“Guerra fredda”: si tradurrebbe così, Cold War il nuovo album dei Nokeys.
Che la “guerra fredda” sia passata ormai da anni, e noi tutti si sia a millenni-luce dalla storica divisione in blocchi USA/URSS, è fuori discussione. Eppure, il titolo di quest’ultimo lavoro dei Nokeys appare estremamente attuale, in un’epoca in crisi di identificazione e carenza di paradigmi. Il due porta allo scontro/incontro (e 2+2=5). I Nokeys lavorano da sempre su un dato effettivo del loro essere musicisti: il doppio. Forse sarà perché il gruppo, diviso tra Italia e Svezia, è necessariamente portato su “territori” distanti. Divisi, dunque. Da mare, spunti, (s)confini. Italia da un lato, Svezia dall’altro: le metafore si potrebbero sprecare… Musicalmente parlando, esiste un dark side e un white side che alimenta la band (originaria di Parma), una divisione creativa che i Nokeys hanno sintetizzato nel video in bianco&nero di Print, prima volta alla regia di “Mr.Luv” alias del chitarrista.
QUI SOTTO IL VIDEO DI "PRINT"
Lavorare sul conflitto, e la crescita dunque. Anche con i tempi. Perché l’artista è il doppio del suo Tempo. Lo incarna e, maledettamente, lo anticipa. Fallisce mentre lo mette in scena rendendolo spettacolo. O come si potrebbe dire oggi, lo condivide con gli spettatori-utenti. Nella catena infinita del business che lo fagocita, alimentandosi della sua stessa creatività. Una parte della musica dei Nokeys è sperimentale ed elettronica, un’altra parte delle tensioni creative interne alla band invece risulta quasi western, con riff e sotto-storie degne dell’anime di fantascienza Cowboy Bebop. E la terra di confine, lo sconfinamento a cui dà origine, lo “spaesamento” sonoro del gruppo, restituisce (di nuovo, e anche) un’impressione doppia a chi ascolta i Nokeys: la certezza di avere di fronte una band che ha un proprio sound immediatamente riconoscibile. Che, piacciano o meno, la musica proposta da questa band ha poco a che fare con le mode – e i mood – del momento, forse perché gli interessa più la Storia della musica come flusso che la sua limitata condizione temporanea (ma magari è solo una riflessione di comodo del giornalista, per far quadrare i conti con la sua tesi del doppio ndr): di fatto i Nokeys cantano in inglese, continuano a produrre musica new-wave e post-punk (per dirla à la Simon Reynolds, sempre che abbia senso catalogare i generi musicali ndr), si promuovono in maniera indipendente, hanno da dire molte cose, e di solito molto di più di quanto si riesca a condensare. Leggi sotto, l’intervista in esclusiva ai NOKEYS in occasione del nuovo album Cold War (distribuito da Pirames International). Ciò che del gruppo, infine, merita particolare attenzione è l’estrema cura per i dettagli, che in questo album prende forma anche grazie all’ausilio tecnico di due – (2) di nuovo quel maledetto numero – produttori artistici: Stefan Boman – ormai “quinto elemento” della band – ed Emanuele Battisti, producer più elettronico, ora residente in Francia. A questo punto non resta che ascoltare CW dei Nokeys. Anche perché ciò che ci vogliono dire gli artisti è sempre più ampio di chi la racconta. La “vera” versione sta a chi ascolterà la loro musica. A voi, dunque.
L'INTERVISTA
1) Nuovo lavoro. Nuovo album. Linee guida, sempre, sembra, l'essenzialità: cos’è bianco cos’è nero, ovvero da dove arrivano le immagini per i Nokeys?
«Essenziale è un aggettivo che ci piace. Durante il nostro cammino musicale abbiamo cercato più di togliere che di aggiungere, proprio per riuscire a concentrare un messaggio in poche parole, un riff, una pulsazione di basso o un suono di batteria. Per noi il bianco e il nero alla fine sono la stessa cosa: messaggi chiari, difficilmente equivocabili entrambi, privi della fastidiosa ironia che certa musica si compiace di avere. Le nostre immagini nascono in questo tipo di umore, di approccio alle cose: spigoloso, ma, nei limiti del possibile, mai aggressivo. Poi ecco, se prendiamo uno schiaffo, sicuramente lo restituiamo. Quindi, in realtà, passive/aggressive…»
2) Cold War. Il titolo parla di un’epoca di ennesimi scontri. Nulla di nuovo. Eppure, nell’epoca dei social network cosa sta esplodendo?
«Hai ragione, nulla di nuovo. Lo scontro è una costante che da sempre ci accompagna. Come The Regency, anche questo disco è il frutto di una battaglia, seppure diversa dalla prima. Questa battaglia è stata forse meno evidente, ma più lunga, snervante, complessa. The Regency è stato un urlo con cui ci siamo liberati del passato. E non credevamo che mettere i piedi nel nostro presente e portare a termine il secondo disco sarebbe stato così difficile… eppure lo è stato, anche di più per certi versi. Ecco il perché del titolo. Non lo abbiamo scelto in riferimento a nessun avvenimento “contemporaneo”, però è interessante che tu chieda “Nell’epoca dei social network cosa sta esplodendo?” Secondo me sta esplodendo il concetto di social network. Sicuramente non ne possiamo più fare a meno, ma ci irrita, ci irritano le persone che lo usano male e anche quelle che lo usano bene. Anzi, forse non ci irrita neppure: ci annoia. Alla fine, il social network è senz’altro “un’occasione in più per potersi esprimere”: ma proprio per questo diventa anche un’occasione in più per dire/leggere stronzate. E quindi esplode, o implode e a forza di nascondere i commenti dal nostro feed, va a finire che restiamo soli anche lì.
3) Alcune canzoni di Cold War sembrano passare a un "nuovo" suono, ancora non definito. C'è sempre la tecnologia (oggi con sempre più tendenza hard che soft). Oggi, che senso ha, ancora? A cosa servirà, domani?
«La ricerca del suono nuovo è passata attraverso due produttori diversi, ciascuno dei quali con un personale rapporto con musica e tecnologia. La loro personale tecnologia ci ha aiutato a tirare fuori diverse facce di Nokeys. In generale, non credo che la tecnologia da sola sarà sufficiente a rendere questo suono più definito/definitivo, ma senz’altro ora è la tecnologia che ci permette di fare un po’ quello che ci pare. Se invece la tua domanda era di carattere extra-musicale, allora l’ho mancata in pieno»
4) A metà fra la Svezia e l'Italia: che storie si raccontano quando si hanno due linguaggi diversi che formano mondi differenti?
«Ti rispondo io (Rico, il cantante ndr) dalla Svezia, quindi ti racconto solo una metà della nostra luna. Credo che al di là di tutto, poter attingere da mondi così diversi non possa che essere salutare. La distanza, l’impossibilità di una frequentazione costante ci costringe a tagliare il superfluo, a concentrarci su una lingua comune che non vogliamo perdere, ma continuare a usare tra di noi. Lo sforzo che facciamo sul linguaggio per mantenere una comunicazione basilare forse ci aiuterà a comunicare con una varietà di altri mondi, differenti ed esterni. Almeno speriamo…»
QUI IL LINK SPOTIFY PER ASCOLTARE L'ALBUM
Una (non)guida personale all’ascolto di “COLD WAR”
Track 1: If you – Una “traccia 1” perfetta. Riff azzeccati, echi di Hammond anni Settanta, cori: la band si stupisce e ci stupisce. E sembra davvero tutto al posto giusto, in questo che sembra il “nuovo” suono ancora non scoperto della band. La preferita per chi scrive.
Track 2: Print – Il video à la Woodkid racchiude perfettamente il senso del dualismo electro-natura del pezzo.
Track 3: Broken – Classico timbro da Nokeys, cassa dritta e corto circuiti elettrici e dark, la chitarra Far West fa il resto.
Track 4: Envy – Più che una canzone una storia plot-noir: VV, vedere video SOTTO.
Track 5: Interrogation room – La parola assedio ha un senso, e ben definito: ma porta “a cosa”?
Track 6: Guilt – Sembra di ascoltare una canzone nell’iperspazio, il senso della musica che ultimamente ha affascinato così tanto altri grandi artisti, non ultimo Thom Yorke.
Track 7: Through – Rarefatta, nella sua essenza musicale: logica come pioggia che cade su un bosco sintetico.
Track 8: Nuclear – Tirata come un pezzo “solo” rock, un altro tributo d’amore dei Nokeys alle sincopi musicali dei Joy Division di Ian Curtis.
Track 9: Parasites – L’immancabile ballad, a dimostrazione di un’impronta sonora propria, senza altri copyright.
Track 10: If you (reprise)
IL VIDEO (molto AEON FLUX) NOIR DI "ENVY"