8 episodi settimanali, da oggi 16 giugno sul sito di Internazionale.
Inizia con un pranzo di famiglia, quando la zia della protagonista alza la voce, “Il blocco nero i black bloc, i buoni e i cattivi, noi e loro”.
Scene di guerriglia urbana. Genova e i limoni nello zaino. Il senso di pericolo. Gli scudi e la corsa. I limoni che si mettono sui fazzoletti sul volto perché non ti fanno lacrimare gli occhi, ti proteggono dalla sensazione urticante in gola che producono i gas.
“Te la sei andata a cercare”, diranno alcuni.
20 anni dopo dal G8 di Genova. Cos’è rimasto di quella che per molti fu emblematicamente la morte di Carlo Giuliani e la mattanza della Diaz? Per altri un fallimento, per gli abitanti della città – che facevano entrare gli studenti in casa per toglierli dalla strada – Genova blindata, ferita, Genova non più quella cantata da Fabrizio De André ma una cortina fumogena che avrebbe, per sempre, sancito un “prima” e un “dopo”.
Nessuno di noi, nessuno di quelli che c’era a Genova – anche se non c’era – ne parla volentieri. Ha ragione Annalisa Camilli la giornalista che fa da voce narrante di Limoni, podcast fortemente voluto da Giovanni De Mauro, direttore di Internazionale.
Nel podcast il bilanciamento dei rumors e l’eco delle sirene della rivolta, Naomi Klein che nel gennaio del 2000 aveva appena pubblicato No Logo un libro che denunciava il controllo delle multinazionali sulle nostre vite. “Quando comprate… comprate uno stile di vita”. Diventerà un best seller.
Poi arriverà il 2001. L’anno che cambiò tutto. Il G8 di Genova e, due mesi dopo, l’attacco alle torri gemelle.
Foucault ci avrebbe visto il dispiegamento del capitalismo della sorveglianza.
Ma per chi c’era, il G8 fu il primo atto di una parabola discendente. I muri di nuovi alzati. I muri mentali, il mondo che si poteva salvare, l’ambiente, gli accordi di Rio, le corporation. “Un altro mondo è possibile”, inteso solo come slogan e non come utopia.
Chi parla dei fatti del G8 di Genova, 20 anni dopo, fa un servizio alle coscienze di tutt_.
Che si sia da una parte o dall’altra, è un momento di discrimine della società, del nostro vivere quotidiano, oggi che siamo a un passo da un’altra linea di infrazione mentre i ghiacciai si fondono e nessuno di noi sa più cosa ci sarà, dopo la pandemia, un altro giro di boa.
Siamo tutti qui ora, ci dicono gli autori di Limoni: una serie scritta da Annalisa Camilli in collaborazione con Carlo Bachschmidt, Marzia Coronati e Anita Otto. Audio di Riccardo Fazi con l’aiuto di Amedeo Berta e Gianluca Agostini. Consulenza e montaggio di Jonathan Zenti, musiche di Adele Altro, coordinamento editoriale di Chiara Nielsen, copy editing di Pierfrancesco Romano, voce titoli Alberto Notarbartolo.
In un certo senso, figli di quell’altro mondo possibile che oggi vorremmo tutt_.
Un mondo meno disparitario, più inclusivo, in cui non si muore per strada, e i ragazzi non devono indossare fazzoletti per coprirsi dai gas né mascherine da pandemia.
Un mondo più equo, città-foresta, in cui se si scende per strada è solo per incontrarsi dopo anni di un virus che ci ha infettati tutti: l’intolleranza.
Da oggi sul sito di Internazionale, il podcast di Limoni, 8 puntate di appuntamento con la Storia.