È un giorno qualsiasi e la luce inonda la cabina di pilotaggio. 20.000 piedi è a 6 chilometri in aria, sopra le nuvole, sopra nemmeno però il tetto più alto del mondo, le montagne contro le quali si infrangono i sogni, i castelli in aria. L’aereo perde quota mentre il comandante, il navigatore, i piloti, la maschera dell’ossigeno – che tanto chi le sente mai le istruzioni in caso di emergenza, in caso di emergenza prega – l’aereo però alla fine plana, l’Airbus atterra su una improbabile quanto fortunosa autostrada sgombra, di notte.
Inizia così Mezzanotte di Rosanna Rubino (Castelvecchi, € 20,00 – nella nuova collana Raid diretta da Mariacarmela Leto) con un drive in carenza di ossigeno – forse in modo un po’ troppo tecnico e accattivante – si torna indietro mentre si va avanti, però, i Sapiens hanno combinato un casino e la geopolitica del caos, l’estinzione del genere umano e i fiori bianchi. Mauro Mezzanotte è il protagonista di questo romanzo che si inserisce nella scia, non chimica, delle narrative ambientali, raffiche di entropia che si innestano sulle vite “vaganti” (e qui lo stile di Rubino diventa surreal-sardonico forse concedendosi qualche caduta: “vibrazioni animalier“, “Tre Rotelle Alain”, “mangia-spaghetti“, “Oggi il cielo gli batte il cinque”) ed è un intercalare che ci rimanda indietro nel tempo, mentre il freddo avanza. Il freddo della nostra civiltà senza altro scopo che il marketing, siamo pieni di additivi, colonne infami di vite in transito, e ognuno fa quel che può. Così il protagonista che dà il titolo al romanzo di Rubino – architetta, specialista in marketing – è uno che non si attacca a nessuna delle sue “fidanzatine”, Mezzanotte come un intercalare buio di relazioni, come a pochi minuti dalla fine, quella della specie o la nostra, molto più sobriamente.
Le newsletter del CEO della compagnia – nome di fantasia, SpeedAir, piuttosto verosimile – arrivano di notte, è tutto un incremento, tutto un siamo i migliori, tutto un volo improvviso e pieno di risultati positivi, la società in crescita, i profitti, i turisti, i voli. Solo a perderci è sempre è solo la qualità dell’aria, le nuvole, i sogni nel cassetto che, che fine avranno fatto? Mentre Mezzanotte,
“Si sveglia a Milano.
Fa colazione a Parigi.
Pranza a Barcellona.
Brucia gli ACARS a Roma.”
E di come sia questo cielo punk, benedetto iddio che non ci sei, come sia possibile che persino un evento, potenzialmente, catastrofico l’unico effetto che ha sulla società è che aumentato le visualizzazioni. È tutto uno scherzo, tutto un rutilante abbaglio a chi manda prima le foto dell’incidente aereo sventato (“purtroppo”, dirà qualcuno a caccia di video eccessivi che potevano generare milioni di visualizzazioni, follower, quanto saresti in grado di vendere della tua vita per ottenere un profilo ad alta visibilità?).
La vita del singolo vale più del clima, la feroce sopravvivenza quotidiana, al minimo prezzo garantito, molto di più della coscienza dell’intorno, così la storia procede tra amplessi e nichilismo attivo (“Mi chiedi in cosa credo? Credo nel presente”), c’è tempo per il sarcasmo sul green washing imperante mentre le compagnie aeree si rivendono i propri zero virgola zero zero percento per riforestazione di chissà-quale-paese-sperduto, possibilmente dell’Africa.
Rubino è un’autrice che blandisce e con un linguaggio che, a tratti, ricorda la narrativa d’azienda, si serve dei suoi personaggi – a partire dall’eroe con macchia ma senza paura, ispirato – si legge nei ringraziamenti – alla vita vera di un pilota – per darci l’illusione di una lettura jet lag, sempre in disaccordo col tempo, avanti e indietro, due mesi prima, cinque mesi prima, oggi, domani.
Il Tempo dunque, ecco l’altro vettore, è proprio il caso di dirlo, presente nel lungo racconto di Mezzanotte – “ACT NOW, SAVE THE PLANET, LEADERS MUST LISTEN, NON C’È PIU TEMPO” – l’autrice inanella per bene tutti i cliché dei green heroes del nostro presente per mostrarci, fatalmente, come se non l’avessimo capito ancora, anche se invece lo abbiamo capito eccome solo che siamo stanchi e distratti, che la conta è iniziata: piogge e torrenti esondati, deserti in fiamme, estati sempre più calde, siccità, è tutto lì sotto di noi, a 20.000 piedi, 15mila, 10, 5.000 piedi, 150, ci stiamo andando a schiantare, metafora per metafora, e non ce ne frega niente.
V’è infine una sorta di rilascio edonistico, di vellutata lascivia, mentre le folle nell’ucronia delle ultime pagine di Mezzanotte (il personaggio o è davvero finito il giorno, è davvero l’attimo in cui ne comincia un altro?), tutto in una frase buttata lì quasi per caso: “Ma…pensate davvero che se un aereo sta per schiantarsi al suolo la gente in preda al panico si metta ad aiutare chi gli sta accanto?”. Pare l’eco di uno dei protagonisti di Dune in questi giorni al cinema con la parte 2, perché no: “Non c’è speranza!!!”: Aviate, Navigate, Communicate. Buon atterraggio …