Montagna istruzioni per l’uso


È il titolo del piccolo prontuario, manuale, testo divulgativo di Giulia Negri, Montagna. Istruzioni per l’uso (Laterza, euro 16), appunto.
In anni in cui la montagna è diventata sin troppo luogo di escursioni “mordi e fuggi”, terra di orsi da abbattere, come se non fossimo noi gli ospiti e gli animali selvaggi i depositari di una naturalità che abbiamo perduto, dimenticato, e ancora (ci dice questo libro che esce per la collana I Robinson / Letture) file chilometriche per approdare agli ski-lift, o sentieri in cui perdersi fino a rischiare la vita: perché sì, se c’è un insegnamento uno da prendere (assolutamente) da questo libro, è proprio che la montagna esige rispetto, e cura.
Il libro di Giulia Negri – giornalista e divulgatrice scientifica, fisica di formazione, maestra di sci, abitante della montagna – è un toccasana per chiunque voglia pensare alla montagna con un po’ di quella “sacralità” che non ha niente a che fare con la religiosità ma, assolutamente sì, con la spiritualità che hanno certi luoghi: la montagna come archetipo, dunque, ma anche come affrontarla in tutta la sua semplice complessità (c’è un capitolo su cosa mettere nello zaino), Negri ci porta alla scoperta di un mondo straordinario, a due passi da “casa nostra” proprio perché la montagna lo è, casa: solo che siamo diventati tutti abitanti di valle. E allora? Occorre capire come pianificare un’escursione, l’autrice ci accompagna tra le carte geografiche, le mappe, così tanto care ai geografi, da cui dovremmo anzitutto imparare qual è il nostro posto, quantomeno sul pianeta Terra, visto che ce lo siamo dimenticati.

Il sacro di cui parla Negri nel suo agile testo sta tutto nelle parole-chiave “rispetto” e “cambiamenti climatici”.
Rispetto per il silenzio di certe valli, ma anche dei sentieri dove ci sono animali selvaggi che potremmo ridestare dal sonno, o solo perché il silenzio è sacro nella sua mancanza delle nostre vite agitate, piene e urbane.
Per quanto attiene ai cambiamenti climatici, la posizione dell’autrice è piuttosto chiara, la biodiversità è un valore imprescindibile, se non ricontrattiamo con gli altri abitanti del pianeta (sì gli alberi, sì le rocce, sì gli animali, sì persino i funghi che stanno così tanto bene assieme alla polenta), se non sapremo ritarare la nostra ingombrante presenza nei luoghi di questa grande montagna, torre di Babele, che chiamiamo Terra: basta insomma con l’overtourism, per dirla in maniera “acchiappa-clic”, perché è brutto, per noi e per i luoghi che restano malsanamente ingombrati da tutti i residui del nostro passaggio. Essere più sostenibili significa riconoscere il paesaggio, e comprendere che più lieve è il passaggio sulla Terra, e sui sentieri, tanto più riusciremo non solo a salire in vetta, ma di più a goderci il sole, dopo la fatica. In fondo, il libro di Giulia Negri, Montagna. Istruzioni per l’uso (appena uscito in libreria, qui) è una buona metafora di quella che, ingenuamente, chiamiamo vita.