Torno a casa a piedi (DeAgostini, €16) del cantautore Jack Jaselli è un viaggio per alcuni scontato ma contemporaneamente una scelta coraggiosa, un diario di viaggio di un itinerario filosofico ed ecologico, ri-costitutivo, durato 37 giorni lungo la via Francigena.
Dalla Pianura Padana prima zona rossa d’Europa – per coronavirus ora ma storicamente per emissioni di CO2 e pm10 prodotte – lungo il naviglio pavese sino all’abbazia di Chiaravalle, le foreste di Berceto attraverso gli Appennini monti naviganti, spina dorsale d’Italia, fino a Sarzana, Massa, Pietrasanta (nomi antichi, di roccia), Altopascio e San Miniato, Siena, le colline dell’Orcia, il grigio dei campi, giallo grano, verde ulivo, nuvole viola e cieli color del cobalto, fino alla Radicofani, Acquapendente (nome caro per chi scrive ndr), il lago di Bolsena, infine Roma: Pietro sulle tue pietre eccetera, dirà il Cristo dei cattolico-cristiani al prescelto, passi su pietre edificate nei secoli al solo scopo di connettere gl’uomini al dio in cui credano prima di rendere l’animus, mortale. L’alba della rinascita.
Molti gli amici incontrati sui sentieri, le coste, buddisti al tramonto, custodi antichi e primordiali nel 700esimo anniversario della morte del Sommo Poeta, la discesa umana raccontata da Dante, che è viaggio anche quello, l’inferno in terra, Delhi dove ogni giorno bruciano corpi in centro città contro la peste di questo inizio secolo, il Covid19 peste rossa che ci ha interrotto, spezzato, piegato alcuni persino ucciso, parenti, amici, crisi d’ansia, i bambini e i ragazzi di questa generazione la prima dopo la Seconda Guerra mondiale a conoscere un’interruzione didattica (nonostante il “tampone” della Dad) mentre gli adulti in mancanza di fiato si dirottano sullo Xanax, basterebbe vedere i tabulati di qualsiasi farmacia. Ecco, questo preoccupa. Il ricorso a medicine che servano per calmare i moti dentro. I mostri invece, insegna qualsiasi filosofia di auto-coscienza, vanno visti, guardati in faccia. Ne parleremo per anni di questo trauma collettivo, che non è solo la paura di morire, è la paura di sfiorire, isolati, lontani dai nostri affetti, lontani dalla natura che è boschi e silenzio, vita reale vs vita digitale.
Non ne possiamo quasi più delle dirette streaming. Vorremmo solo poter andare ad ascoltare il canto degli uccelli in montagna. Fino a qualche tempo fa, i più cinici se gli avessimo confessato il nostro proposito ci avrebbero chiesto, Ma che me stai a diventà frocio?
Jaselli allo Xanax preferisce il verde, ci dice nel suo libro Tornando a casa a piedi: piuttosto che sedare è meglio fare esperienza, nel solco della tradizione dei cowboy della letteratura, i ragazzi on the road della generazione perduta, fra i quali Jack Kerouac, appunto, la cui somma opera in questo senso più che solo On the road è I vagabondi del Dharma.
Jaselli questo fa nel suo docu-book, un itinerario di auto-coscienza e musica, vagabonda, racconta, pesca dalla sua memoria del mondo le altre incredibili tappe della via Francigena: il deserto del New Mexico, Los Angeles California – l’Eden – Katmandu, e ci abbina l’atto rivoluzionario di questo esatto momento storico: il camminare che, da Erlin Kagge a David H. Thoreau, è vettore e posizione, poiché camminare prelude al pensiero.
Quando cammino, penso, ci dice l’anti-Kant Jaselli – mise da cowboy nostrano, classe 1980, laureato in filosofia, il suo primo disco in italiano è Torno a casa del 2018 – che in 40 giorni ha percorso 800 km, in 34 tappe, organizzando 15 concerti lungo la via.
La sua esperienza si può anche vedere in streaming su Real Time, Torno a casa – discovery