Ufo Robot – Goldrake (Storia di un eroe nell’Italia degli anni ottanta)
Alessandro Montosi
Coniglio Editore, 2007
Da bambino mi sedevo tutti i giorni davanti la tivu per vedere Goldrake. È lì che ho imparato a usare il remote control, il telecomando. È lì che ho iniziato, come molti della mia generazione, a sognare che fosse una cloche. Molto prima della Wii. E io Actarus, il pilota di un robot.
Dopo la puntata sul medi@utore, l’ho letto davvero Ufo Robot Goldrake. Così per GX2.0 vado a trovare Alessandro Montosi, Ferrara, 25 anni, laureato al DAMS di Bologna, autore del libro «La passione per Goldrake nasce dai cartoni in minisuper8 che vedevo da bambino».
«I cartoni di quegli anni risentirono molto degli anni ‘70 (la prima puntata di Goldrake venne trasmessa da Rai Due il 4 aprile 1978 ndr) Actarus era un hippie: un extra-terrestre che si doveva integrare nella Società». Così come Mazinga Z, Gordian, ma anche altri come «Rocky Joe, che incarnava la lotta degli studenti universitari del ‘68». Animazione e riflessioni socio-economiche. Eco anticipate di attacco al capitalismo-consumismo.
«Il libro nasce come tesi per la mia laurea», racconta. «I cartoni animati giapponesi hanno segnato un salto epocale nelle storie animate». Fino a quel momento il predominio degli eroi americani, vincitori delle guerre mondiali, era stato totale. La cultura giapponese, che vedeva negli anime una forma espressiva completa, fu la prima a parlare di rivoluzioni e paure agli adolescenti, perché le aveva subite. La distruzione della stella Fleed, pianeta di Actarus, riemergeva la storia e i demoni del Giappone: Hiroshima e Nagasaki su tutto. Disastro atomico, cibernetica, guerra «All’epoca sfuggirono le enormi implicazioni sociali, non si riusciva ad andare oltre la presunta violenza degli scontri tra robottoni». I disegni animati funzionavano invece come avatar verso i Mali della Storia: le mutazioni e le radiazioni atomiche, che tante atrocità avevano inflitto al Sol Levante, venivano fissati e fermati nei disegni «La ferita mortale al braccio destro di Actarus avveniva per l’esposizione a raggi radiattivi, i r_Vegatron». Ricordi della II GM che appena 50 anni prima aveva realmente devastato la Terra. «Alla fine comunque Actarus non moriva», si salverà nella puntata Goldrake addio! mai trasmessa in tivu (episodio 71/74 ndr).
Mi accorgo che le generazioni, io e A, 33 e 25, attraverso i cartoni diminuiscono la distanza nelle differenze, tutto è più veloce, relativamente più condiviso, anche se vissuto in tempi diversi: il Tempo non esiste, e Einstein aveva ragione…
Parliamo di Innovazione, «è mix di generi – un nome: i Tex Avery e il movimento splatter punk – un titolo: La notte del drive-in di R.Lansdale (Mondadori, 2005): la storia di un gruppo di persone che si fonde ai cartoni animati: il Mostro, la visione surreale… un chiaro attacco a Major e Corporation».
E poi, il rapporto con la tecnologia «fondamentale. È interconnessione e conoscenza. Permette di trovare, usare, scambiare informazioni altrimenti irraggiungibili». Il 2.0 «sta creando una rivoluzione: link, forum di discussione, blog: così si approfondiscono i personaggi, si analizza la storia da punti di vista alternativi… il piccolo è libertà e i singoli settori si fondono per arrivare a qualcosa di diverso».
Mi consiglia di andare a vedere il trailer del cortometraggio su Goldrake che sta realizzando un gruppo di ragazzi di Milano: «un mix tra riprese live con attori, e scontri tra robot in computer-grafica». Ma la cultura UGC si propaga con la modalità 2.0 «anche in Spagna stanno realizzando un corto su Capitan Harlock e grazie al Web si è realizzato un unico progetto wiki internazionale, dedicato a Goldrake».
Dal confronto underground si sviluppa la creazione artistica, le idee nascono meglio «dove ci si conosce si innesca un clima utile alla creazione artistica, come succedeva a Osamo Tetsuka (Astroboy) Leiji Matsumoto (Capitan Harlock), che erano amici…».
I giapponesi furono i primi a inventare il concetto del robot guidato internamente da un umano. Accadrà in futuro? «Siamo più vicini a un mondo tipo Kyashian, l’immissione di parti cibernetiche nel corpo umano. Ai robot giganti forse non arriveremo mai, la cosa importante è che le applicazioni tecnologiche siano utili».
Esempio della rivoluzione cyber-tech contemporanea, «Apple Seed di Masamune Shirow, un manga difficile con note e dettagli tecnici sulla tecnologia. È una serie ambientata in una città-modello, in un Futuro in cui la polizia usa armi sofisticate e robot. Anche il compagno della protagonista è un robot, quindi emerge l’interrogativo Chi sono i buoni: i robot, il Governo, i ribelli?». Terrorismo e fantascienza. Domande senza pregiudizi per spiegare il nostro tempo, e quello che ci aspetta. Forse la realtà ha molto da imparare dai manga…. Altri siti su Goldrake 1, 2, 3, 4.
Tornando, a Bologna Casalecchio, ho visto incendiarsi il tramonto: nubi blu e arancio come sul Golgotha. Actarus correva verso le stelle. Buon ritorno a Fleed!