L’onore di intervistare uno dei più grandi poeti della contemporaneità, Milo De Angelis, a partire dalle sue riflessioni sulla mostra fotografica De Rerum Plastic-Natura dell’artista esistenzialista francese Sélène De Condat ispirata al De Rerum Natura di Lucrezio che inaugura domani 2 giugno alle 18:00, e fino al 30 giugno, presso il MAGAZZINO ALLA RISCOSSA di Pitigliano (GR), bassa Maremma, luoghi-casa per chi scrive. Il poeta sarà poi presente il 24 giugno alle 17:30 per presentare la sua ultima versione del De Rerum Natura di Lucrezio (Mondadori, € 24,00), con brani letti dall’attrice Viviana Nicodemo.
Una mostra, quella di De Condat, che ritrae e analizza – spacchetta – la nostra contemporaneità, il nostro spazio-tempo entro la quale la plastica è integrata, avvolgendolo, l’ambiente naturale.
Con De Rerum Plastic-Natura la fotografa francese visualizza le azioni che quotidianamente mettiamo in opera, la sistematica distruzione della natura da parte degli uomini: che sia a causa delle guerre – nei conflitti muoiono persone, bambini ma anche animali, piante sterminate, raccolti andati perduti, bruciati così come il futuro per chi ci abita, e vive, e muore -.
Il lavoro mette in scena la nostra vita di plastica, che l’artista francese definisce il quinto continente riflesso dell’azione dell’uomo (Sapiens?) ai danni del Vivente e denuncia “les écocides”, gli ecocidi commessi dalla nostra società, come gli allevamenti intensivi con gli animali ridotti a meri oggetti da tritare dentro le macine di un capitalismo onnivoro quanto scialbo, senza più sapore; orrori economici (!) di una società evoluta tecnologicamente ma sempre meno empatica e auto-assolutoria, persino immune ai princìpi di conservazione del pianeta così da renderlo abitabile per le prossime generazioni dell’umanità.
Quale il ruolo della poesia, delle parole precise, della scrittura, in un mondo di simulacra, auto-immagine, selfie e promozione del sé: perché insomma sarebbe, dovrebbe essere, più importante il NOI entro il quale siamo inscritti, co-abitanti del pianeta Terra (insieme agli animali, le piante, il regno dei minerali, dei virus)?
Il ruolo della poesia – dice De Angelis – è quello di dare un peso immenso alla parola, alla singola parola, di sottrarla alla sua funzione di scambio e di metterne in luce i risvolti più segreti e invisibili, che costituiscono un vero e proprio fiume sotterraneo: ogni poeta, di fronte al verso imminente, sa che deve trovare la parola più precisa, magari sepolta sotto strati di frasi convenzionali, e diffonderla nel mondo. In tal senso la sua parola è corale, si immerge nella presenza di una comunità e in quel “noi” a cui allude la sua domanda. La parola poetica, indifferente ai simulacra dell’effimero e alla promozione dell’autore, parte da una singola avventura umana per giungere a un’epica, a una persona plurale, intrecciata alla vita del cosmo.
Da Lucrezio cosa possiamo imparare, oggi, esiste un messaggio (di speranza per l’umanità) che ci possa provenire dal passato in grado di rilanciare il nostro pensiero al futuro – questa parola difficile da pronunciare in tempi ostili come i nostri – cui conformare il nostro prossimo presente?
Lucrezio non è mai edificante e proprio per questo ci colpisce al cuore con le sue descrizioni terrificanti dei disastri naturali. Non ci consola e non ci incoraggia e proprio per questo ci rivela le forze sovrumane della natura, che beffano ogni tentativo dell’uomo di padroneggiarle e di metterle al proprio servizio. Solo con lo studio e la comprensione delle leggi naturali, dice Lucrezio, potremo gettare un fascio di luce sulle tenebre della nostra vita.
Cosa colpisce in particolare nella natura di Lucrezio? Quali caratteristiche presenta?
Quello che colpisce nella natura lucreziana – chiosa il poeta – è il senso incessante della sua metamorfosi, il passaggio senza pace e senza tregua da uno stato all’altro: un movimento perpetuo, un movimento senza origine e senza meta, potente e vorticoso che parte dalla radice originaria dell’atomo e investe l’intera creatura. Altro motivo ricorrente e l’infinità dell’universo, il suo essere smisurato e privo di confini, contrariamente al mondo di Aristotele, sempre ordinato e perimetrato. Inoltre l’universo lucreziano è inquieto, carico di traumi e di lesioni, sempre sul punto di crollare nel vuoto, con visioni apocalittiche che rappresentano di volta in volta una catastrofe imminente. Impressionante anche la certezza lucreziana che non siamo soli nell’universo e che esistono infiniti mondi oltre a quello umano. Ecco, il senso della metamorfosi e il senso dell’infinito sono quelli che più caratterizzano la natura di Lucrezio.
Interessante per molte ragioni il luogo ove verrà esposta l’opera di De Condat, che ospiterà il doppio dialogo su Lucrezio con Milo De Angelis: un luogo piccolo ma suggestivo, ‘laterale’ e lontano dalla grandeur di città ben più grandi, la galleria d’Arte MAGAZZINO ALLA RISCOSSA di Pitigliano (incantevole borgo che sorge su di una una rocca tufacea) è nelle intenzioni dei suoi ideatori – il costumista Sergio Ballo, vincitore David di Donatello e appassionato d’Arte – come nuovo spazio polifunzionale per la libera espressione dell’Arte in Toscana.