(cover Il destino di Adhara, Mondadori 2008 – disegni sono di Paolo Barbieri, illustratore di molti libri fantasy)
Essere scrittori nell’Era digitale. Quanto conta la Rete per l’immaginazione:
l’innovazione è riproducibilità tecnologica o ispirazione? E i social network
hanno veramentre ridotto la distanza fra lettori e creatori di cultura? Licia Troisi è forse l’esempio più immediato
dell’autore alle prese con la GX2.0 –
la generazione dei Nativi Digitali
nata a “pane&social network” e cresciuta nei mondi virtuali, che non
formano solo identità sociali ma identity. Incontriamo l’astrofisica 29enne,
dottorato in Astronomia a Roma-Tor
Vergata, poco prima dell’uscita del primo libro della nuova trilogia Le Leggende del Mondo Emerso–Il destino di Adhara (Mondadori, 2008). In quest'ultima saga, Troisi delinea un’avventura sempre più adulta e oscura. Linguaggio,
abilità nella creazione di mondi e capacità evocative la confermano «regina del
fantasy». Una scrittrice letta da milioni di ragazzi in tutto il Mondo.
Quale è il tuo rapporto con Internet? «Nella Rete
ognuno ha la possibilità di costruirsi un avatar, in questo senso è un modo di
scegliere un’identità per tutti i giorni, che è un po’ il tema fondante di
questa nuova trilogia».
Utilizzi Internet per la creatività? «oggi è un
processo che entra persino nella creazione della trama». L’ultima fatica «L’albero di Idhunn (Mondadori, 2009)
secondo capitolo de La ragazza drago
è ambientato a Benevento (i genitori vengono da lì ndr) dove non andavo da due anni. Ed è da Internet che ho trovato
immagini nuove, che mi hanno ispirato». Licia usa Internet come media
visivo-informativo «vado online solo dopo che sono stata fisicamente nei
luoghi: i canyon de Le due guerriere
in realtà erano le gole di Celano; la grotta dei cristalli di quarzo era una
notizia trovata in Rete». Licia trasforma il reale in fantasy. Tutto è
questione di rielaborazione, in più «la fantasia dipende anche dal tipo di
tastiera sulla quale prendono forma le parole, è una questione di matericità».
Perché funzioni per i lettori giovani? «Si
immedesimano. Questa generazione non ha un minimo comun denominatore, l’unica
cosa condivisa è l’immediatezza della comunicazione. Della quale si fa un uso
intenso, ma di primo livello».
Nell’Era della Conoscenza Digitale «il problema del
Web è la quantità: è un mezzo difficile che, a differenza della TV, sottende
capacità e intelligenza». Quali sono i maggiori problemi legati alla diffusione
della creatività su Rete? «questo è un mezzo apparentemente più democratico di
altri, in cui conta moltissimo l’entry
level. Spesso mi pongo il problema delle fonti, dei dati, delle
informazioni. Un ulteriore grosso rischio viene dall’abuso dell’anonimato».
Nel rapporto scrittore-lettore, aggiunge «Facebook,
MySpace,… hanno permesso a molti di accorciare la distanza dall’autore. Ma la
tecnologia non dà libertà: Internet è un filtro, non conoscerai mai la persona
reale dietro la “scrittrice”, al limite parlerai con la sua (apparente)
identità virtuale». Licia è scettica nei confronti del 2.0. Le
relazioni attraverso blog e forum «sono in grande crisi: nel lungo termine, non
è vero che questi mezzi permettano di comunicare meglio, il più delle volte
tutto si risolve in un soliloquio dove chi è d’accordo applaude mentre chi
critica o non arriva, o polemizza». Quanto vale il feedback dai forum/blog dedicati
alle tue opere? «Non cerco di assecondare il lettore, tradirei me stessa. Ma
credo sia un falso problema, il mio lettore ideale sono io: per riuscire a
divertire devo farlo prima con me, i miei gusti, il mio background». Licia
all’inizio frequentava molto i forum «erano comunità aperte, oggi sono luoghi
estremi in cui esistono da un lato i troll
(i disturbatori della comunità virtuale ndr)
e dall’altra isole digitali, piccoli reami chiusi, dove sopravvive la
community».
Come costruisci i tuoi mondi? «Da un punto di vista
organizzativo, tendo a non andare in information
overload, a separare le fasi. All’inizio creo l’architettura e poi passo
agli elementi più descrittivi».
Licia ha appreso molto dalle culture trasversali: il tema del duello arriva «dai manga:
attraverso lo scontro, il contatto tra avversari, evito di disumanizzare troppo
il nemico, e posso spingere al limite i personaggi». Alcuni spunti arrivano
dagli anime o dai film «la giungla de Le
guerriere è liberamente ispirata al serial Lost», altri dall’entertainment «prendo molto dai videogiochi.
Ultimamente sto giocando a Bioshock,
che ha una trama geniale. Nel periodo in cui scrivevo il terzo episodio de Le Guerre invece giocavo a Thief. Ma non sono una videogiocatrice,
distrae troppo!» A proposito di videogame, è in lavorazione un PC
game basato sulla prima saga Cronache del
Mondo Emerso, dove «Non sono coinvolta direttamente nello sviluppo del
gioco, ma ho visto i demo… e c’é un’intuizione narrativa molto bella» (cfr. Nòva del 05/02/09 qui).
Internet ha cambiato il tuo modo di scrivere e
pubblicare? «a volte mi viene in mente di fare un e-book o un feullieton e pubblicarlo sul blog,
tipo una puntata a settimana».