In questi giorni su corriere.it ho letto un articolo di Hanay Raja. Parla delle (forse) new tv: la modalità web.
Lo streaming, la metodologia dell’on line, che permette all’utente di interfacciare il web-video ovunque, e solo su richiesta. Luoghi-video in cui la modalità economica è il marketing 1-2-1, apparentemente low profile, in perfetto stile Google.
Progetti multimediali dall’interfaccia grafica sobria, accattivante: sono network, aggregatori, player sviluppati in P2P, che utilizzano il social networking.
I nuovi protagonisti della tv on line si chiamano Joost, Babelgum, Veoh e Democracy.
Organizzare i contributi attraverso la community (commenti, blog, preferenze), questa è la sfida per tutti…
Ma senza la creazione di un palinsesto sarà difficile per la Web fare Tv: l‘organizzazione dei format permette razionalizzazione e ottimizzazione dei tempi. Contemporaneamente, così si evita (forse) la creatività a vantaggio degli standard generalisti. Si toglie l’originalità del metodo random propria dello UGC a vantaggio della strutturazione dei contenuti in un box. Di nuovo "televisivo" allora.
Insomma, sarà Web 2.0 o semantica interrotta del media communication?