Riesco a scriverlo solo oggi questo post. Anche se era ieri il 50esimo anniversario dalla creazione dei mattoncini colorati. Ma lo devo, al bambino di me…
Lego è un nome e un riduttore di significato. Da piccolo giocavo tutti i giorni con le costruzioni, classico dell’isolamento pre-costruttivo era “vado a giocare con le Lego”.
Quasi tutti i pomeriggi, da solo oppure no, li trascorrevo a simulare la realtà (quella che hai a 7 anni): robot giganti, astronavi, animali fantastici e megattere volanti, aerei da combattimento, partite di calcio stile Holly e Benji, macchine supertecnologiche, mondi interi insomma. Ricostruiti ovunque ci fosse un piano, una base d’appoggio, uno spazio libero, mio.
L’infinita possibilità di creare oggetti diversi partendo sempre dallo stesso numero di mattoncini: credo sia questo ad avermi colpito. La serialità che produceva Creatività.
In aggiunta, la possibilità di esprimersi liberamente, senza nessun giudizio sull’efficacia o la tenuta di senso del costruito, della costruzione. Insomma, un treno che volava non era passibile di critica realista da parte degli adulti. Lo liquidavano come momento creativo, quasi da ammirare.
Claim della mia crescita personale: Libertà di costruire, in libertà.
Il Tempo poi ha evoluto anche il concetto dei Lego. Così sono nate le Technic, macchine ingranaggi e motori. La serie Star Wars, e poi Bionicle (entrambe entrate nel mondo PS2). E molte altre ancora.
A distanza di tempo continuo a preferire le Lego Spazio. Mi sembrano produttori di mondi imprevedibili. Senza codice di riconoscimento, contropartite da girare, né inutili schemi in aggiunta.
Estratto dall’articolo ansa del 28/01/08
Compiono 50 anni i celebri mattoncini colorati della Lego. Il brevetto del celebre mattoncino di plastica fu depositato proprio il 28 gennaio del 1958 da Godtfred Kirk Christensen, figlio del fondatore dell’azienda familiare, il falegname Ole Kirk Kristiansen, che nel 1932 l’aveva messa su a Billund, nella penisola danese dello Jutland, per fabbricare giocattoli di legno.
Lego, dal danese "Leg Godt"( gioca bene). Una sigla profetica, in latino legare, mettere insieme quei mattoncini colorati che 26 anni più tardi suo figlio avrebbe brevettato e che sarebbero rapidamente divenuti popolari in ogni parte del mondo.
LEGO-NUMERI
Oggi si calcola che in tutto il pianeta ogni persona ne possegga in media 64.
Che i soli bambini per giocarci utilizzino circa 5 miliardi di ore al giorno.
Le composizioni possibili sono infinite perché utilizzando appena 6 mattoncini dello stesso colore che abbiano 8 pomelli si possono creare 915 milioni di costruzioni diverse.
Fino ad oggi sono stati prodotti 400 miliardi di elementi Lego, mettendo un decimo dei quali uno sull’altro si potrebbe raggiungere la luna.
LEGO-MERCATO 2.0
L’ingresso nel mercato delle nuove tecnologie ha introdotto i giochi elettronici modificando le abitudini e la Lego ha subito momenti dolorosi di declino.
Nell’ultimo decennio l’azienda danese ha attraversato diverse crisi economiche, l’ultima delle quali, nel 2004, ha comportato molti licenziamenti negli stabilimenti di Billund, una forte ristrutturazione con l’ingresso nel settore dei videogiochi ed una dislocazione di parte della produzione all’estero. Kjeld Kirk Kristensen ora ha ceduto la direzione ad un giovane manager e lentamente il mercato si è ripreso.
LEGO FUTURE
"L’Europa dell’Est è stata un grande successo quest’anno…" dice il direttore del gruppo imprenditoriale Mads Nipper, che per il 2008, sul piano mondiale, prevede una leggera crescita delle vendite. La novità di quest’anno sarà il lancio di una serie di elementi Lego dedicati a Indiana Jones, di cui uscirà un nuovo film in primavera. Nipper ritiene che la nuova serie avrà fortuna, sebbene non preveda il successo conseguito con i mattoncini di Star Wars, che vendono all’anno per oltre un miliardo di corone danesi (circa 130 milioni di euro).