(intervista, più o meno, integrale e "alterata")
«Se
chiedi a un musicista “Cosa suoni?”, ti risponderà: “La chitarra”. Se lo chiedi
a me, ti rispondo l'idea!», inizia così l’artista che fa musica con i
videogame, Post@l_Market (MySpace): nickname scelto senza apparenti ragioni. Beppe,
originario di Messina, 27 anni, da un anno vive e lavora a Torino. «Ho cominciato facendo rock
noise sperimentale con sintetizzatori e pc, poi mi sono avvicinato
all'elettronica e ho scoperto le vecchie console di gioco». Inizialmente «usavo
2 sincronizzatori e il Gameboy, che funziona come un sintetizzatore digitale
visto che possiede un audio e un software, sviluppati da un ragazzo del nord
Europa, che permettono di interagire con l’ambiente».
«Il Gameboy è
uno strumento piccolo e portatile, una vera e propria workstation con cui
iniziare e finire il tuo lavoro: così potevo creare in strada, senza essere
legato a nessun posto fisso. Tecnicamente è un piccolo pc: hai 4 tracce che sviluppano il suono che vuoi,
dagli arpeggiatori alle tavole, una serie di strumenti elettronici».
«Non esiste più uno
strumento e un modo individualista di fare musica, oggi quando ti approcci a
uno strumento alla base dietro ci sono delle community che lavorano alla
realizzazione di strumenti che ti porteranno a sviluppare, c’è un rapporto
reciproco tra lo sviluppatore e l’utente, credo esista un problema: la
riconoscibilità dell'artista elettronico, molti suoni sono simili, così si
produce uno stacco tra utente e musica, si dovrà trovare una mediazione tra
feedback umano e tecnologia, soprattutto nei live». Il «live è un
problema, nell'elettronica, nascondersi dietro a un pc non fa bene, dal mio
punto di vista non ho visto realtà che propongono musica elettronica in modo
completo, prendi Trentemoller, (…) un artista molto conosciuto adesso, però il
suo punto di forza è unire la elettronica con uno strumento acustico per dare
emotività che non riesci a dare, è a questo connubio che sto cercando di
arrivare: il mio prossimo lavoro con
i GNU Quartet
va in questa direzione, nell’interazione tra archi, strumento classico per
eccellenza, con molte influenze videogame, principalmente Gameboy e qualche
suono di Commodore 64».
La
vera tecnologia è il passato. «È la limitazione che, in qualche modo, stimola
la creatività: quando hai meno possibilità, cerchi di ottenere il massimo da
quello che hai, e questo vale anche nel design. Nel processo artistico oggi
rientrano molte cose, anche il prodotto-cd, il suo packaging. Oggi ha
importanza tutto, compresa la capacità visiva del musicista. Entri nel processo
creativo, completamente, collabori con artisti visuali o designer, e devi
rappresentare un'idea artistica tua piuttosto che un disco di musica, è un'arte
totale». La musica di Postalmarket è strumentale «Io mi ispiro a quello che
vedo: i titoli vengono in mente a seconda delle immagini, e se mi colpisce un
tema particolare della realtà».
«Per il progetto Torino Sistema Solare – una campagna
contro la cocaina e la mafia – ho realizzato un pezzo su cui il videomaker Luca
Lumaca ha costruito il videoclip che appare all'interno della videointervista:
un’applicazione teorica con un’interfaccia efficace».
«Nelle
collaborazioni i mondi si incontrano per per affinità e immaginari simili, così
riesci a trovare un risultato immediato, senza calcoli, e per progetti
coordinati, non per interesse. Non mi sono mai chiesto se volevo fare
l’artista: è l'unica cosa che mi fa essere me, più che stare con le persone, ho
la musica nella testa, è il mio modo di pensare le cose, con quel tipo di
armonia…».
Musica
elettronica e videogame «sono parte integrante del lavoro che ho fatto, ora mi
sto direzionando su altre vie, perché altrimenti si tornerebbe al discorso
sullo strumento unico e riconoscibile, e la direzione oggi invece è integrare
varie parti, il Gameboy con la musica acustica, per creare una musica senza
connotazioni particolari: le definizioni non servono, la musica deve incrociare
tutte le situazioni. La differenza è nell'applicazione, un PC è un mezzo che
permette di scrivere musica utilizzando anche altri strumenti, in se e per se
non genera suono, sono i software o i virtual instruments, come la tavolozza
dei colori. Il Gameboy ha un colore, è come lavorare con una variazione di blu.
«Il pc è un mezzo per raggiungere lo scopo. Il
Gameboy è uno strumento. Quello che ho fatto finora è stato sperimentare uno
strumento: usare il Gameboy come una chitarra…». In un momento in cui anche i
Beatles scontano l’era tecnologica e diventano videogame, The Beatles: Rock
Band «adesso voglio muovermi in una dimensione più umana: trovare l’interazione
fra strumenti diversi, e con gli altri musicisti».
PostalM@rket. Dal game alla musica, dalla musica al game. La famosa "quadratura del videogioco".