DALL'INVIATA ALESSIA PISTOLINI
Francesco Baccini è qui al Premio Tenco per presentare un progetto molto affascinante, soprattutto in questa sede: un tour teatrale con le canzoni di Luigi Tenco.
Ci racconti la genesi di questa idea?
È nata quest’estate dalla mia testa malata. Un giorno il mio fonico mi ha registrato casualmente mentre cantavo “Vedrai vedrai” di Luigi Tenco. Poi mi ha detto: “Guarda che ti è venuta benissimo!”. Così l’ho incisa nel mio ultimo album, piano e voce; ho cominciato a cantarla nei concerti e vedevo la reazione del pubblico che era veramente strabiliata e strabiliante. A quel punto mi è venuta quest’idea mentre guidavo in autostrada: portare Luigi a fare un giro nei teatri. Avrei voluto dare un sottotitolo a questo progetto: “Porto Luigi a spasso per i palchi”. È chiaro che è un’idea molto ambiziosa, perché hai sempre un mito davanti a te; però nella mia vita, a partire dai tredici anni, i miei “incontri” con Tenco sono stati abbastanza puntuali, ci siamo “incontrati” diverse volte. Intanto c’è il discorso legato alla somiglianza fisica: una sera Fabrizio De André volle conoscermi, e io rimasi un po’ stupito… e poi mi spiegò che una notte mi aveva visto in un’apparizione televisiva con Vincenzo Mollica, e gli era scappato detto: “Ma è Luigi!”.
Al convegno hai accennato anche a una serie di affinità anche artistiche con Tenco…
Sì, c’è anche una somiglianza artistica: io ho fatto cose diversissime, proprio per staccarmi da questo Luigi Tenco; però a un certo punto la mia vena intimista è su quel filone lì. Tenco era uno che scriveva i testi tutti in prima persona, De André in terza. E io nei miei testi sono più Tenco che Fabrizio. Anche in quel suo modo di leggere l’amore con una velatura di sarcasmo… “Mi sono innamorato di te perché non avevo niente da fare” è una frase che all’inizio degli anni Sessanta era veramente rivoluzionaria.
Ci descrivi lo spettacolo?
Non volevo fare esattamente delle cover di Luigi Tenco: siamo tutti e due sul palco, ma volevo fare una rilettura mia, e anche un discorso musicale aggiornato. Così mi sono circondato di una squadra di un certo tipo: oltre alla regia di Pepi Morgia, c’è un signore che si chiama Armando Corsi (chitarrista, n.d.r.) che chi sa di musica sa chi è, una garanzia, l’ho messo lì al centrocampo; e anche un certo Mario Arcari (polistrumentista, n.d.r.), che l’ultimo tour che fece si chiamava “Anime Salve” (il tour di Fabrizio De André, n.d.r.), tanto per dire. Ci sarà un testo parlato per unire il tutto, ma non sarà teatro-canzone, sarà un concerto. Partiamo il 20 di gennaio dal Politeama genovese – non si può non cominciare da Genova parlando di Tenco – e andremo a macchia d’olio in tutta la Penisola. E per essere sincero, questo progetto vorrei portarlo anche fuori dall’Italia. Perché penso che sia non solo esportabile, ma addirittura più internazionale che nazionale: vorrei andare in Francia, in Germania… E poi Tenco era anche conosciuto all’estero.
Anche perché lui era un musicista vero…
Sì! Le sue linee melodiche sono internazionali. Anzi, tra i cantatori forse era il più musicista di tutti. E vorrei recuperare anche quella parte di Tenco che è misconosciuta, la parte ironica e sociale. Perché tutti noi conosciamo il Tenco intimista, un po’ depresso; secondo me Tenco non era così depresso, era uno molto presente, era “sul pezzo”; anzi, leggendo le sue interviste, mi viene da pensare a Pasolini.
Sì, aveva lo stesso sguardo illuminato sulla società, e quindi la stessa lungimiranza…
Sì, e usava un linguaggio semplice, quotidiano, che era proprio la sua forza. Era il Vasco Rossi degli anni Sessanta, parlava il linguaggio che capiscono tutti. Musicalmente era ricercato, non faceva certo il “giro di Do”, faceva tutt’altro che canzonette. Era troppo avanti, e probabilmente per questo era solo. Quando sei così è faticoso, ti può capitare di pensare “Forse sono io che sono sbagliato”. Un altro discorso curioso sulle analogie: lui finì la sua carriera, nel modo che sappiamo tutti, a ventinove anni; la mia iniziò a ventinove, proprio vincendo la Targa Tenco! Sono tante piccole cose, e ce ne sono tante altre che raccontiamo quando facciamo lo spettacolo. E allora questa cosa gliela devo.
Un ringraziamento speciale ad Alessia Pistolini da Nòva, e al supporto tecnico di Luca "gianlucadecaprio"