Alla fine degli anni Novanta, inizi Zero, c'è stato un progetto musicale che si chiamava "Auden". L'ambiente di provincia, il confine con la metropoli, le caratteristiche di una volontà artistica che si potesse sdoganare dalle paludi dell'italianità peggiore intesa come effimera riproposizione di standard commerciali noti quando non solo tendenti alla notorietà.
Nell'album Love is conspiracy, riproposto ora dall'etichetta V4V – QUI il link – si ritrovano quelle idee, nei pezzi metallo e motore degli Auden: "C'era inoltre il fattore provincia che aveva condizionato l'immaginario musicale fino ad allora, negli anni del modem a 56k. Tutta la prima produzione degli Auden (più o meno registrata ma lontana da poter essere pubblicabile) cercava ancora di decidersi tra l'assecondare un tipo di cantato in italiano, tanto solenne quanto fragile, o rivolgersi più spudoratamente all'americano con risultati imprevedibili. Le composizioni riecheggiavano inevitabilmente i gusti assimilati, tra indolenze pavimentiane, asperità youthiane, squadrature post-hc newyorchesi e goffi tentativi di emulazione degli astri nascenti italiani. I fari comunque avevano già da un po' altri nomi: Karate, Van Pelt, Mineral, Christie Front Drive, Get up Kids, Promise Ring, Portraits of Past ma rimanevano sempre anche Motorpsycho, Afghan Wings, Fugazi… "
Il nome della band è ispirato al poeta W.H.Auden, amico di Cristopher Isherwood (autore del bellissimo Addio a Berlino, Adelphi) poeta citato nei film "Quattro matrimoni e un funerale" e "L'attimo fuggente" (famosa la sua poesia Funeral Blues).
Poi, dopo 5 anni, il progetto degli Auden si diluì (alcuni diedero vita a un altro ottimo progetto, i Winter Beach Disco). Ora, Love is Conspiracy è nell'etere, riproposto dall'etichetta. Ma l'arte non finisce mai. E tutto si recupera. Tutto vive, e rivive sempre.