un racconto per immagini, ovvero. Questa non
è una recensione, ma due ore di visione/ascolto trascritte in viaggio
dream of life (Feltrinelli, 2009,
euro 17,90) con Patti Smith, un film
di steven sebring
La vita
è frutto di una serie di coincidenze, lo dice Patti Smith nata a Chicago dopo la
seconda guerramondiale, film musicale. Lavora in una fabbrica a 16 anni e poi
nel 1967 arriva a New York. 1975 Horses,
immagini bianco e nero, storia degli amici. Sono foto che scorrono e primi
piani, città e case, targhe di auto e cucine, scritte sui muri di casa e foto
di una carriera dedicata alla musica, a una voce nata per il microfono. Allen
Ginsberg.
È un
percorso nell’America della letteratura e delle storie, dell’avventura come in Into the Wild. C’è la poetica di Bob Dylan
e l’ingenua versione dell’essere americani, i lavori sulle highway e i cappelli
da cowboy, Walt Whitman, Patti dal volto da apache. È un continuo dentro e
fuori, con un’armonica in viaggio e la chitarra di Sam Shepard, lei che sa
suonare solo cinque accordi, ma con l’intensità della vita dedicata ovunque. Passata
ad ascoltare i suoni, i rumori… le limousine e il gatto alla finestra, la
scelta della libertà a scappare da una vita accartocciata alle parole tracciate
sui muri di fronte allo sbigottimento per i versi di Sylvia Plath, la scelta di
divenire poetessa, il corso dell’artista e il senso del tempo, la «sgraziata
forma del rock n’roll», le sere a bere drink a El Coyote con William Burroughs, arte poesia e rock n’roll,
un’altra generazione…è una community in movimento, la band, il suono parlato
dell’arte di Patti Smith, la voce ribelle e roca di un’improbabile mondo in
cambiamento. Il pugno alzato ai live,
e le parole gentili. L’opificio di William Blake, l’arte dell’illusione fisica
e i ricordi della bambina, il ricordo del poeta Blake ridicolizzato, il
pensiero aristotelico circolare, gli ingranaggi della stampa e l’universo
decaduto. Il vestito da bambina, handmade, attraverso il quale rivedere tutta
la propria infanzia. La casa di legno dei genitori, con il caffè del papà e gli
alberi con gli scoiattoli. Uso del bianco e nero. Inquadratura storta. La
cucina con le mucche della mamma e gli hamburger da buongustai, il tempo che
batte e il sorriso imbarazzato della grande artista, poi si torna…Quando perdiamo qualcuno di importante,
cambiamo…ma non necessariamente in peggio!
Tutto
riempe e scalda nella vita di un cuore sensibile, il sole nella stanza, il
disinteresse del bambino, le lacrime il bambino mistificato dal luogo comune,
la verità, confini dentro i quali cesellare questioni di principio e
possibilità dell’altrove da scrutare, la nenia di Patti Smith approda sulle
nuvole, tutti siamo cittadini delle nuvole.
È la
ricerca ovunque, dal sake e il Giappone, il cielo dove cosa importa, cosa
importa morire se l’acqua scende e la luna sorge, Bonsai. Il punk e
l’avveniristica velocità dell’Oriente, la potenza del tamburo e le luci rosse a
cui aprire le braccia. Passa lo straccio a terra, lavoro part-time, il
cappuccio tirato su dove mangiare hot dog. La melodia e la discesa nel paradiso
basso di un cielo di fronte a cui sedersi, sussurrando promesse con maglie
troppo grandi saltellando sulla spiaggia girando al vento, perfino le spalle,
suoni gutturali e ritmici, perfetti nei passi di danza che aprono sorrisi. Le
mani sul pianoforte.
Poi le
chitarre incrociate con Sam Shepard, «tutto è processo di apprendimento. Stava
andando troppo bene, si dicono, dobbiamo incasinare qualcosa». Una notte assurda a Chelsea,
a parlare di tatuaggi sulla mano e la caviglia. Trocadero,qualcuno sa cos’è (mentre in macchina suona la radio con
il swing o il be-bop, gli anni Quaranta)?
Il cappello
nero, i capelli lunghi, la rabbia, la chitarra, e il simbolo della pace, Gandhi, la bomba
atomica, Einstein, cappelli ebraici. Patti canta My generation, «Noi avevamo dei sogni, amico! E abbiamo creato
George Bush, cazzo!». Dipinge, in sottofondo Guernica e la musica classica, Jackson Pollock che dipinge dalle
gocce sulla bocca del cavallo di Picasso. Sente la tela, come quel dipinto di
Modigliani (fuma poco, o per niente penso…).
Ingresso ridotto per titolari Carta Più, il 20/02/2009, alle ore 20:30 presso Cinema Massimo Via Verdi 18 , Torino (TO)
Proiezione del film "Patti Smith: Dream of life". Al termine del film, incontro con Patti Smith. Interviene Pietro Cheli.
Ingresso ridotto per titolari Carta Più, il 22/02/2009, alle ore 20:30 presso Teatro Franco Parenti, Via Pier Lombardo 14 , Milano (MI) |
Nella seconda parte: guerra, il F@#k Bush, la poesia, il viaggio…
Nel
1978 Patti gira il film Still moving
in bianco e nero, la colonna sonora del film, il tamburello per i 21 anni e la
croce al petto…l’unica esperienza con il peyote. Le spoglie mortali di Robert
nell’urna persiana (come Chocolat ndr).
Cantare
bendata, sembra un indiano, veloce, negli elementi, non è solo musica, è parola
e accordo, letteratura e lettura, fiori gialli e occhiali spessi per guardare
volti, monaci tibetani e autostrade, soldi, stranieri e mare con le onde, ha
visto il mondo e i tamburi i corni e le toghe color zafferano, il poeta cileno
e la morte del guru, mantra devoti, da sola di fronte all’oceano. Ogni gesto è
sacro, la voce lo sa. Senza vergogna mentre la saliva cade, non c’è ricchezza
ma solo accordi di un uomo che suona il piano. «Volevo ballare», l’addio ad
Allen Ginberg, sepolto a Roma vicino all’amato poeta Shelley. Memento mori. Ricorda che tu sei
mortale, ma la poesia non lo è! Disse Gregory. Poi. Finalmente in pace, ai
piedi dell’immortalità.
Le mani
tocchettano vetri, la città eterna e di nuovo il vagone in viaggio, le stelle
dell’America, dissolvere legami politici, tutti gli uomini sono uguali. «Per
garantire qesti diritti si costituiscono i governi…istituire nuovi governi
che possa sembrare al popolo…la felicità. È loro diritto cacciare un tale
governo. America revolution. Gli Stati Uniti si fondano sulla separazione tra
Chiesa e Stato. Noi accusiamo George W. Bush di aver insudiciato il nome del
nostro paese, aver usato la retorica della libertà…concedeva…dimenticato i
poveri…compagnie petrolifere…New Orleans…aver negato ai
progionieri…illegali…scatenato una guerra fondata su bugie…»
Poi Elvis a
Las Vegas, Bob Dylan alla Albert Hall, come si inizia un concerto? Con le
vocali! Ossigenazione. Dopo 16 anni torna a cantare. Michael Stipe, e il
concerto Patti smoke e le mani che battono, il sax e le trombe. Quando canta,
Patti non ha età. Caos e delirio di musica, urlato come infinita energia e
ritmo di metallo. «Se fosse per me la aprirei subuito».
Casa,
Patti canta, la finestra e il gatto, al sole, Amore che vieni amore che vai di Fabrizio De André!
«Il ’99
passò. E prima di trovare il suo destino…si sarebbe sentito umiliato» Horses
horses horses!
Mentre
balla di talento musicale, modi fieri e pieni di dignità, stoicismo, …i panni
del padre gli stanno a pennello… con Thom Yorke e Michael Stipe, «la mia
missione è …siamo tutti coinvolti, madre artista essere umano. Abbiamo la
responsabilità di usarlo… Perché siamo in Iraq?». Città di ceneri, città di
Baghdad. Non esiste una guerra giusta.
Il
basso elettrico e i synth si incrociano alle sirene della polizia, la voce sale
alta e in profondità, taglia come lama e pistola, come lo sguardo che annuisce
ma non è d’accordo, e legge i nomi scritti dei caduti docmarten’s ai piedi e No alla guerra! In mezzo alla gente, una
piccola somigliantissima Britney Spears coi rasta. E poi la
tromba di Flea e il clarino di Patti suonano insieme su spiaggie deserte come
cornamuse in Irlanda. In verticale.
Jacqueline
Kennedy, Central Park e la salute di Fred che morì in novembre. Candele,
stridio, la tour Eiffel e la fuga, parole illuminate e immagini e passi vestito
del mio stesso presente, questa mattina, che tu hai disprezzato – personalizzo
Patti che legge Rimbaud. Marsiglia e il grano ndr – gettato nel fiume il poeta dei topi coronati d’alloro. Le tue
lacrime… mentre tremi. Lo scopo cambia… camminare su tombe e sole. Ed è sempre
stato così. Vento. Corde e
suono. Cupole e antenne della tv. Colori del mondo. India. Luci. Pietre. «Ogni
giorno è un’eternità…Santi gli sconosciuti dannati, i mendicanti dolenti, santi
gli orribili angeli della terra» e il mercato e i neon e i ventilatori con
immagini mentre mangi verdure e guardi con occhiali da sole militari in città e
la voce del popolo che prega al muro, tu madre su asini, che suona campane e
mette il velo sotto il caldo e nero come gli ebrei, come i cappelli e il bianco
delle colonne di marmo. Mentre sfilano le voci i ricordi le immagini i sorrisi
la pace il colpo allo stomaco di una voce che torna. Parigi. Macchine
fotografiche, andare via. Con un cappello nero sopra un asino coi capelli intrecciati
e il reggae nel rock.
dream of life. Un film
di Patti Smith di Steven Sebring, riprese durate 10 anni.
Mentre la notte è calata del
tutto su questa giornata e le luci chiudono sfilando in sovrapposizione ai
titoli di coda. Commento: viene voglia di comprare tutti gli album di
Patti Smith! Ora Franz Ferdinand… buona musica ovunque!