Le nature plurali del mondo nell’arte di Lise Vestergaard


C’è un’artista danese che non mischia solo colori ma nature, e dipinge soprattutto bambine, bambini, la bianca faccia delle stelle, i sogni che abbiamo quando siamo piccoli, al calar del giorno, e la paura bianca ci divide dal limitare del bosco, che è attraversamento, e confine tra quello che possiamo (ancora) diventare e la resistenza alla crescita.

I disegni di Lise Vestergaard (qui sito e portfolio, qui il suo profilo Instagram) hanno accompagnato tutte le mie colazioni al suono del jazz e le cene a lume di candele che ho trascorso in uno dei miei luoghi-casa nel mondo, l’Ellevilde Boutique Hotel di Kirstine e Kenneth alle Isole Møn, una delle molte perle dell’amato Nord Europa.

L’arte di Lise Vestergaard ha la rara, intangibile, capacità di rilasciare leggerezza e messaggio, quasi fossero pure una danza col mondo: è arte-terra, e volti-paesaggio, colori e femminile, anche, sì, perché no, attacco al patriarcato capitalistico basato sulla performance e sui comportamenti, spesso inconsapevoli, di dominio sull’altro, tipico dell’Occidente e che dovremo negoziare, e abbandonare al più presto.

Strappano sorrisi i colori e i volti, così le scritte “ambientaliste”, attributo che in molti nei decenni scorsi utilizzavano come derisione e scherno e che, invece, nell’arte di Vestergaard diventa elastico e fionda, idea proiettiva. I quadri, e le tele, di questa eco-artista hanno la stupefacente capacità di farci guardare il lato chiaro e il lato scuro delle cose, ma senza mai appesantirci, piuttosto darci strumenti ulteriori – un sorriso, una stupefatta memoria, l’accordo tra ciò che siamo (esseri, umani, viventi) raccordati al più grande Tempo entro il quale siamo iscritt3, senza bisogno di divisioni o separazioni di genere, senza necessità di scomodare sempre la politica bolsa per giustificare il motivo che avremmo per alzarci e dire “NO” ai carburanti fossili, alle ingiustizie sociali, e non per ‘partito’ preso quanto, piuttosto, per una consapevolezza definitiva di ciò che significhi “vita” sul pianeta Terra.

Abbiamo raggiunto Lise Vestergaard (premiata con il COLLECTORS ART PRIZE: 2023 – ART PRIZE: Recipient of the international – ‘Faces of Peace ART PRIZE’ 2022) qualche giorno dopo il suo compleanno, passato proprio all’Ellevilde.
Perché oggi sono così importanti le narrazioni ambientali, per le quali possiamo usare qualsiasi mezzo – scrittura, musica, pittura – per trasmettere la natura plurale del mondo?
«Le narrazioni ambientali sono importanti per mantenere l’attenzione sulla base dell’esistenza umana. Credo che l’arte, in qualsiasi forma, parli all’anima e abbia quindi un impatto sui sentimenti umani, e ciò che spinge le persone ad agire è quando sono toccate, quando sono commosse, quando sentono l’impulso di agire. Pertanto credo che l’arte possa cambiare il mondo».

La tua arte fonde realtà e fantasia. Cosa significa per te questo confine?

«Per me l’immaginazione e la realtà sono due aspetti della stessa cosa. L’immaginazione è spesso l’ordine che invii al mondo, il desiderio di essere redento, i sogni che desideri realizzare. L’immaginazione è quindi l’ingrediente più importante e potente per il cambiamento».

Come elabori il mare della Danimarca, la terra di pietra e fossili, i cieli neri e stellati, nel tuo lavoro?
«Sono umana per natura. Ho bisogno di essere in contatto con la natura in un modo o nell’altro. Da bambina sono cresciuta vicino al mare, ho trascorso tantissime ore in riva al mare.
A volte, quando mi fermo a guardare il mare, mi sento come una goccia nell’oceano, anche se non mi sento piccola, anzi, al contrario, mi sento parte di qualcosa di più grande… molto più grande. Per stare a contatto diretto con la natura, pratico l’earthing (la pratica di camminare a piedi nudi, sedersi o sdraiarsi per terra, sull’erba o sulla sabbia, nuotare o rilassarsi nell’acqua, sporcarsi le mani toccando il terreno – in generale, si intende il contatto diretto della pelle, del corpo, con la terra ndr) quasi ogni giorno. Ciò significa che i miei piedi sono a contatto con la terra sotto di noi».

Se fossi un progetto, quale saresti? Se fossi un desiderio, quale vorresti che si avverasse?
«Se fossi un progetto, sarei AMORE. Ho sempre sentito di avere amore in quantità, abbastanza da rendere il mondo un posto migliore. L’amore è il sostegno principale di tutto ciò che è buono. Quando invii amore ai membri della tua famiglia, a tua figlia, a tuo figlio, al tuo migliore amico o a tua sorella, al tuo ragazzo, a tuo marito, il successo che loro otterranno sarà il tuo successo».