Cronache dal mondo naturale: il nuovo album di Sam Lee, songdreaming


Un album che sembra il racconto di un pianeta, vite viventi, che vivono, piangono, credono e disperano.
Il percorso artistico di Sam Lee (qui il sito), musicista britannico al quarto disco in studio, Songdreaming (etichetta Cooking Vinyl, qui in streaming) ha ricevuto 5 stelle da The Guardian, prodotto da Bernard Butler, è musica e suoni che arrivano dal mondo. Per meglio dire, partono ‘al’ mondo e riportano il 43enne compositore originario del – molto zadiesmithiano NW (nord ovest) di Londra – ai suoni e gli echi della grande tradizione folk anglosassone, quella che va da Tim Buckley a Nick Cave.
Con songdreaming di Sam Lee compiamo un viaggio precipitando tra cinguettii e richiami passeggiando tra i vigneti antichi, sogniamo con lui lungo i viali del mito, songdreaming è un lento percorso, finalmente, fra i paesaggi e i reami del ‘re cremisi’, Lee in questo erede dei King Crimson, un meravigliato ritorno alle storie ispirate che fanno del tempo un levare d’eternità.
In songdreaming la voce e i fantasmi tratteggiano luoghi, ci perdiamo così nei pensieri – dell’oboe e del clarinetto, i fiati e le percussioni, il basso che sottace e riverbera, prati inglesi d’un mondo immaginario lieve e delicato – c’è la grana dei dischi epocali musica classica contemporanea, echi di sirene stridenti, la cavità delle grotte marine dove i suoni rimbalzano e la voce diventa potenza del mare, “l’anima tormentata di Albione”, come l’ha definito The Guardian, o “Una fusione abbagliante di natura e canzone” per The Observer (sentite The Devil & The Huntsman dove si sentono persino le eco di Woodkid ndr)
Lee un artista che è (anche) prodotto del suo habitat: «L’ambiente è, per me, formativo come parte del nutrimento creativo che ricevo e del senso di comprensione del mondo» – conferma Lee -. I molti paesaggi diversi, gli ecosistemi al loro interno, le piante, i fiumi, gli alberi, gli uccelli, gli animali: tutte queste cose costituiscono un cast diverso che crea il teatro in cui ogni pezzo di natura mi parla come una storia. Così, ogni volta che esco nella natura, cerco di capire chi sono questi personaggi e di metterli insieme per vedere quale storia viene raccontata. Quindi, sono composto da ognuna di queste esperienze che sono sempre radicalmente diverse, a seconda del periodo dell’anno o del luogo in Gran Bretagna o all’estero, e di come queste cose interagiscono tra loro».

songdreaming si inserisce appieno in quelle narrazioni ambientali che così tanto stanno dando, forse, speranza ai racconti di un futuro quotidiano, e fanno comprendere – con il giusto tempo, fatto di pause e attenzione – quanto sia importante oggi raccontarlo l’ambiente, la natura che siamo, e non solo come atto politico: è la riscoperta del ‘nostro’ spazio di viventi sulla Terra, gli esseri umani come coabitanti del pianeta, insieme agli animali, le piante, i minerali, i virus: «Siamo ancestralmente stati narratori dell’ambiente – riflette l’artista inglese, che è anche scrittore (il suo romanzo The Nightingale letteralmente L’usignolo, ha ottenuto un grande riscontro di pubblico e critica), ambientalista, conduttore radiofonico e attivista, nominato al Mercury Prize -: «È così che noi, come specie, ci siamo evoluti. È stato il nostro posto unico per essere i narratori di ciò che sta accadendo e per interagire con esso come parte della natura e non separati da essa, ma con questo incredibile dono della nostra coscienza immaginativa. Man mano che siamo diventati tecnologicamente più intelligenti e autosufficienti, abbiamo inventato dei modi per separarci, per essere meno apparentemente dipendenti nel loro insieme. Naturalmente, questo non è mai cambiato. Siamo dipendenti dai quindici centimetri di terra come lo siamo sempre stati. Abbiamo solo modi intelligenti per massimizzare l’estrazione e la produzione di terra senza una comprensione consapevole di come prenderci cura, essere benevoli verso e sostenere quell’ambiente. Oggi, quindi, siamo in una crisi tale che riapprendere queste abilità di narrazione, di come possiamo raccontare la storia di ciò che sta accadendo ai nostri amici più che umani – i nostri amici piumati, i nostri amici pelosi, i nostri due e quattro zampe – è così importante per noi essere in grado di comunicare a coloro che non sanno cosa sta succedendo in modo che le persone possano iniziare a sentirsi responsabili e cambiare le nostre pratiche piuttosto pericolose e le nostre modalità sociali. Ecco perché noi, come artisti, dobbiamo lavorare al di là della politica, ma attraverso il cuore e la storia, che è sempre stato il modo più potente per coinvolgere le persone in un movimento».

Possiamo vedere i luoghi narrati dalla calamita nella voce di Lee, quasi un cantastorie che scandisce il racconto d’Inghilterra, di tutte i regni del Tempo, senza limiti e confini mentre il mondo alla deriva. Songdreaming è, in questo senso, anche un disco del sacro, che non è il religioso ma, di più, spazio mistico dell’anima – come in Nick Drake – che arriva ed emerge, e parla: «Penso che il sacro sia presente in ogni cosa. Si tratta di come parla e comunica, e dove può essere invocato o evocato come qualcosa che la gente può ricevere, sentire e notare. La musica crea uno spazio mistico, che vibra e risuona nell’anima. È una forma d’arte che è la più antica in termini di creazione di vibrazioni fisiche, sia attraverso il tamburo che attraverso la voce. Queste sono le nostre due più antiche possibilità di creare suoni, e funzionano insieme o indipendentemente. Siamo così motivati dal ritmo, racchiuso nell’antica espressione: “Se nella rivoluzione non c’è la danza, non voglio farne parte”. L’idea del ritmo, della vibrazione e del senso di connessione con qualcosa di molto antico è fondamentale. Le canzoni, in particolare quelle con storie che parlano di un senso di comunanza e connessione senza tempo, sono così importanti. Lo troviamo nelle nostre canzoni popolari, nell’hip hop e nelle narrazioni moderne contemporanee. Tuttavia, dobbiamo anche trovare il modo di far sì che queste storie producano qualcosa di essenziale e mettano in atto un cambiamento. Non possono essere solo intrattenimento compiacente. È necessario che lavorino per un cambiamento significativo. Altrimenti, come si suol dire, è come se si stesse armeggiando mentre Roma brucia».

Sam Lee “Songdreaming” Album artwork 2023

Musicista e essere umano, artista e figlio del proprio tempo. Cosa fa Sam Lee per diminuire la sua impronta ecologica: «Bella domanda – risponde ironico -. Detesto l’impronta di carbonio, un termine coniato da Shell, che ha commissionato a Ogilvy, consulente di branding e agenzia pubblicitaria, il gravoso compito e l’onere di rendere conto della nostra impronta di carbonio. Sono molto interessato all’impronta ecologica perché è un aspetto che dobbiamo considerare: come possiamo aumentare la nostra impronta ecologica. Come possiamo rendere il segno che lasciamo nel mondo ecologicamente più incentivante, più prolifico, più abbondante? Se devo mangiare tre pasti al giorno, tutti i giorni della mia vita, come spero di poter fare in modo ragionevole, voglio sapere che l’impatto che sto prendendo dalla terra può effettivamente lasciare quel pezzo di terra in un luogo ecologicamente più generoso e di supporto. Può andare in entrambe le direzioni. Possiamo mangiare carne e fare cose che distruggono il nostro ambiente per produrre quel cibo. Oppure potremmo mangiare in modo biologico e attraverso pratiche locali di agricoltura rigenerativa, che rappresentano un modo davvero positivo di rendere quella terra piena di spazi per altri pezzi di natura. La musica è la stessa cosa. Come può la musica raccontare una storia che ci faccia sentire più consapevoli e interessati all’impatto dei nostri comportamenti? Abbiamo tutte le possibilità e le soluzioni per rendere il mondo un ambiente davvero ricco di specie, un luogo biologicamente più pesante, un luogo più prolifico di carbonio, dove il carbonio è bloccato in più alberi, più specie, più suolo, più paludi, più oceano. Dio, un oceano più ricco e prolifico. Sappiamo come farlo. Dobbiamo solo convincere la politica e l’industria che ci sono modi per permettere alle persone di avere la vita che conducono, ma facendo in modo che i modi in cui lo otteniamo siano più positivi».

Infine, chiediamo. Quali le 3 parole ambientali che noi (basta l’uso dell’io) noi cittadini, noi abitanti delle metropoli sempre più lontane e mediate dalla Natura dobbiamo assolutamente conoscere per iniziare a ricostruire il nostro rapporto con il mondo?
«Le parole sono difficili. Direi che in realtà dobbiamo fare a meno delle parole e cominciare a entrare in un vocabolario di consapevolezza di come suona l’abbondanza e di come suona l’impoverimento. Ci sono alcuni elementi molto importanti. In primo luogo, il canto degli uccelli è un meraviglioso indicatore della natura. Più uccelli ci sono, più insetti ci sono; più insetti ci sono, più piante ci sono; e più acqua c’è. Quindi penso che, in primo luogo, dobbiamo imparare a conoscere le parole degli uccelli, il loro linguaggio, in modo da accorgerci della loro presenza e di ciò che rappresentano nel territorio. Penso che dobbiamo dedicare più tempo, oserei dire, a insegnare ai bambini delle scuole il canto degli uccelli, che sarà così importante. Direi anche che capire il suono degli insetti, il suono di un ambiente ricco di insetti, è fondamentale. Infine, dobbiamo comprendere meglio il silenzio: capire cosa significa essere in un luogo di quiete, di notte, di buio, di assenza di cose, ed essere più connessi a quando c’è questa quiete, eliminando i suoni prodotti dall’uomo, l’antropofonia, come viene chiamata», chiosa Sam Lee, e non resta che immergersi nei boschi di songdreaming (Cooking Vinyl), un album dalla rara, circolare, bellezza eterna e contemporanea.