Da oggi Sea Shepherd “sorveglia” le Cinque Terre


Da oggi Sea Shepherd Italia espande la sua opera di tutela del mare con la campagna per la salvaguardia dell’Area Marina Protetta Cinque Terre. In collaborazione con l’Ente Parco Nazionale delle Cinque Terre – Area Marina Protetta “Cinque Terre”, Guardia Costiera e Guardia di Finanza, dal mese di luglio Sea Shepherd dal 1 luglio pattuglieranno l’Area Marina Protetta per contrastare la pesca illegale, le attività dannose per l’ambiente marino e per garantire il rispetto delle leggi a difesa degli ecosistemi marini.
Le acque dell’Area Marina Protetta delle Cinque Terre, e di tutto il Santuario dei Cetacei, dal punto di vista biologico, costituiscono una zona  talmente ricca di elementi nutrienti da essere paragonabile alle acque atlantiche: per questo motivo, tutte le estati, non solo balenottere ma migliaia di cetacei, tra cui delfini, zifi e capodogli, si dirigono verso il bacino Ligure – Provenzale, che comprende anche le Cinque Terre, per nutrirsi in vista dell’inverno. Fondamentale l’opera di conservazione e protezione di questa zona – il santuario Pelagos si estende da Monacò e arriva a La Spezia e Genova – in considerazione delle principali cause di rischio per i cetacei: Pesca, Traffico nautico, Inquinamento.

“Custodi” del mare, in un certo senso guardiani (come la stampa dovrebbe essere mastino della libertà e voce indipendente dai governi ndr) oppure anche ‘pastori’ del mare, nel significato proprio del termine inglese, Sea Shepherd  è il “movimento di conservazione dell’oceano a azione diretta internazionale”.
Contribuiscono a proteggere gli oceani di tutto il mondo, con enormi navi e un equipaggio che si sposta là dove c’è bisogno, e – cosa ancora più importante – a qualsiasi costo, anche se questo a volte significa contravvenire a norme imposte; del resto la legge del mare è la più antica del mondo, se c’è un uomo in mare lo si mette in salvo poi dopo c’è il resto: le convenzioni internazionali, le acque territoriali, i limiti di sbarco.
Dall’inizio del mondo la storia, e la vita, delle civiltà è collegata ai fiumi, e ai mari appunto.
Mari che al momento sono inquinati dalle plastiche che gettiamo via, dimenticando che tutto emerge, tutto affiora, isole di plastica comprese. Le acque si innalzano, e ancor di più accadrà se la fusione dei ghiacciai continuerà a causa del surriscaldamento globale. Ma non solo.

Sea Shepherd è stata “fondata nel 1977 dal Capitano Paul Watson a Vancouver, in Canada, con la missione di proteggere e conservare la fauna marina. Incorporata in Oregon nel 1981 come Sea Shepherd Conservation Society, oggi il movimento ha entità indipendenti in oltre 20 paesi che lavorano insieme su campagne di azione diretta in tutto il mondo.”
Dalla missione del gennaio scorso, quando Sea Shepherd con la nave Allankay (un ex peschereccio di 54,5 metri precedentemente utilizzata per la pesca degli austromerluzzi della Patagonia, resistente al ghiaccio e adatto a lavorare in climi polari) è intervenuta al largo delle Isole Orcadi Meridionali, in Antartide, dove alcuni enormi pescherecci erano intenti a “rubare” il krill ai banchi di balene, per farne pet food.
Sono storie che sembrano uscite da romanzi d’avventura d’àntan, con i pirati e le navi che si speronano, a leggere i diari di bordo: “un super peschereccio ucraino, More Sodruzhedtva, ha issato le reti non appena ha scorto la Allankay, e con una vertiginosa virata ha puntato dritto verso la nave di Sea Shepherd, che ha dovuto intraprendere diverse manovre per evitare una collisione” – e invece non è il XVIII secolo ma i primi 20 anni del XXI secolo sul pianeta Terra.