Ho letto molto sull’ultimo film di
Sean Penn Into The Wild, un po’ ovunque. Io parlo di musica. Credo che Eddie Vedder si sia
emozionato con la storia di Christopher McCandless. E in realtà anch’io. Non
faccio altro che fischiettare canzoni dall’Original Soundtrack (OS, come
Open Source) da quando ho acquistato il cd.
La colonna sonora a fine gennaio
aveva venduto più di 200.000 copie. Eddie Vedder è stato nominato a due Golden
Globe: uno per la canzone Guaranteed (miglior colonna sonora ai Grammy
Award 2008) che si è aggiudicato, e l’altro per l’intera colonna sonora.
Ho risentito l’eddievedder degli
inizi (la voce calma di Nothing Man, l’irrochimento mistico di Black,
l’aria e la strada che cantava con i primi Pearl Jam, quando la definizione di
grunge non aveva ancora corrotto nessuno, e Kur(d)t ancora saliva sui palchi in
sedia a rotelle, travestito alternativamente da donna o da nerd). Ma non sono i ricordi: è la
vicenda, le storie, le persone, le strade. Tutto nel film/libro su McCandless
porta con sé la magia del silenzio. Una mia amica per commentare il film mi ha
solo detto che ha pianto "dall’inizio alla fine".
Credo così che, alla fine, l’abbia sentita anche Eddie
Vedder… La forma del vento. Il chiarore delle nuvole. Prima che tutto
finisca. Perché sono i viaggi che raccontano. Sono le persone che incontriamo a
renderci più umani. Ed è la verità, che rende liberi.