Filicudi WildLife Conservation arriva anche a Lipari


Si chiama Filicudi WildLife Conservation, ma adesso è anche a Lipari.
E’ la seconda volta che scendo alle Eolie a trovare Monica, che grazie al supporto di e.on energia anni fa era già riuscita ad aprire un piccolo centro di SOS tartarughe a Filicudi e a farlo diventare uno dei punti di riferimento dell’area; ora con l’apertura della sede di Lipari il progetto si amplia anche alla didattica.
E sì, non è scontato che dietro progetti “veri” ci siano imprese, che si impegnano nella ricerca e nell’equilibrio del set di energia migliore – come discutevamo ieri sera a cena con Daniela Leotta, Chief Strategy, Sustainability & Communication Director di E.ON Italia e Mauro Biraghi, Direttore Marketing and Corporate Communication di E.ON Energia – che ci interesserà nei prossimi anni (IA ma anche città sempre più “smart”) e nella divulgazione scientifica.

Sarà tutta una questione di “efficienza” energetica ma anche di scelte, consapevoli, scegliere energia da fonti rinnovabili per esempio ma, anche, da aziende virtuose che si distinguono per l’impegno ambientale.
E quindi vedere con mano, toccare le Eolie al mattino, dopo una colazione con biscotti non di supermercato, scendere a piedi a mare, salire su una barca per andare a liberare due tartarughe recuperate nei giorni scorsi (Lilo e Giulietta), sentire il vento in faccia, guardare i faraglioni al largo della costa. Ecco, forse c’è ancora spazio. Forse. Per allontanare i venti di guerra. Forse si può stare, cercando l’isola che conosciamo in noi, fatta di spazio aperto e poche cose, poche distrazioni, persino poche parole.
C’è persino tempo per un bagno con, sotto, 1.000 metri di profondità, il “blu” di cui parlava Jeacques Cousteau.

Non abbiamo visto tursiopi, delfini, ma abbiamo raccolto plastica, sempre troppa, al largo. Per fortuna i catamarani delle rich people sfilano al largo mentre una chiamata all’ultimo minuto ci fa tornare indietro verso Salina: “Una tartaruga enorme”, pare. Così Monica inverte la rotta e, sì, la tartaruga che troviamo a pelo d’acqua (ha inghiottito plastica? bolla d’aria, in pancia? Perché non si immerge? Lo si scoprirà domani con la lastra, per ora è nel nuovo centro di Lipari, tranquilla a passare la notte ndr).
In un giorno non comprendi le cose: è altrettanto vero che ci vogliono 10 secondi a capire di esserti innamorato. E qui alle Eolie è così, per me.

Anche perché il lavoro di Monica e del suo team (Valentina si sta specializzando, prima forse di migrare all’estero perché in Italia che prospettive hai se vuoi fare la biologa marina?) e delle giovani volontarie e dei giovani volontari  è non solo prezioso per le rilevazioni scientifiche, ma lo vedi negli occhi del piccolo Morgan che mi aiuta a portare l’acqua nel secchio per versarla nel vascone di fortuna dentro il quale mettiamo Elettra – così è stata ribattezzata la grande femmina recuperata al largo, un’esemplare magnifico di molti chili, che ha lottato libera e viva (!) prima di farsi catturare (perché sì, gli animali non lo sanno se li prendi per curarli, o fargli male). “Sono nuovi questi avvistamenti di adulti”, dice Monica, “Di solito questa zona ci sono tartarughe giovani, invece è già qualche tempo che vediamo maschi e femmine adulte, in età di riproduzione che vengono qui”, forse perché tutto il mondo è colonizzato dagli umani?, forse perché anche alle tartarughe serve silenzio, e pace, e più “tempo”.

E poi, è questo che ci vuole, un’economia “sana”, fatta di pesca sostenibile e cura, di turismo responsabile e non di massa, e tutto questo lo puoi fare tematizzando, per esempio, un’isola. La sfida sarà gestire al meglio la spinta ambientale, che c’è, sui volti abbronzati e i corpi esposti al sale, e ai venti. Sarà il nome, Eolie, che richiama il dispettoso dio dei venti, non so, ma io ogni volta che vengo qui, un po’, mi rincuoro. Dura poco. Ma per un giorno avremo avuto speranza.