Esce oggi il libro di Annarita Briganti, Non chiedermi come sei nata (Cairo Editore, pagine 204, Euro 13). E tra meno di un mese la Corte Costituzionale si dovrà esprimere sulla costituzionalità della Legge 40/04 che, in Italia, regola le norme per la procreazione assistita.
Non è solo un romanzo Non chiedermi come sei nata. La storia di Gioia Lieve, giornalista culturale freelance, protagonista del libro della Briganti è la vicenda comune di tante donne, e coppie, d'Italia. Dopo aver abortito sulla "Costa azzurra", Gioia comincia a perdere i pezzi di sé: "Sotto un cielo così blu, soffrire dovrebbe essere vietato". E invece, la discesa agli Inferi parte da lì, da quel cielo impietoso che rende pan per focaccia agli esseri umani e li rende sterili, feriti e infertili, incapaci di procreare. I non-eroi della Briganti sono uomini e donne traditi e che tradiscono, anche se stessi, esseri imperfetti sottoposti alle bizze di un dio minore che divertito annoda esistenze, vita, e tube.
Annarita Briganti ha uno stile di scrittura asciutto, scrive il suo primo romanzo quasi volesse curare ferite, viceversa, insanabili. Il personaggio di Gioia viene registrato e trasmesso con i cliché della società social-mediatica che tanto di moda va nella cooltura contemporanea: "Vorrei mettere gli stivali pelosi e il piumino color ciliegia, tuffarmi dal quarto piano nella neve che sembra panna e aspettare di morire così, senza dare fastidio. Solo un biglietto: non fate troppi pettegolezzi".
Il mondo a tratti ingenuo dell'eroina della Briganti, dopo l'aborto e la scoperta della difficoltà ad avere figli (una figlia in questo caso) va in frantumi mentre tutto si atteggia allo scintillio: per prima la relazione con Uto, l'amore adulto con il quale Gioia tenta le dolorose tecniche di fecondazione; a saltare poi sono le relazioni apparentemente amicali, gli amici di amici che si fidano solo della "patina" superficiale, del carattere volitivo e glam della protagonista del diario di bordo della Briganti.
Ma in questo libro c'è anche la condizione dei trenta-quarantenni in Italia, la "generazione cuscinetto". Niente di nuovo sul fronte esistenziale, potrebbero dire alcuni, eppure i problemi dell'Italia ci sono, ed emergono, e se persistono – pare dirci la giornalista Annarita Briganti (che collabora da anni con Repubblica e Il Mucchio) evidentemente nulla cambia e nulla è superato: "Negli Stati Uniti e nei paesi civili, uno che di mestiere scrive, campa con le sue parole". L'impressione che si ha leggendo Non chiedermi come sei nata è che questa storia sia stata frutto di documentazione, studio, lavoro. Domande su domande, su tutto, anche sulla propria vita.
L'immaginazione di Briganti è cinematografica, una regia "terza" col giusto gradiente di luce e trucco, che all'autrice serve per depotenziare l'intensità delle situazioni, una quinta shakespeariana dove tutto ciò che accade – l'incubo nel quale viene catapultata Gioia, eroina singola nel vortice delle scelte etiche – lo fa tra strali di porpora e d'ermellino: "Eppure la gente si sofferma solo sulle mie mille luci, invidia il dito, ma non si accorge della Luna. Come se l’energia, la bellezza imperfetta, l’ammazzarsi di scrittura non costassero fatica, sacrifici, esperienze impegnative". Il mestiere di scrivere, che è mestiere di vivere, a ogni modo, e per tutti.
Ne libro, tutto rimane esterno alla vita di Gioia. Le continue cure che la gonfiano, per rimanere incinta, l'insicurezza di non trovarsi più attraente, di non piacere più. La solitudine di chi perde troppo, e non ha più illusioni, ma solo maschere. La sua famiglia è assente – persino la gemella Scilla, presenza evenescente della quale, a chi scrive, sarebbe piaciuto leggere di più – quella famiglia che, nella routine classico-conformista, per la Briganti è portatrice sana di un'annichilente abitudine, forse tutta nostrana, dell'Italia bigotta senza nemmeno più il fascino degli anni Cinquanta: "Ti nascondono la parte schifosa dell’esistenza, illudendosi di renderti immune dal dolore." Ecco questo invece Briganti non lo fa, l'autrice confeziona un romanzo falsamente rosa shocking, un impasto di superficiali incontri siliconati à la "Sex and The City", ma solo per truccare emozioni alla cui intensità, altrimenti, non si può sopravvivere: "Mai abbassare il livello di glamour" continua a ripetere Gioia Lieve, come un mantra.
Non chiedermi come sei nata è un libro-domanda, dietro la patina v'è la questione reale sollevata dall'autrice. Quella Legge 40/04 così tanto discussa in questi giorni, che in Italia regola il ricorso alla procreazione assistita "[…] qualora non vi siano altri metodi efficaci per rimuovere le cause di sterilità o di infertilità", in modo però quanto meno equivoco e ponendo una serie di limitazioni importanti. Tanto che l'8 aprile prossimo i giudici della Consulta si dovranno pronunciare sugli aspetti ancora controversi: divieto di ricorrere alla donazione di gameti esterni alla coppia (eterologa) e l'utilizzo degli embrioni non idonei per una gravidanza per la ricerca scientifica. Inoltre, dice l'avvocato Filomena Gallo "La Corte di Strasburgo ha accertato che lo Stato italiano nella parte in cui consente l’accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita unicamente alle coppie fertili e sterili (…) ha violato gli artt. 8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare tra cui rientrano le scelte terapeutiche)”.
Ecco perché il libro della Briganti è ancora più importante, perché racconta un (ulteriore) passaggio del nostro tempo. La giornalista autrice ci consegna una serie di domande etiche, rivestite come confetti: un'estetica rosa al prezzo di una domanda scorretta, che tira dentro l'atteggiamento di un Paese, il nostro, troppo spesso ancora fermo su posizioni reazionarie. Con una non comune capacità di sintesi (quando la Briganti scrive del "turismo procreativo" che le coppie italiane devono compiere nel caso in cui si vogliano avvalere di programmi per la procreazione assistita, a costi elevati: "Le donne che non possono permettersi cliniche costose all'estero non saranno mai madri") e persino con le idee – dell'autrice – chiarite con un manifesto (cfr.pag.69), Briganti ragiona sull'oggi e sull'impatto che ogni scelta provoca sul domani "Non si parla d'altro in questo tempo devastato e vile (citando Giuseppe Genna)", e ancora "Restituitemi i sogni della vita precedente; c'è spazio persino per il David Foster Wallace di "una cosa divertente che non farò mai più", ma che l'autrice usa al plurale, perché sono tutti eroi singoli quelli di Non chiedermi come sei nata, mono-sufficienti.
E' un romanzo che è un saggio, oltre che un diario, questo. Con una tesi di fondo e tracce di una ribellione liberal tesa al senso dell'autodeterminazione per ogni individuo: "Una donna infertile è inutile, e non è vero ma è tutta qui la disperante condizione della necessità di voler essere ciò che vorremmo", il libro della Briganti parla del senso di disagio delle donne, che passa dal corpo. Rispetto che nella nostra soci
età prevalentemente maschile (al massimo, "a quote rosa") dimentica, tranne quando si deve parlare di omicidi che salgono alla ribalta della cronaca e baby-prostituzioni.
E non manca neppure la bella scrittura: "La precarietà non concede distrazioni", e "Dovremmo essere migliori del nostro tempo", e ancora "Le mie giornate sono così, una raccolta continua di materiale, vivo sospesa tra realtà e fantasia. Proust approverebbe". Nè le conclusioni, e le scelte di Gioia, suffragate dall'unica presenza compassionevole del libro, il ginecologo che le funge da padre putativo, Andrea, lo scienziato libero; non mancano neppure nuovi amori, fra tutti, quello più vicino al sogno dell'essere se stessi, Alberto.
"Le vere famiglie, comunque siano composte – una donna e un uomo, una donna o un uomo da soli, due donne, due uomini – sono quelle che crescono i figli", Briganti non ha insegnamenti da dare, e forse proprio per questo scrive cose che uniscono, al di là e dentro l'etica, acqua che tutti affrontiamo. Mare o maree che siano. Persino con una punta di filosofia, che tocca a chi ha passato tanto: "Dall'alto diventa tutto così piccolo, trascurabile" fa dire l'autrice alla sua protagonista Gioia.
Annarita Briganti (co-fondatrice, tra l'altro, della bella iniziativa "Salotto Letterario") presenterà il suo libro Non chiedermi come sei nata il 26 marzo a Milano, Feltrinelli Buenos Aires; il 31 marzo a Roma, Feltrinelli Orlando (intervengono con l'autrice l'avvocato Filomena Gallo e John Vignola).
p.s. Una sola ulteriore domanda da questa parte della barricata… Ma cosa sono gli "hunter grigi"?