Un libro intelligente, sentito, di quelli scritti bene, e veloci, come quelli dei grandi giornalisti degli anni Sessanta-Settanta, che si incollavano alle chiappe dei gruppi e tiravano giù dati, riferimenti, gossip veri sul retro delle canzoni, un libro "vero" insomma quello di Emiliano Colasanti, Un mondo del tutto differente-La storia di e dei Verdena (Arcana, euro 18). I Verdena sono un gruppo di Bergamo, ennesimo buco di c..o del mondo. Eppure, dopo oltre quindici anni (la band si è formata nel 1995) siamo qui a dire, beh, gran gruppo! Per dirla tutta, anzi per chi scrive, i Verdena (Alberto Ferrari-chitarra; Luca Ferrari-batteria; Roberta Sammarelli-basso) sono l'unica vera rock band italiana in circolazione, non se ne abbiano a male gli altri.
E pensare che ero partito un po' prevenuto, devo essere sincero, quando ho ricevuto il libro: la cover non mi entusiasmava, così un po' slavata, gli interni li trovavo un po' appiccicati e, tutto sommato, non "conclusivi" poi mi son detto: "Bravo! Continua a valutare le cose dal packaging"… ma è che insomma non è colpa nostra, il marketing ce lo hanno inserito a forza nella testa.
Così ho iniziato a leggere. E di marketing lì dentro non ce n'è neanche un'oncia, che i Verdena vanno giù dritti come falci. Colasanti ha avuto il pregio e l'intuizione di dichiarare da subito l'intenzione, il gruppo gli piace e quindi la prima parte del libro gli sta attaccato alle costole, butta giù considerazioni personali (da fan di quelli un po' nerd, quelli che ti sanno dire a memoria in che anno hai scritto quella tale canzone, o che errore c'era nella prima versione di un testo: esilarante il racconto del primo incontro di Colasanti giovane giornalista coi Verdena all'Heineken Jammin Festival nel 1999), Colasanti ricorda gli esordi dei 8370SCH1 (che in linguaggio "L33T", che esprime le lettere in numeri, vuol dire BETOSCHI) il gruppo che Luca e Alberto, fratelli, tirarono fuori dal cilindro alla fine degli anni Novanta, proprio in mezzo alla valli di Bergamo quando andava di moda la frase: "Coltivo dove tutti hanno detto che non cresce un cazzo". E però soprattutto, Un mondo del tutto differente, è la genesi lo sviluppo e il miracolo dell'ultimo coraggiosissimo album doppio del trio, Wow (Universal Music), disco potente, rutilante, persino pop…
Il libro ripercorre, attraverso ricordi e interviste, intuizioni e dichiarazioni, i tre atti e tre tempi della pubblicazione dell'album: partendo dalla genesi del "mostro", del Golem con 28 pezzi all'attivo e un mercato pronto al massimo per i ritornelli facili e le canzoni già sentite. Questo è Wow: quinto album in studio dei Verdena (il "White album" dopo le tinte oscure del quarto disco, Requiem) il cui titolo dichiara le intenzioni fin dall'inizio "Non è un urlo, va detto più a mezza bocca, ma con fermezza" ipse dixit Verdena.
Il disco che non riuscivano a finire, quello che ti spreme fino alla fine, Colasanti fa il parallelo con Smile l'album che doveva essere "perfetto" per cui impazzì Brian Wilson dei Beach Boys, a me viene in mente la genesi di The Long Run – nell'ambiente conosciuto come The Long One – l'album che costrinse gli Eagles quasi alla resa, ormai verdi, ombre di se stessi).
Colasanti ripercorre poi la seconda tappa, la stramaledetta tappa della crisi totale-globale, quando Roberta, Luca e Alberto erano lì inchiodati dalla loro stessa (troppa) creatività, a tirare giù note, ritmiche (apprendiamo dalla lettura che i Verdena nutrono una vera e propria ossessione per le parti di batteria), parole… quelle parole che i più considerano "che non ci si capisce niente dei testi dei Verdena". Leggendo, invece, assistiamo alle difficoltà di chiudere, e racchiudere in un senso solo uno che sia uno, alla capacità di un gruppo di mettere la parola "fine" a una sua creatura, che come tale lo deve rappresentare e definire, e allora come fai? Come fai a "FINIRE. IL MALEDETTO. DISCO."?
Colasanti ripercorre infine l'ultima tappa della resurrezione, quando i nostri tre eroi arrivano in Universal e dicono che l'album che li ha inchiodati per oltre un anno e mezzo (e per cui la major chiederà tramite raccomandata, notizie, tanto per capire che fine aveva fatto il budget), quell'album lì Wow alla fine – e qui Roberta, neo-manager del gruppo la dovrà proprio dire tutta, anche se scappando subito dopo – l'album sarà un doppio… nell'epoca degli mp3 e della crisi del mercato discografico e della crisi delle crisi (a parte il '29) direte voi? Eh già, sì sì, come condensa Roberta: "Credo che questo album sia l'apice di tutto quello che abbiamo fatto finora… C'è la nostra vita là dentro. Ci siamo noi".
L'ultima parte sono i testi di Wow, ripercorsi uno per uno, con tanto di spiega sul perché e su ogni singola decisione, e però questi ve li leggete che quando uno fa una recensione non è che proprio vi deve annoiare con il recensire tutto.
Bel libro. Gran band. Voglia di tornare a sentirli live. Intanto riascolto Wow.
Un grazie a parte a Nora Bentivoglio (del resto, nomen omen).