (è camminando che vengono alcune delle idee migliori!), preferibilmente lontano dalle folle, magari verso i rifugi sui monti… ma anche lassù il nostro cuore ha bisogno delle persone che amiamo per potersi sentire “a casa”».
“Non esistono stranieri esistono solo sconosciuti” dice Allali a Tess, è il concetto dialtro che nella contemporaneità ha affrontato anche Joseph Conrad. Chi sono gli altri, l’altro, per voi nelle storie che illustrate, e qual è il vostro lettore ideale (come direbbe Umberto Eco, grande appassionato di fumetti)?
«L’altro è un’opportunità, una porta che s’apre all’inaspettato, uno specchio in cui inizialmente fatico a riconoscermi, magari… ma poi, se mi ci accosto bene, ecco che mi ritrovo: in una paura, un dolore, una fatica, una gioia, una vittoria, un amore. L’altro è un punto di vista inedito sulle mie stesse emozioni e quindi, già di per sé, una ricchezza, perché condivide con me l’essere umano, ma lo fa giustamente a modo suo, con la sua unicità. E non è detto che debba per forza piacermi, o che io debba piacere a lui, ma di certo conoscerci può aprire a entrambi nuovi orizzonti. Nelle nostre storie sono sempre gli incontri a innescare i cambiamenti… come nella vita. Il lettore ideale è curioso, non ragiona per etichette, non è spaventato dai nostri continui cambi di atmosfere, tecniche, epoche storiche, temi, età dei protagonisti… perché gli interessano le storie, ed è bello quando qualcuno sa riconoscerci pur nella diversità, tra loro, dei nostri tanti fumetti».
I vostri graphic novel sono grace, una delicatezza gentile nei toni così nelle tinte, nelle coloriture e le parole, anche se qui parliamo di prostitute. Oltre Conrad, e Milton, quali sono gli autori verso i quali va il vostro debito letterario?
«Intanto grazie di questa definizione. Più che autori di riferimento fissi, abbiamo “compagni di viaggio” che cambiano a seconda dell’impresa che andiamo ad affrontare (c’è chi è più adatto alle ripide salite, chi ad affrontare i marosi): questo per dire che i nostri autori di riferimento spaziano da Omero ai registi di opere cinematografiche contemporanee (perché sì, in fondo il cinema é letteratura in movimento… e per noi i film, insieme alla musica, sono una grandissima fonte d’ispirazione). Citare tutti sarebbe impossibile, vista la rapidità con cui cambiamo “orizzonte”, ma di sicuro siamo enormemente debitori ai grandi classici d’avventura della nostra infanzia… e a tanta, tanta poesia».
In questa nuova avventura, la nave si chiama Last chance, si parla di tesori e futuri possibili. Personaggi femminili, bambini e adulti. Tutto è intrecciato. E’ un modo per parlare del tempo e di come il presente e il passato siano sempre intrecciati al futuro?
«Non sappiamo se sia un modo per farlo, andiamo molto d’istinto nel costruire le nostre storie… ma di certo presente e passato sono sempre intrecciati al futuro. Per sapere dove stiamo andando dobbiamo ricordare da dove siamo venuti. I nostri personaggi si trovano spesso in cerca d’indizi su chi veramente sono e, per trovare risposte e direzioni, devono affondare nel passato, alla ricerca di radici in grado di sostenerli quando “spiccheranno il volo”».
Avete vinto il premio Un libro Un film con La terra, il Cielo, i Corvi una vicenda ambientata durante la Seconda guerra mondiale. Nell’eventuale trasposizione da fumetto a film (ed è successo a L’Arminuta vincitrice del premio Segafredo Zanetti nel 2017 ora al cinema): a vostro avviso in cosa “acquisterebbe” la storia?
«Ah, non vedremmo l’ora di ascoltare la colonna sonora! L’audio è quello che manca al fumetto (anche se risuona forte nella testa del lettore!) e per noi, che dalla musica siamo ispirati e che spesso lavoriamo proprio accompagnati da musiche che ci aiutino a “entrare nel clima”, sarebbe bellissimo scoprire “come suona” la nostra storia vista con gli occhi (e i corpi) di altri!!».