Mentre scrivo sono le 00:42. In strada sulla SS131 poi la Statale 125, la Orientale Sarda.
Sono arrivato in Sardegna stamattina e non mi sono ancora fermato, dal primo incontro, profumo di fuoco e selvatico. Pranzo in aeroporto con i ragazzi dell’Aeroporto di Olbia in attesa dei report sui loro progetti ecosostenibili, chiacchiere sul futuro green, il problema dello smaltimento delle batterie delle auto, quindi è subito partenza.
In furgone rosso sulle rotte della Rete EcoTurismo Sardegna verso i massicci rocciosi della Baronia, regione feudo degli spagnoli, luoghi di roccia e cespugli, orti spontanei, ed è qui che scopro il Sa Pompia l’agrume slow food che somiglia a un cedro, dal sapore dolce e amaro, retaggio di una tradizione decennale, i formaggi di Casu ‘ babbu, infine con i ragazzi di Sardinia Slow Experience saliamo sui monti intorno Siniscola: canyon, silenzio della valle, a mangiare formaggio e marmellate, pane spezzato per un rito di condivisione a pere, pomodori e vino fatto in casa.
Tutto è possibile e a misura d’uomo qui, le cene sotto la luna quasi piena e in fondo all’orizzonte la Corsica, il mare, il resto di ciò che vogliamo diventare.
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Misura di un’umanità vicina alla natura, rigogliosa, come l’iperico spontaneo. Crepitio di stelle sotto la volta notturna, camminare con le torce in discesa sui sentieri dei monti, le stelle e il sogno di una vita libera, gracchiare di corvi, una pecora bela nella valle, alberi abbarbicati ai costoni, scale di pietra e nuvole d’azzurro. Si respira un’aria di molecole e sorgenti qui. Si beve acqua di fonte a mezzanotte. Domani. Il secondo giorno di reportage. Musica nell’aria, la vida que viendra.